Come i magistrati divennero un partito
Ci sono parole galeotte, condannate a trascinarsi dietro, come una palla al piede, il peso di un aggettivo infamante. Il liberismo è sempre «selvaggio», il garantismo «peloso»: l’ipotesi che esista un liberismo addomesticato o un garantismo glabro non è contemplata. Ma ad accomunare le due parole è anche un beffardo gioco di ombre cinesi, che le fa apparire più grandi di quanto non siano. Chi si scaglia contro la testa di turco del «pensiero unico neoliberale» dovrebbe farsi un giro in libreria: vedrà che la letteratura liberale è affare, per lo più, di piccoli editori battaglieri quanto invisibili, mentre sul bancone troneggiano i bestseller contro la dittatura del pensiero unico, che a quanto pare così unico non è. Lo stesso vale per il garantismo, che passa per essere, Berlusconi regnante, pensiero egemone in materia di giustizia. Le sorti dei grandi garantisti, ridotti a scrivere su fogli semiclandestini e a pubblicare con editori fantasma, provano il contrario.
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