Mistica antifascista (Mani bucate, 8)
Gli intelletti pigri si appoggiano alla balaustra della metafora più vicina e da lì non si smuovono. Era scontato che la campagna per il no al referendum giocasse sulle due accezioni più comuni della parola costituzione, ossia (cito il Battaglia), “ordinamento di un corpo sociale giuridicamente organizzato” e “complesso delle caratteristiche somatiche, funzionali e psichiche proprie di un individuo”. E così è tutto un fiorire di appelli e di slogan per conservarla “sana e robusta”, impedendole di inocularsi il virus renziano. Ma ci sono casi in cui, abbracciando una metafora, si abbraccia tutta intera una concezione della politica, e allora è in ballo qualcosa di più della pigrizia.
Uno di questi casi è l’“appello straordinario” diffuso in questi giorni per tutto l’arcipelago del no. Leggiamo il titolo e siamo già immersi fino al collo nelle antiche metafore organiciste, ma il tono è quello dell’emergenza sanitaria: Trasmetti la Costituzione nata dalla Resistenza ai tuoi figli. C’è una costituzione sana e robusta che dobbiamo alla tempra della partoriente partigiana, e che deve passare per i nostri lombi affinché la prole non degeneri e s’infiacchisca, già che si minaccia una “deformazione ad orologeria” (sic) della più bella del mondo. Che cosa serve, allora? Anzitutto “un gruppo di volontari”, una Emergency di medici e paramedici costituzionali, disposti a visitare i lazzaretti della peste fiorentina dedicando alla causa “un impegno fisico quotidiano”. Il reparto ostetricia della specie partigiana per fortuna non dorme mai, i resistenti sono resistenti prima di tutto al virus, “ogni giorno nascono mediamente due comitati locali” e questo fioccare di nastri azzurri e di fazzoletti rossi “testimonia quanto ancora ci sia di sano nel nostro Paese”. I volontari tuttavia non possono da soli debellare il malanno, serve anche “un gruppo di donatori a cui chiediamo un sacrificio straordinario”. Devono dare un rene, una pinta di sangue alla Costituzione? Non proprio, ma mille euro da spendere in profilassi, vaccini, dépliant d’informazione medica. È il grande Telethon costituzionale. E io ho le mani bucate, ma non fino a questo punto.
In poche righe, c’è un affollamento di metafore biologiche che non si trovava neppure nel De laudibus legum Angliae di John Fortescue, addì 1468, dove era tutto un parlare di viscere, tendini, nervi, sangue. Ma Fortescue aveva una visione politica tutto sommato meno medievale degli estensori dell’appello. Il numero auspicato dei donatori è 139, uno per ogni articolo da salvare, e con i loro soldi si stamperanno copie numerate con “una lettera ai discendenti”. Attenzione però, non è solo il testamento biologico della Costituzione: qui il campo medico-biologico s’intreccia a quello profetico-apostolico. Per trasmettere la “vitalità” dei valori costituzionali ai figli la “nostra generazione” deve offrire “testimonianza”. Medici, infermieri e donatori non possono nulla senza un esercito di uomini-memoria, ciascuno con il suo articolo da salvare. Forse dovranno mandarli a mente e recitarli senza tregua attorno al fuoco, come in Fahrenheit 451; forse se li faranno tatuare direttamente sulla carne, con l’erpice della colonia penale di Kafka. Così la parte sana di un organismo malato potrà sopravvivere a questa generazione di malformati e trasmettere alla prole la robusta costituzione ereditata dal dna partigiano.
Io all’estensore di questo appello forse il Nobel per la letteratura non lo darei. Ma una bella cattedra di Mistica fascista sì.
Il Foglio, 26 luglio 2016
Eccolo, il ghost writer di “voti come Casapound” e ” i veri partigiani votano si”.
david
settembre 8, 2016 at 4:03 PM