Guido Vitiello

Breve guida ai libri da cesso

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imageTutti si fanno belli con i livres de chevet, ma chi ha il coraggio di rivendicare i propri livres de toilette? A novembre Dwight Garner, critico del New York Times, ha compilato una classifica dei “Best Bathroom Books of 2012”, auspicando che i premi letterari inaugurino una sezione dedicata ai libri da gabinetto. La formula può suonare stridente, tanto più che al primo posto Garner mette un’antologia di poesie sul cibo, elogiandola come “un pasto eccellente”. Ma siamo pur sempre negli Stati Uniti, dove il Bathroom Reader’s Institute pubblica da un quarto di secolo un annuario da cesso, dove la trilogia The Great American Bathroom Book (romanzi classici riassunti in due pagine, il tempo di una “seduta”) ha venduto tre milioni di copie, e dove il formidabile Sheldon Cooper di The Big Bang Theory accusa un divulgatore di aver ridotto la scienza a “una serie di aneddoti, ciascuno banalizzato per adattarlo alla durata del movimento intestinale medio”. Dalle nostre parti il concetto di cultura è meno pragmatico e più idealistico, ma non ce la sentiamo di incolpare Benedetto Croce se la formula “libri da gabinetto” si usa solo in senso spregiativo, per liquidare i romanzi di consumo. Oltretutto, mai definizione fu meno azzeccata: solo un lettore affetto non già, come voleva Joyce, da un’insonnia ideale, bensì da una stipsi ideale, potrebbe chiudersi in bagno con un romanzo di Stephen King o di John Grisham, con il rischio di uscirne dopo giorni. Si dirà che sono questioni sorpassate, che l’iPad viene incontro a tutte le esigenze e i tempi di digestione, ma per i bibliomani accaniti vale ancora la pena di dare qualche consiglio di lettura. La regola aurea è una sola: il massimo d’intelligenza concentrato nel minimo spazio, più lungo dell’aforisma ma più breve del racconto. Perciò la mia classifica includerebbe senz’altro Centuria di Manganelli e i Romanzi in tre righe di Fénéon; Fatti inquietanti di Wilcock e praticamente tutto Flaiano; Nero su nero di Sciascia e il Diario romano di Brancati. Ma chi potrà mai contendere il trono (sì, è un doppio senso) alle Note azzurre di Carlo Dossi, zibaldone di pensieri, facezie e raccontini buoni per tutti gli intestini? D’altronde, Dossi stesso si candidò al primato con note come questa: “Proporrei quindi di far stampare i libri in carta da cesso, in modo che collocati nelle latrine si possano i libri strappare foglio a foglio o svolgerli a pezzi da rotoletti”. O questa: “Anche il cesso potrebbe servire egregiamente di scuola”.

Articolo uscito su IL di febbraio 2013.

Written by Guido

aprile 28, 2013 a 5:53 PM

Pubblicato su IL, Libri

Una Risposta

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  1. Il dizionario dei luoghi comuni di Flaubert io l’ho apprezzato soprattutto in queste occasioni.

    astridula

    Maggio 4, 2013 at 6:42 PM


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