Guido Vitiello

Franco, Ciccio e l’areodjarekput

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Che cos’è l’areodjarekput? È una parola della lingua inuktitut, parlata dagli inuit dell’Artico. Il senso del Tingo, il dizionario delle parole più stravaganti del mondo, ne dà questa definizione: “Scambiarsi le mogli, ma solo per qualche giorno, e conservando il diritto ad avere rapporti sessuali con la propria consorte”. Ora, superato lo shock per la rivelazione dell’esistenza di civiltà superiori, vi chiederete cosa ha a che fare tutto questo con Franco e Ciccio.

È presto detto: nel film a episodi Mazzabubù… quante corna stanno quaggiù? (1971) di Mariano Laurenti, equivalente pecoreccio dell’Elenco analitico dei cornuti (1808) di Charles Fourier, il duo comico siciliano pratica per l’appunto l’areodjarekput. I due militanti monarchici e antidivorzisti Franco Bello e Ciccio Merendino (così si chiamano nell’episodio in questione) sono in cerca di espedienti per salvare l’istituzione del matrimonio, minacciata dalla legge sul divorzio appena entrata in vigore. S’imbattono allora in un baffuto intellettuale dedito al libertinaggio, che gli propone di “ampliare il concetto di famiglia… con un’altra famiglia: vivendo con la moglie di un altro, che a sua volta vive con tua moglie; così si diventa il marito dell’amante che è moglie dell’amante di tua moglie, potendo diventare anche amanti della propria moglie senza rompere il matrimonio”.

I due stanno ad ascoltare un po’ frastornati, e prendono alla lettera l’esortazione del nuovo maestro: “Studiate i classici dell rivoluzione sessuale: Reich, Wolfe, Van de Velde, Adorno, Levinson e Sanford…”. In quattro e quattr’otto, sul tavolo di Franco e Ciccio si crea un monticello di libri: pensatori della sinistra freudiana, psichiatri fautori dell’antipsichiatria, classici della letteratura erotica. Ciccio legge ad alta voce per Franco un passo di Emmanuelle della Arsan sull’essenza mentale dell’erotismo, ma il monarchico Franco fraintende in termini che oggi, dopo il Savoia-Gate, fanno ridere più di allora: “Ma chi è questo sporcaccione? Emanuele? Vittorio? Il re d’Italia? Ora capisco perché è caduta la monarchia…”. Ma la corsa all’emancipazione e a quella che Franco chiama, magnificamente, “rivoluzione sensuale” è ormai partita: i due si convincono di “avere il tabù”, come fosse un’infezione strana, e decidono di scambiarsi le mogli, in base alla regola matematica, esposta da Ciccio, delle “due forze uguali e contrarie”: un cornuto positivo e un cornuto negativo si annullano, il totale è zero cornuti, l’onore è salvo.

Questa scenetta dovrebbe far meditare quanti credono pigramente che il cinema italiano “minore”, o di genere, o chiamatelo come volete, sia per sua natura un prodotto di svago senza spessore intellettuale o politico. Non è così. E se non vi bastasse vedere Mazzabubù, leggete Destra e sinistra nel cinema italiano, un bel libro di Christian Uva e Michele Picchi che passa in rassegna i contenuti politici presenti in tutto lo spettro del cinema italiano minore: poliziottesco, spaghetti western, commedia sexy, horror ecc. Non si parla di Mazzabubù, ma… sapevate che nell’Esorciccio (1975) Ciccio Ingrassia libera gli indemoniati imponendo loro il libretto rosso di Mao? Riuscite a immaginare satira più potente del cretinismo ideologico di quegli anni? E riuscite a immaginare uno sberleffo della tecnica junghiana delle associazioni verbali più definitivo di quella scena della Banda del Gobbo (1978) in cui Francesco Marazzi alias Monnezza (Tomas Milian) a ogni parola che gli suggerisce lo psichiatra risponde sempre “fregna”? “Ma se da quando me svejo c’ho la fregna qui… ma che cazzo devo dì, non so… mozzarella?”.

D’accordo, io non sono attendibile. Alcuni miei amici riferiscono una frase (alquanto apocrifa) che avrei pronunciato negli anni del ginnasio: “Non può capire il cinema espressionista tedesco chi non ha visto Alvaro Vitali fumare una sigaretta col sedere in La soldatessa alla visita militare“. Vera o falsa che sia (e io sospetto ahimè che possa essere vera), questa frase mi scredita per l’eternità. Ma Uva e Picchi sono gente seria, e il loro libro merita davvero di esser letto.

Written by am

settembre 30, 2006 a 7:36 PM

Pubblicato su guviblog

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