Riceviamo (dall’oltretomba) e volentieri pubblichiamo
Ogni nuovo novembre che manda il cielo, puntuali come le migrazioni degli uccelli, arrivano gli articoli, le commemorazioni e le polemiche su Pier Paolo Pasolini. Sono sempre uguali, e (controindicazione farmacologica) possono indurre sonnolenza.
Ne pescherò qualche ipotetico brandello, come dall’intermittenza di un dormiveglia: «Intellettuale lucido e profetico, fu l’unico a intuire che… Oggi come non mai si sente la mancanza di una voce in grado di… Lo scandalo di Pasolini, la sua “bestemmia” consisteva nel… La disperata vitalità di… L’intuizione profetica del processo al Palazzo… La scomparsa delle lucciole, che… E nell’articolo dei capelloni, poi… Il discorso dell'”Io so”, dove accusava… Il senso del sacro di Pasolini, il suo arcaico cattolicesimo che… Comunista eretico, scomodo, osteggiato da… Denunciò l’omologazione del nuovo fascismo dei consumi… La sua omosessualità, il suo corpo, che i ragazzi di vita sottoproletari… E infatti a Valle Giulia… E invece sull’aborto…».
Intendiamoci, Pasolini vide, antevide e capì molte cose, e libri come Lettere luterane (forse anche più degli Scritti corsari) hanno ancora qualcosa da dirci su quel che abbiamo intorno. Ma quando leggo quegli articoli novembrini, ecco, devo darmi come prima cosa una secchiata d’acqua in faccia per riscuotermi. Poi scendo di casa e vado a sedermi da Pommidoro – luogo dell'”ultima cena” di Pasolini, proprio nella piazza in cui vivo – e mi porto un libro sottobraccio. Che non è, però, un libro di Pasolini: è Nero su nero di Leonardo Sciascia.
La semplice verità è che io non sento nostalgia di Pasolini, ma di Sciascia. I libri definitivi sul potere italiano sono, per quel che posso capire, Todo modo e Il cavaliere e la morte. E il mio Qohelet Daily – il giornale composto solo di vecchi articoli – avrebbe Sciascia come editorialista fisso (non pagato). In questi giorni, per esempio, si potrebbe commentare l’attualità – Pompei, il governo e l’opposizione, la fine dell’era berlusconiana – con parole come queste:
Sono dell’opinione che quel tanto che del passato ci resta in muri, archi e colonne, in monumenti e documenti, lo si debba all’incuria dei secoli, dalla fine dell’impero romano all’unità d’Italia; mentre alla cura e protezione nell’ultimo secolo legiferata e istituzionalizzata siano da attribuire le devastazioni più irreparabili, e le più efferate (tanto più efferate, ovviamente, quanto più diffusa e avvertita veniva facendosi la coscienza di dover curare e proteggere). (Nero su nero)
In politica sembrava ovvio (e ancora sembra ai più) che una parte volesse prevalere sull’altra, che una minoranza volesse diventare maggioranza; che si volesse, insomma, vincere. Ma lentamente ci accorgeremo che la politica è ai giorni nostri condizionata dalla paura di prevalere, di vincere; e che quella che si suol dire l’arte della politica consisterà nel trovare gli accorgimenti più acuti e più nascosti per non prevalere, per non vincere. (Nero su nero)
Questo Paese è (…) il più governabile che esista al mondo: le sue capacità di adattamento e di assuefazione, di pazienza e persino di rassegnazione sono inesauribili. Basta viaggiare in treno o in aereo, entrare in un ospedale, in un qualsiasi ufficio pubblico, avere insomma bisogno di qualcosa che abbia a che fare con il governo dello Stato, con la sua amministrazione, per accorgersi fino a che punto del peggio sia governabile questo Paese, e quanto invece siano ingovernabili coloro che nei governi lo reggono: ingovernabili e ingovernati non dico soltanto nel senso dell’efficienza; intendo soprattutto nel senso di un’idea del governare, di una vita morale del governare. (Intervento parlamentare del 5 agosto 1979)
Ovviamente, spetterebbe a lui anche il commento commemorativo su Pasolini:
[…] bande, e una logica dell’emergenza permanente in cui si accomoda ogni arbitrio. Come diceva Sciascia, l’Italia è il paese più governabile che esista, ingovernabili sono semmai coloro che, nei […]
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gennaio 28, 2011 at 11:58 am