I figli naturali del marchese de Sade
Un giorno, quando saremo stanchi della critica di costume e di una sociologia un po’ pettegola, dovremo disporci a guardare certe vecchie affiche pubblicitarie come fossero emblemi allegorici cinquecenteschi, e a leggere i loro slogan come gli enigmatici motti in latino che li accompagnavano. Risale al 1890 il magnifico manifesto dello Universal Food Chopper — tradurlo con «tritatutto» lo spoglierebbe di solennità — della Landers, Frary & Clark, una ditta di articoli per la casa. Al centro del quadro stava il corrusco congegno metallico, verso le cui fauci, come rapiti in un vortice, confluivano esseri d’ogni specie: maiali, cavoli, fagiani, sedani, galline. Nulla scampava alle mandibole del maciullatore universale, quasi un Lucifero dantesco o un diavolo di Bosch, metafisico arnese che duplicava il ciclo della natura, con la sua catena di divoratori e divorati, in una crudeltà lucida, metodica, industriale. Uno degli oggetti più comuni in cucina era annunciato da un manifesto che sembrava tradurre in immagini la filosofia del marchese de Sade. Che il più radicale dei pensatori libertini sia l’occulto nume tutelare della tranquilla quotidianità in cui siamo persuasi di vivere? Articolo uscito il 6 maggio 2012. Continua a leggere su La Lettura.
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