Dall’LSD alla Realtà Virtuale. L’esperienza mistica nell’epoca della sua riproducibilità tecnica
Nel maggio del 1953, a Hollywood, lo psichiatra Humphry Osmond incontrò un letterato amante delle tradizioni spirituali, Aldous Huxley, e lo iniziò ad alcune sostanze allucinogene che in seguito i due avrebbero battezzato psichedeliche. Dai loro incontri prese forma un’idea ardita ed entusiasmante: che fosse possibile riprodurre per via chimica le esperienze dei grandi mistici, accedere all’estasi suprema senza doversi sottoporre ad anni di mortificazioni, digiuni e rinunce ascetiche. Huxley ricapitolò le sue ricerche in un libro, Le porte della percezione, che segnò l’atto di nascita della cultura psichedelica californiana.
Nel 1989 un altro protagonista di quella stagione, il chitarrista dei Grateful Dead Jerry Garcia, sperimentò la Realtà Virtuale alla Autodesk e si affrettò a dichiarare: «Hanno reso illegale l’Lsd. Mi chiedo che faranno con questa roba». Negli ambienti della controcultura californiana si fece strada un’idea ancora più audace, l’idea che fosse possibile una “prosecuzione della psichedelia con altri mezzi”, meno dannosi per la salute mentale: il casco virtuale avrebbe offerto l’accesso a simulazioni elettroniche delle grandi esperienze mistiche. Nacque così lacyberdelia, con le sue due grandi varietà: quella individuale e “ascetica”, che arriva fino a sognare la liberazione dal corpo materiale e l’“immortalità elettronica”, e quella collettiva e dionisiaca, che si esprime nei rave, feste notturne dove si tenta di raggiungere la transe per mezzo dell’iperstimolazione tecnologica.
Dello strano matrimonio di mistica e tecnologia che si celebra in California da ormai quarant’anni questo libro cerca di ricostruire storia e significati.
Dall’LSD alla Realtà Virtuale. L’esperienza mistica nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Lavieri edizioni, 2007, 180 pagine
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