Posts Tagged ‘luoghi comuni’
Nuovo sciocchezzaio libresco. Più libri più liberi un corno
Dopo il primo Sciocchezzaio libresco, prosegue l’opera collettiva di censimento (e, ove possibile, di demolizione) dei principali luoghi comuni sui libri e sulla lettura. Ringrazio i molti che hanno contribuito con le loro idee e osservazioni: questo secondo sciocchezzaio si deve in gran parte al loro aiuto.
I libri sono cibo per la mente
Suona bene, vero? Ma spesso nasconde un indiscriminato invito alla bulimia letteraria. Mancano i necessari corollari dietologici (e tossicologici): certi libri sono bacche velenose, e a legger tutto come figli dei fiori si finisce come il buontempone di Into the Wild con i suoi semi di patata ammuffiti. Per parte mia, ordino le mie letture in uno spettro che va dai libri-crostaceo (in genere filosofi tedeschi, dove bisogna lottare con pervicaci corazze ed esoscheletri per arrivare, sfiniti, a un minuscolo gheriglio di polpa rosa) ai libri-passato di verdure (sono quelli che fanno vanto del loro stile scorrevole, e che non incontrano resistenza alcuna nella loro marcia dentro il nostro organismo). In breve, gli indigesti e i predigeriti. L’idea di quest’ordine mi venne da adolescente quando mio padre, vedendo sulla mia scrivania La società aperta e i suoi nemici di Karl R. Popper e un libro di qualche effimero saggista francese, forse il Baudrillard senile, mi domandò: che cosa ci fanno l’uno accanto all’altro una bistecca e un soufflé? Leggi il seguito di questo post »
Sciocchezzaio libresco. Sette luoghi comuni sulla lettura
Il Dictionnaire des idées réçues di Flaubert ha inaugurato un genere letterario meraviglioso: lo sciocchezzaio, il repertorio di luoghi comuni. Dopo di lui Léon Bloy e Karl Kraus, Paul Valéry e Arthur Schopenhauer sono stati gli insuperati cataloghisti e fustigatori delle banalità e dei cliché correnti.
Eppure, in tutto il repertorio di Flaubert i luoghi comuni che riguardano il libro e la lettura si contano sulle dita di una mano. Il più diretto è questo: Libro – Qualunque esso sia, sempre troppo lungo. Poi qualcosa sul carattere ozioso dei letterati, sui benefici e i danni della stampa, e poco altro.
Qualcuno dovrebbe incaricarsi di colmare questa lacuna, dedicando un libro intero al censimento delle banalità che si dicono intorno ai libri. Per parte mia, confesso, non ho il tempo né la voglia di imbarcarmi nel proverbiale «sporco lavoro che qualcuno deve pur fare». Forse la cosa migliore è farne un’opera collettiva. Dunque, mi limiterò a segnalare i primi luoghi comuni che mi vengono in mente. E se avrete la bontà di suggerirmene altri, sarò ben lieto di aggiornare l’elenco. Leggi il seguito di questo post »
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