Guido Vitiello

Il sorriso del normalista

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Schermata 2015-08-31 a 09.49.13Ho un problema con la Normale di Pisa, o forse ho un problema con me stesso. Ricordate quella pagina di Alta fedeltà di Nick Hornby in cui il narratore, in coda per il cinema, fa il suo incontro traumatico con l’Uomo Più Patetico del Mondo (U.P.P.D.M.)? Un trentenne con gli occhialoni e i denti da coniglio, la giacca giallognola e i pantaloni marroni a coste, che va a vedere il film accompagnato dai genitori. E l’U.P.P.D.M. lancia al narratore un sorriso complice, perché ha riconosciuto in lui un suo simile. Ecco, mi capita sempre più spesso di ricevere sorrisi di quel genere dai normalisti. La cosa potrebbe perfino lusingarmi, se non fosse che la mia immagine del normalista quintessenzale si è formata su un incontro altrettanto traumatico, in un video su YouTube. C’era questo giovane allampanato con un completo grigio e un inspiegabile turbante in testa che declamava in un teatro una poesia di Rilke. Rimasi sconcertato dallo sforzo ascetico con cui strizzava gli occhi e stendeva il collo per cavarne le gutturali giuste, per dire “Schreckliche” come Rilke comanda. Sembrava tutto teso a raggiungere qualche stato superiore dell’Essere per il quale il tedesco ha senz’altro una parola intraducibile. Per altro verso ricordava la deglutizione di un’anatra. Di certo avrebbe saputo pronunciare meglio di me quell’aforisma di Benjamin sul momento di agnizione abissale che sperimentiamo quando un animale che ci fa terrore ci invia un segnale di familiarità.

E insomma, ho paura della Normale, tremo al solo suono di quel nome sospettamente apotropaico (un po’ come quando Troisi, dovendo rifilare a Lello Arena una brandina in un manicomio, continua ad assicurargli che è un posto di gente “normale”). Ma se i normalisti mi sentono affine dev’esserci una ragione, e preferisco scoprirla da solo prima che il tizio col turbante, incontrandomi in una fila, mi indirizzi un sorriso colmo d’amore. Fortuna che è arrivato il romanzo che fa per me. Lo ha scritto Ilaria Gaspari, lei pure normalista, e s’intitola Etica dell’acquario (Voland). Racconta di una donna che torna a Pisa dieci anni dopo, del misterioso suicidio di una compagna di studi, dell’inchiesta che ne segue. La sua evocazione della vita universitaria è così vivida che mi ha tuffato per ore in un bagno di bovarismo retrospettivo. La Normale è descritta come una fortezza, un’istituzione totale, un cenobio isolato dalla città circostante: “La vita della Scuola, nel lento ripetersi dei suoi riti quotidiani aveva fondato un suo codice morale. A cinquecento ventenni che vivevano insieme, disposti a dimenticare di avere vent’anni in nome, ancora, dell’eccellenza, facevano paura quelli che con i loro dubbi o la loro incoscienza riuscivano a ricordarglielo. (…) C’era sempre qualcosa di primordiale, qualcosa delle caserme e delle carceri, un senso di violenza compressa fra quegli adolescenti costretti a una vecchiaia precoce”. Un’atmosfera da giovane Törless, con la differenza che qui Basini – il ragazzo che nel collegio militare di Musil subisce le angherie degli altri cadetti – la fa da padrone. Perché nell’acquario normalista regna “una ridicola parodia delle gerarchie di gruppo, in cui il prestigio sociale si misurava secondo criteri opposti a quelli che valevano per il mondo di fuori, nei licei a cui eravamo abituati fino al giorno prima”. Un mondo alla rovescia dove “ventenni che senza aver mai vissuto sembravano caricature di vecchi studiosi già prosciugati dalla vita” (e va bene, tizio col turbante, qui mi merito il tuo sorriso e perfino il tuo bacio accademico) potevano impugnare lo scettro dei bulli. Il normalista doc qui forse penserebbe a Bakhtin e al carnevale, alle feste dei folli e all’asino abbigliato da re. Io penso alla Rivincita dei nerd e questo mi rassicura sulla mia salute. Anzi, voglio dare a Ilaria Gaspari un’idea milionaria: una Big Bang Theory italiana ambientata alla Normale.

Articolo uscito sul Foglio il 29 agosto 2015 con il titolo Rimedi per superare la paura che mi fanno la Normale e i normalisti

Written by Guido

agosto 31, 2015 a 10:05 am

Pubblicato su Il Foglio, Libri

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