Guido Vitiello

Aldo Moro, il Signore del Gladio e le Brigate Rosacroce

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Avevo sempre pensato che spirasse una qualche aria di famiglia tra i dietrologi che interpretano tutti i misteri italiani, da Piazza Fontana al caso Moro, in chiave cospiratoria (il doppio Stato, il Grande Vecchio, le trame atlantiche e così via) e gli appassionati di complotti a sfondo esoterico nello stile del Codice Da Vinci, con tanto di Graal, Templari e Priorato di Sion.

Quel che proprio non credevo plausibile è che le due famiglie potessero mai trovare un punto d’incontro, o di fusione. Insomma, davo per scontato che (eccezion fatta per il caso assai anomalo di Giorgio Galli) si trattasse tutt’al più di “convergenze parallele”. Due libri, però, mi hanno costretto a ricredermi.

Il primo è Il quarto livello di Carlo Palermo – sì, proprio lui, il magistrato che negli anni Ottanta ha condotto inchieste su mafia, corruzione, traffico d’armi e droga, e che poi è stato parlamentare con la Rete di Leoluca Orlando. Nelle prime pagine, Palermo tempesta il lettore con una gragnuola di interrogativi allusivi:

Perché gli hutu e i tutsi si sono massacrati a vicenda in Ruanda? Perché altrettanto hanno fatto i popoli dell’ex Jugoslavia? Perché oggi si sparge il terrore a Parigi o a Beirut, ad Algeri o a New York, a Islamabad, a Karachi o a Gerusalemme? […] Perché in Canada e in Svizzera ancora si ricorre a macabri suicidi di massa, in nome di una setta religiosa che si ispira al vecchio Ordine dei templari…? Perché, alla soglia del terzo millennio la Chiesa ancora non spiega ai fedeli il terzo segreto di Fatima…? Perché ancora oggi non riusciamo a far piena luce sulle terribili stragi che hanno colpito l’Italia negli anni Settanta e Ottanta…?

Buonsenso vorrebbe che ciascuno di questi perché abbia una sua risposta specifica, o più d’una. Palermo, invece, risalendo come una carpa di mistero in mistero, ha trovato una mirabolante risposta unitaria, una clavis universalis che è così riassunta nell’esilarante recensione Il quarto segreto templare di Fatima (comparsa su un sito di cui so poco): “Lo sapevate che esiste una congiura di templari integralisti islamici, guidata da nazisti veneziani, per uccidere il papa, promuovere la teologia della liberazione in America Latina e spacciare droga, il tutto all’unico fine di restaurare le glorie del governo dei dogi?”. Nel libro di Palermo si trova, alla rinfusa, un po’ di tutto, dal fondatore dei gesuiti Sant’Ignazio di Loyola alle SS hitleriane come confraternita sufi, e la nuova edizione riveduta, successiva all’11 settembre 2001 (la prima è del 1996) senz’altro aggiunge altri tasselli al grande mosaico.

La cosa inquietante non è tanto che l’ex magistrato ed ex parlamentare Palermo pensi e scriva queste enormità, ma che a pubblicarle sia non già qualche casetta editrice della galassia esoterica in una collana sui templari e il Graal, ma gli Editori Riuniti, casa editrice del fu Partito Comunista Italiano. Stesso discorso, ahimè (e qui vale ancor più il corruptio optimi pessima) va fatto per Einaudi, che qualche anno fa ha pubblicato un bizzarro libro sul caso Moro: Il misterioso intermediario di Giovanni Fasanella e Giuseppe Rocca, dedicato alla figura del direttore d’orchestra russo Igor Markevic, che avrebbe giocato un indecifrabile ruolo in ipotetiche trattative con i brigatisti.

Ebbene, ricordate l’episodio della seduta spiritica, a cui partecipò anche Romano Prodi, in cui saltò fuori il nome di Gradoli, possibile luogo di detenzione di Aldo Moro? A seguito di quella strana vicenda le forze dell’ordine misero sottosopra il paesino di Gradoli, sul lago di Bolsena, e non andarono invece in via Gradoli, dove qualche tempo dopo si scoprì il covo del brigatista Mario Moretti. Per lo più si ritiene che quello della seduta spiritica fosse un goffo espediente per comunicare alle forze dell’ordine una “soffiata” senza esser costretti a rivelarne la fonte. Ma per Fasanella e Rocca questa lettura è riduttiva:

Viene da chiedersi, allora, se sia possibile leggere in qualche altro modo quel messaggio. Lo si potrebbe, per esempio, prendere alla lettera, per quello che è: un messaggio esoterico, appunto, cioè in codice. (…) Se il codice fosse stato, per esempio, quello rosacrociano, le lettere indicate dal piattino avrebbero potuto non formare il nome del paesino sul lago di Bolsena, ma essere lette come GRADO-LI (grado 51). Si sarebbe rinviato, cioè, a un livello ancora più occulto del trentatreesimo, il gradino più alto della gerarchia massonica conosciuta. Quale poteva essere questo misterioso Grado LI? Un rarissimo testo pubblicato in Francia intorno al 1870 da Ély Star (pseudonimo di un seguace di Péladan e di Flammarion), Les Mystères de l’horoscope, svela che nel Cercle de la Rose+Croix il Grado LI corrisponde al Maître du Glaive, il Signore del Gladio. E l’autore precisa che non si parla di épée, ma di glaive: non spada, cioè, ma proprio gladio. E l’ipotesi può acquistare una sua perturbante suggestione se si pensa appunto alla rete segreta Gladio e alla circostanza che al n. 68 di via Gradoli abita il pittore Ivan Mosca della loggia Monte di Sion, gran maestro, con il nome esoterico Hermetico, dell’Ordine dei Cavalieri Massoni eletti Cohen dell’Universo, confraternita in rapporto di fratellanza con i Rosacroce.

Tralascio di sottolineare i numerosi non sequitur e cortocircuiti logico/storici racchiusi in queste poche righe (il più ovvio: se Gradoli non è né un paesino né una via ma un grado iniziatico, cosa importa che in via Gradoli abitasse un pittore massone? E cosa poteva sapere nel 1870 Ély Star dell’Italia del secondo dopoguerra?). Mi limito a dirvi che dopo qualche pagina fa capolino anche il Priorato di Sion, e a quel punto la tracimazione nel romanzesco alla Dan Brown è completa e irreversibile.

Che dire? Potrei suggerirvi qualche antidoto a queste aberrazioni intellettuali, sia nello specifico (Il caso Moro e i suoi falsi misteri di Vladimiro Satta) sia in senso più generale (Il lato oscuro della storia di Daniel Pipes e Retorica del complotto di Zeffiro Ciuffoletti). Ma confido nel fatto che non ne abbiate bisogno, almeno fino al giorno in cui qualche collana di studi medievali di Laterza non ripubblicherà il Codice Da Vinci come opera storica. Allora, ci sarà da preoccuparsi davvero.

Written by am

agosto 29, 2006 a 7:33 PM

Pubblicato su guviblog

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