Guido Vitiello

Soddisfatti o riesumati: due tombaroli insospettabili

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La mente umana è un portentoso barman: mescola nel suo shaker gli ingredienti più disparati e ne fa cocktail imprevedibili. Ecco l’ultimo che mi è stato servito, oggi stesso. Primo ingrediente: qualche giorno fa su questo blog citavo Norman Bates, protagonista di Psycho, e Dante Gabriele Rossetti, che acconsentì a disseppellire la sua amata per recuperare un manoscritto di poesie d’amore. Secondo ingrediente: è uscito nelle sale The White Diamond di Werner Herzog, il mio regista preferito. Terzo e ultimo ingrediente: ho cominciato a leggere un libro sul cinema e la malattia mentale, La mente altrove.

Questi tre ingredienti, agitati ben bene nel mio cerebro-shaker, mi hanno riportato alla memoria l’incommentabile (nel bene e nel male) racconto che Werner Herzog fece in un’intervista a Paul Cronin. In breve, il documentarista Errol Morris (autore del formidabile Mr. Death) stava facendo ricerche in lungo e in largo sui serial killer, e queste ricerche lo avevano portato a spendere qualche mese a Plainfield, nel Wisconsin. Racconta Herzog:

Errol era attratto dal posto perché era la cittadina dove Ed Gein, l’uomo che ha ispirato il personaggio di Norman Bates in Psycho, aveva vissuto e commesso i suoi delitti. (…) Si era fissato su una curiosità decisamente bizzarra: Ed Gein non solo aveva ucciso diverse persone, ma aveva anche riesumato dal cimitero cadaveri seppelliti di recente e ne aveva conservato la carne facendone un trono e un paralume. Errol scoprì che le tombe che aveva scavato formavano un cerchio perfetto, e che al centro del cerchio c’era la madre di Gein. E si scervellava per capire se Gein avesse dissepolto anche sua madre. Finché un bel giorno gli ho detto: “Errol, lo saprai solo se torni a Plainfield a scavare tu stesso. Se la tomba è vuota, Ed Gein è stato lì prima di te”. Decidemmo che saremmo andati a scavare insieme, ed eravamo piuttosto eccitati all’idea. All’epoca stavo girando un paio di sequenze di Cuore di vetro in Alaska, e sulla via del ritorno per New York ho attraversato il confine dal Canada e ho fatto una puntata a Plainfield. Ero lì ad aspettare Errol, ma lui si è tirato indietro e non si è mai presentato. In seguito ho capito che è stata la cosa migliore. A volte è molto meglio lasciare le domande senza risposta.

…e lasciare i morti in pace, aggiungerei io. In compenso, un paio d’anni dopo Herzog sarebbe tornato a Plainfield per girare uno dei suoi film migliori, Stroszek, uscito inspiegabilmente in italiano come La ballata di Stroszek. Errol Morris, per la cronaca, è ringraziato nei credits del film.

(e tra l’altro, fateci caso, aggiungere “La ballata di…” a film che si chiamano in tutt’altro modo è una fissazione dei titolisti nostrani… Che sia una forma di tenace fabriziodeandrismo? Non saprei. Ma è un ottimo primo ingrediente per il prossimo cocktail…)

Written by am

giugno 14, 2006 a 7:23 PM

Pubblicato su guviblog

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