Una voce dall’altra riva
“Una voce viene dall’altra riva. Una voce interrompe il dire del già detto”, scrive Emmanuel Lévinas. È la voce del passato che parla al presente, dei morti che si rivolgono ai vivi, dei sommersi che interpellano i salvati.
Ma come rispondere? Come non mancare all’appuntamento? Come non tradire quella voce disarmata, che solo dalla fedeltà dei vivi può trarre forza? Per trovare risposta a questi assilli Alain Finkielkraut sceglie di partire dall’evento che più di ogni altro ha rimesso in gioco le nostre certezze sulla possibilità della memoria, e dunque della trasmissione: Auschwitz, ovvero la sofferenza inspiegabile, il crimine esorbitante e “intoccabile” che fa apparire insignificanti gli altri massacri che abbiamo sotto gli occhi.
Una voce dall’altra riva, Alain Finkielkraut, Ipermedium Libri (collana Società moderna), 2005, 104 pagine. Il mio saggio introduttivo si intitola Filosofia, ninfa gentile (pp. 7-34).
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