Gli esperti. Ennio Flaiano, 1958
Il lettore sia indulgente se questa settimana, più che scrivere, trascrivo. Ma che colpa ne ho se quel che c’è da dire – su Genova, sui buiaccari al governo, sulle scimmie urlatrici dei social network – lo aveva già detto sessant’anni fa Ennio Flaiano? “Gli esperti”, dal Corriere della Sera del 2 dicembre 1958 (oggi in Le ombre bianche, Adelphi): “Se hai deciso di venire al caffè con noi la sera, preparati ad essere un buon esperto”. È uno dei motivi di orgoglio patriottico: “Tu parli con un francese, con un inglese e – ammettendo che tu sappia il tedesco – con un tedesco. Dopo un po’ la conversazione langue. Il difetto è che non portano a fondo l’argomento, e non posseggono mai i dati per un giudizio”. In Italia no, “l’ultimo cliente del nostro caffè morirebbe dalla vergogna, non oserebbe più farsi vedere se non tentasse sino alla chiusura delle serrande di sostenere il suo punto di vista”. E non si tratta solo d’arte o di politica, beninteso: “Due anni fa, per esempio, affondò un piroscafo nello scontro con un altro piroscafo. Noi per un mese – e anche due – ogni sera abbiamo parlato, tecnicamente, del disgraziato evento. Pur non avendo una diretta conoscenza della navigazione oceanica (i nostri spostamenti per mare si limitavano al tratto Napoli-Capri) noi sapevamo tutto: quali luci i due piroscafi avrebbero dovuto tenere accese (lo scontro accadde di notte), che intervallo passa tra un segnale di sirena e l’altro in caso di nebbia, come si naviga in alto mare, che differenza passa tra stazza, volume e tonnellaggio, cos’è un quarto di notte, lo spessore di una lamiera, chi ha il diritto di precedenza, come si tira a galla una nave affondata”.
Entra nel bar un cliente ritardatario e annuncia: “Credo di aver studiato il problema: la colpa è del timoniere”. Orrore! “Una frase simile equivaleva una sfida. Ognuno tirava fuori la sua penna e, sui bordi bianchi dei giornali, dimostravamo che: se A procede verso est e B procede verso ovest, a rispettiva distanza di miglia X, entrambi navigando alla velocità di tanti nodi, l’azione del timone di A ritardava di 9 gradi (o centimetri, non ricordo bene) rispetto al timone di B, per effetto delle correnti termostatiche. Allora si avevano interventi di questo genere: ‘Lei confonde la stabilità statica con la stabilità dinamica! Oh, oh!’. Oppure: ‘E l’angolo di sbandamento trasversale?’”.
A novembre, con le grandi piogge, nel bar di Flaiano si parla degli argini del Po: “Tu non puoi immaginare la spinta di una massa d’acqua a grande velocità e il coefficiente di frammento di un argine costruito male! Noi invece abbiamo discusso il problema in tutta la sua idraulica vastità”. Dicembre, nuovo argomento, grave scontro a un passaggio a livello: “Fino a Natale noi abbiamo discusso l’incidente, attribuendone la colpa, in ordine decrescente: allo Stato, alle Ferrovie dello Stato, al Governo, alla questione del Mezzogiorno, all’aumento del traffico, ai conducenti, ai treni di lusso, ai passaggi a livello e all’Unità d’Italia”. Poi tocca alla collisione tra un aereo da caccia e un aereo di linea: “Parlammo di quote di volo, di priorità, di zone vietate, di radiodisturbi, di radar, di responsabilità civili e penali, di assicurazioni. Parlammo di meteorologia, di foschia, di nuvole (che dividemmo in nuvole propriamente dette, in cirri, cumuli e nuvolaglia”.
E via così, di mese in mese, fino a questo disperante agosto del 2018, con milioni di ingegneri strutturisti e di esperti di concessioni autostradali che si danno alacremente alle chiacchiere, dopo che ti avevano appena spiegato tutto sulle vaccinazioni necessarie e non necessarie. Ma siccome, manutenzione o meno, nulla resta uguale a sé stesso nei decenni, ci sono almeno due degenerazioni che Flaiano non avrebbe potuto prevedere: che il suo piccolo bar, gioviale e tutto sommato innocuo, sarebbe diventato una sagra a cielo aperto sconfinata e feroce; e che, dopo l’ultimo giro di grappa, i suoi esperti avrebbero conquistato il potere al grido di morte agli esperti.
Il Foglio, 18 agosto 2018
Rispondi