Guido Vitiello

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Chi può scrivere tra fiamme perenni?

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cover10Ho uno speciale protocollo d’emergenza che eseguo, è il caso di dirlo, una volta ogni morte di papa, o bene che vada ogni dimissione: pesco tra i miei scaffali Mysterium iniquitatis di Sergio Quinzio e ne rileggo qualche pagina. A rigore dovrei conservarlo in una teca con apposito martelletto, e la dicitura: in caso di morte di papa rompere il vetro. È il libro in cui Quinzio prova a immaginare le encicliche dell’ultimo pontefice prima della fine del mondo, quel Pietro II annunciato dalla profezia medievale del monaco Malachia. Asceso al soglio Francesco, il mio piccolo rituale è stato un po’ più malinconico del solito, perché Quinzio è morto da quasi vent’anni e mai come in questo caso mi sarebbe piaciuto ascoltare la sua voce, dolce nell’eloquio e incendiaria sulla pagina. Chissà quali segni dei tempi avrebbe scorto in un papa portato in palmo di mano da “quegli indigesti preti razionalisti alla Hans Küng” (la formula è di Ceronetti, che fu amico di Quinzio per una vita) e dai loro altrettanto indigesti omologhi laici. Di certo la sua natura agonistica, sanguigna, da padre apologista più ancora che da profeta, ne sarebbe stata ritemprata – per poi finire delusa: “Sergio era un diatribista medievale, una specie di mastino di Dio, alla Tertulliano, alla Abelardo, all’Eriugena, modernamente alla Léon Bloy e alla Bernanos, con sfumature di mitezza in più, stilistica e personale, ma nella sostanza di molto simile implacabilità. Ma trattandosi di un campione da ‘rissa cristiana’ una sua delusione cocente fu di trovare, da parte di quelli contro cui, in astratto, alzava il martello, la più oltraggiosa delle tolleranze. L’incudine su cui batteva era di pastafrolla”. Non per nulla queste parole di Ceronetti comparvero in un volume in onore di Quinzio pubblicato pochi anni dopo la morte, dove a omaggiarlo si susseguivano, in processione, Vattimo, Galimberti, Magris, Erri De Luca e compagnia (mancava solo Vito Mancuso, che ancora non era stato presentato al tempio). Essere profeti in patria è impossibile, ma proprio perché è fin troppo facile. Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

marzo 23, 2014 at 10:55 am

L’Arcano Pontefice. Quasi un thriller esoterico

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Canovaccio di un thriller esoterico ambientato nei sotterranei del Vaticano, ad uso dello scrittore ribaldo in cerca di fortuna. Il processo canonico del beato Giovanni Paolo II fila spedito, fin troppo si direbbe, e si è a un passo dalla dichiarazione di santità. L’avvocato del diavolo, che ha l’ingrato ufficio di frugare il curriculum del canonizzando per coglierlo in flagranza di peccato o d’eresia, da mesi ormai si macera nella noia: tolta qualche lettera di fuoco dal Sudamerica per l’incresciosa vicenda del monsignor Romero, un esagitato dossier dei lefebvriani e un faldone d’illeggibili documenti sull’affaire Marcinkus, non trova materia per comporre le sue animadversiones. Finché, in un giorno assolato, il nostro sbadigliante advocatus diaboli, ormai fiaccato dal demone meridiano dell’accidia, riceve una busta anonima con un vecchio ritaglio di giornale: una fotografia un poco sgranata dove Wojtyla appare seduto a una scrivania con davanti qualche foglio, un microfono, una pila di libri. Leggi il seguito di questo post »