Occhialuti dentro. Saviano e l’orgoglio nerd
Devo confessare: ogni tanto, durante i monologhi di Roberto Saviano a Vieni via con me, perdo il filo del discorso. Sarà che ho la soglia di attenzione di un bambino di tre anni, sarà che i suoi tempi scenici non sono propriamente pimpanti, non so. Ma quando questo accade, la mia concentrazione si sposta immancabilmente sui suoi gesti e sui suoi tic.
Gli uni e gli altri, come avrete notato, ruotano come satelliti intorno alla sua testa (la metafora non è mia: fu il dotto della tarda antichità Sinesio di Cirene ad accostare la calvizie alla sfericità perfetta dei corpi celesti).
I gesti sono tutti molto studiati, e possono dare un’impressione di affettazione: a volte Saviano si porta fuggevolmente un dito alla tempia, l’indice o il medio, come a sottolineare l’incessante lavorìo della sua mente, o a invitare gli spettatori a usare la propria testa. Altre volte si cinge la testa con entrambe le mani, e sembra voler rendere visibile la fatica del pensiero e della testimonianza.
Sono i tic, però, a rendermelo simpatico. Quando per esempio si gratta la testa o la guancia e tradisce l’imbarazzo di sentirsi esposto, lì tutto solo in scena davanti a milioni di spettatori senza nemmeno una barba folta, una chioma riccioluta o un paio d’occhiali a coprirlo.
E poi c’è un altro tic, per il quale non si può non volergli bene. Può passare inosservato, quasi mai è immortalato nelle foto, ma fateci caso: ogni tanto Saviano percorre il naso con un dito, all’insù, come ad aggiustarsi degli occhiali immaginari.
Aggiustarsi degli occhiali immaginari: un tic che tradisce la consapevolezza di essere naturaliter occhialuti, occhialuti dentro, anche se magari si hanno 11/10 di vista. Conoscete un gesto che sappia esprimere in modo più tenero e autentico tutta la poesia dell’essere nerd?

Anche io lo faccio sempre quando ho le lenti a contatto :)
Giulia
novembre 24, 2010 at 12:53 PM
Anch’io! Chissà qual è la storia oculistica di Saviano.
unpopperuno
novembre 24, 2010 at 1:56 PM
Si notano tutti e quella del naso, dopo l’ansiogena apnea, è il tic più insopportabile.
La conclusione del ritratto sarebbe perfetto se per “occhialuto” intendessi: “serioso, pignolo, cupo, secchione, primo banchista col ditino sempre alto che non suggerisce una virgola neanche al suo compagno di banco.”
Poi, se è davvero un ex occhiale-dipendente sono pronto a ridimensionare la mia pacata opinione… un poco.
brandavide
novembre 25, 2010 at 11:00 am
Che tenerezza!
:)
Clarabella
novembre 25, 2010 at 4:53 PM
sento lo zampino di Cal Lightman, in questa acuta indagine sul tic…! Sbaglio?
Luisa
novembre 29, 2010 at 3:43 PM
In effetti sbagli, e io ignoravo del tutto, ma… mi hai fatto scoprire qualcosa di nuovo da vedere (sono oltretutto un ammiratore di Tim Roth)
unpopperuno
novembre 29, 2010 at 3:58 PM
e in quella serie dà il meglio di sé… pieno di tic, straordinario!
Luisa
novembre 30, 2010 at 8:32 am
Lie to me merita davvero.
Quella serie è un piccolo capolavoro.
Valeria
dicembre 2, 2010 at 5:11 PM
Verissimo!Anche io contavo tutti i suoi tic, fino alla nevrosi, e ti giuro perdevo il filo del discorso per capire quale di essi era studiato e quale invece partiva spontaneamente! La lettura nerd di questi gesti è semplicemente straordinaria.
Alessandra
dicembre 1, 2010 at 11:53 am