Oltre il senso del limite. Giovani e giochi pericolosi
Sembra maturata, negli ultimi anni, l’idea che i giovani abbiano deciso di dedicare il loro tempo libero a inseguire la più recente moda in fatto di giochi pericolosi. A cadenza periodica, assistiamo all’invasione di servizi giornalistici che raccontano – tra condanna morale e curiosità folkloristica – gli orientamenti estremi più in voga tra gli adolescenti di tutto il mondo, dagli Stati Uniti all’Indonesia. Le immagini e i resoconti di pratiche come balconing, choking game, eyeballing o ghost riding si mescolano così entro uno stesso calderone, dove spasso e azzardo si confondono, divertimento e disagio si sovrappongono e i giovani appaiono, contemporaneamente, vittime e carnefici delle più folli tendenze del momento.
Tuttavia il gioco pericoloso non è il semplice frutto di incoscienza o ignoranza del pericolo, né può essere relegato alla sola sfera del malessere o, peggio ancora, del comportamento patologico. Al contrario, rappresenta l’ultima declinazione di un linguaggio del rischio a cui gli adolescenti sembrano attingere per reclamare quelle esigenze personali e collettive che la società non è più in grado di garantire. Bere compulsivamente, sdraiarsi sotto un treno o saltare dal balcone di un hotel sono condotte che rinviano a dimensioni poco considerate dalla ricerca sociale, come il legame tra pericolo e piacere, abiezione e trasgressione, evasione e routine, autocontrollo e desiderio di superamento del sé.
Considerato in questi termini, il rischio giovanile diviene una risorsa per esprimere se stessi, per rafforzare la coesione e l’appartenenza a un gruppo, per affermare il proprio ideale di stile, gusto, consumo e svago collettivo.
Oltre il senso del limite. Giovani e giochi pericolosi, a cura di Valeria Giordano, Manolo Farci, Paola Panarese, Franco Angeli, 2013, 160 pagine. Nel volume c’è il mio saggio La vertigine e l’iniziazione. Congetture spericolate su giochi spericolati (pp. 107-116)
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