Guido Vitiello

Per non dimenticare. Telese scambia Auschwitz con la Bolognina

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Se i crimini della Shoah, come sosteneva tanti anni fa Vladimir Jankélévitch, devono essere considerati imprescrittibili, propongo che si faccia altrettanto con le boiate dette, scritte o pensate intorno alla Shoah.

O almeno è l’alibi a cui mi appiglio per riproporre una cosa che risale a un paio di mesi fa, ai primi di settembre: l’allucinante monologo di Luca Telese alla festa del Fatto Quotidiano, intitolato (che pena per il povero Gaber) Qualcuno era comunista, proprio come il suo libro.

Ora, non che mi aspettassi granché dall’Umberto Smaila del giornalismo italiano, di cui si è detto, impeccabilmente, che è un “banalizzatore come solo i finti romani sanno essere”. Ma questo, credetemi, è davvero troppo.

Il problema non è che Telese dissemini il suo monologo di castronerie. Non è che si inventi gradi inesistenti delle SS come l’Obermannführer (?) o che spacci l’autobiografia di Rudolf Höss (nome che peraltro pronuncia a casaccio) per un “diario”, quasi l’avesse scritta per far concorrenza ad Anne Frank. Non è che sovrapponga, nel giro di una frase, due teorie su cui gli storici fanno a pugni da sempre, la “banalità del male” e i “volenterosi carnefici di Hitler” (cioè, in soldoni, funzionalismo e intenzionalismo). Non è neppure che definisca Auschwitz “una specie di luogo pazzesco, un parco a tema sul terrore” dove una volta si è “inceppato quel meccanismo pazzesco per un’altra sliding door pazzesca”.

No, il vero problema è un altro: è che tutta questa truculenta storia di camere a gas e Sonderkommando, pile di cadaveri e bambine bionde (“che cosa può voler dire?”) uccise a freddo, Telese la racconta perché lì secondo lui c’è “la risposta che cerca chiunque sia a sinistra oggi, con Di Pietro, con Vendola, con la Lista Grillo, con chiunque stia all’opposizione oggi: bisogna tornare nel bosco della memoria e accendere i fuochi, e questo basterà a salvarci”.

Non so se Telese riuscirà mai a rielaborare il trauma della Bolognina. Di certo è riuscito a fare quel che tutti i sopravvissuti all’Olocausto ritengono impossibile: dire l’indicibile.

Written by Guido

novembre 4, 2010 a 7:16 PM

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