Auto da fermi. Un’allegoria
Com’erano belle le corse in automobile nei vecchi film hollywoodiani! I divi sfrecciavano a bordo di una decappottabile, i capelli scompigliati dal vento, lasciandosi alle spalle strade alberate, città, campagne… Non ci voleva un occhio di lince, però, a svelare il trucco: tutto quell’avvicendarsi di paesaggi non era che un film proiettato su uno schermo alle loro spalle. A spettinare Humphrey Bogart o Ingrid Bergman era un banalissimo ventilatore, e l’automobile non avanzava di un metro, stava immobile al centro del set. Esiste migliore allegoria dell’Italia dell’ultimo ventennio? Ogni paese ha il suo modo di affrontare quella che, in un dato periodo, appare a torto o a ragione come la via indicata dalla storia, la strada maestra da percorrere. C’è chi accelera bruciando chilometri, chi avanza in modo cauto o pavido sbirciando continuamente nel retrovisore, chi nell’illusione di far prima imbocca scorciatoie che lo portano a impantanarsi, chi ingrana fieramente la retromarcia o si trincera immusonito in garage. Noi no. Noi mettiamo il cambio in folle, pigiamo allegramente il pedale e impieghiamo tutto il carburante per uno scopo assai più rarefatto e spirituale: alimentare il rombo del dibattito.
L’Italia è quel paese in cui si ha l’usanza di decretare superate cose mai vissute, per il semplice fatto che ne abbiamo parlato troppo a lungo e fatalmente ce ne siamo annoiati. Vent’anni di ciarle sulla rivoluzione liberale – tra chi l’annunciava e chi la paventava – senza vederne neppure una primizia; ma la conversazione infinita, combinata all’infinita inerzia, ha superato comunque una soglia di saturazione. E così, dirigenti politici incagliati su un maggiolino degli anni Settanta ci spiegano che il liberismo è roba vecchia, da anni Ottanta o Novanta, e che perfino gli Stati Uniti e la Gran Bretagna fanno retromarcia, omettendo di ricordare che prima, però, avevano messo la quinta. Noi in compenso ne avevamo parlato, percorrendo chilometri d’inchiostro e di talk show. Il motore insaziabile della chiacchiera si è divorato tutto: il maggioritario, la riforma della giustizia, le coppie di fatto, le privatizzazioni, la riforma della burocrazia, il conflitto d’interessi… vroom, vroom! Ne abbiamo discusso, ci siamo arroventati, il motore era su di giri, ma ora che noia, guardiamo oltre, anzi: parliamo d’altro. La storia è un fondale girato e montato altrove, che ci scorre alle spalle, e la nostra decappottabile se ne sta appollaiata sul set. Però che deliziosa brezzolina, da quel ventilatore!
Articolo uscito su IL di dicembre 2013
mai vissute? cioè vent’anni di scempio e precarizzazione del mercato del lavoro mai vissuti ?
tagli indiscriminati a scuola e sanità pubblica mai vissuti ? paccate di denari a scuola e sanità private mai vissute ? deregulation totale del mercato delle banche d’affari mai vissuta ? abrogazione falso in bilancio mai vissuto ? riduzione a tre aliquote di tassazione con tanti saluti all’art. 53 cost. mai vissuta? paccate di denari a imprese e manager privati che incassano e delocalizzano mai vissuto ? dumping sociale al ribasso con polonia serbia cina mai vissuto ? privatizzazione della giustizia mai vissuta ?
o herzog, che vinci quando piangi e piangi quando vinci
david
febbraio 25, 2014 at 3:49 PM
Siamo seri. http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2013-12-18/il-liberismo-visto-il-binocolo-201553.shtml?uuid=AB6TYuk
unpopperuno
febbraio 25, 2014 at 4:05 PM
L’ha ribloggato su Il Radicchio Avvelenato.
ilradicchioavvelenato
marzo 1, 2014 at 4:02 am
Ricommento questo post per segnalare un articolo di ieri di Pierluigi Battista sul corrierone, sempre del stesso tenore “non c’è stato il liberismo”; evidentemente bisogna correre ai ripari anche su larga tiratura (no offense); l’dea che il liberismo ha fatto e fa danni comincia ad essere troppo diffusa nelle persone.
Mi ricorda i distinguo sui paesi a socialismo reale
david
aprile 1, 2014 at 10:52 am