Guido Vitiello

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Storia universale dell’invidia politica

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Qualcuno – forse un moralista francese del Grand Siècle, ma va’ a ricordarti – ha osservato che la differenza tra il paganesimo schietto degli antichi e le sofisticherie dei nostri moderni gaudenti consiste in questo: che i Greci e i Romani si accontentavano del letto, a noi serve pure l’armadio a specchio. Gigioneggiare con i nostri vizi sembra essere ormai una parte irrinunciabile del piacere di coltivarli. Prendiamo, per comodità d’inventario, la lista dei sette peccati capitali, che ha già offerto lo schema per un film di serial killer e per una fortunata linea di gelati allo stecco. Della gola ci si compiace volentieri, con un accorto dosaggio di vanità e commiserazione, sperando di suscitare negli altri lo sguardo di divertita indulgenza che spetta ai bambini impiastricciati di cioccolato. Della lussuria, neppure a parlarne: è quasi un obbligo sociale dare a intendere che sotto le apparenze miti di gentiluomini o colletti bianchi siamo magnifiche e irsute belve dionisiache, anche a beneficio delle eventuali signorine in ascolto (non si sa mai). L’accidia, il demone che fiaccava gli asceti sotto il sole a picco, è motivo di civetteria per quella deliziosa bohème che si estende a margine del mondo delle arti e delle lettere, l’insegna del suo ininterrotto bazzicare e bivaccare. Ma allo specchio, opportunamente agghindata, può far la sua figura anche la superbia; anzi, ironizzare sulle proprie manie di grandezza è spesso il macchinoso esercizio di chi, credendosi in cuor suo un genio, trova che il modo migliore per dichiararlo al mondo senza riceverne in cambio pernacchie sia confessare per scherzo di ritenersi appunto un genio. Perfino quelle due bruttone dell’ira e dell’avarizia si lasciano con qualche riluttanza trascinare davanti a uno specchio, dove potranno riscattarsi, rispettivamente, l’una come temperamento appassionato e l’altra come inclinazione che, coltivata con misura, merita lei pure la sua meschina parte di simpatia. Tutti i peccati capitali si prestano ad attirare su di sé quella che La Fayette, splendidamente, chiamava “la deliziosa sensazione del sorriso della moltitudine”. Tutti, tranne uno: l’invidia. Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

settembre 12, 2011 at 10:43 am