Guido Vitiello

Nuovo sciocchezzaio libresco. Più libri più liberi un corno

with 33 comments

Dopo il primo Sciocchezzaio libresco, prosegue l’opera collettiva di censimento (e, ove possibile, di demolizione) dei principali luoghi comuni sui libri e sulla lettura. Ringrazio i molti che hanno contribuito con le loro idee e osservazioni: questo secondo sciocchezzaio si deve in gran parte al loro aiuto.

I libri sono cibo per la mente
Suona bene, vero? Ma spesso nasconde un indiscriminato invito alla bulimia letteraria. Mancano i necessari corollari dietologici (e tossicologici): certi libri sono bacche velenose, e a legger tutto come figli dei fiori si finisce come il buontempone di Into the Wild con i suoi semi di patata ammuffiti. Per parte mia, ordino le mie letture in uno spettro che va dai libri-crostaceo (in genere filosofi tedeschi, dove bisogna lottare con pervicaci corazze ed esoscheletri per arrivare, sfiniti, a un minuscolo gheriglio di polpa rosa) ai libri-passato di verdure (sono quelli che fanno vanto del loro stile scorrevole, e che non incontrano resistenza alcuna nella loro marcia dentro il nostro organismo). In breve, gli indigesti e i predigeriti. L’idea di quest’ordine mi venne da adolescente quando mio padre, vedendo sulla mia scrivania La società aperta e i suoi nemici di Karl R. Popper e un libro di qualche effimero saggista francese, forse il Baudrillard senile, mi domandò: che cosa ci fanno l’uno accanto all’altro una bistecca e un soufflé?

Non puoi giudicare un libro dalla copertina
Lo diceva anche il dottor Frank-N-Furter, il “dolce travestito” del Rocky Horror Picture Show: Don’t judge a book by its cover. E invece, altroché se possiamo giudicare. Siamo qui in presenza di un caso particolare di un luogo comune più generale, quello secondo cui “l’abito non fa il monaco” (ho provato a confutarlo qui). La veste editoriale è una miniera di informazioni, ed è rarissimo che in questo il nostro fiuto ci tradisca. Per parte mia, evito accuratamente, per esempio, i libri di ottocento pagine con il titolo a rilievo in oro e magari la sagoma di un gabbiano stagliata contro un cielo al tramonto; oppure i romanzi che hanno in quarta di copertina la foto di qualche signora americana dentona dai capelli cotonatissimi (di cui si spiega, nel risvolto, che dirige una scuola di scrittura creativa nel Wyoming). O i libri freschi di stampa che esibiscono una fascetta dove è scritto, a caratteri cubitali, “nove edizioni in due giorni”, se non addirittura “un grande classico”. Un altro genere di cui diffidare a colpo d’occhio, oggi, è quello dei libri-confessione con donna in chador o bambino-soldato in copertina e titolo in prima persona, del tipo Io, schiava. Ma l’intuito non tradisce mai, o quasi. Se non mi credete, fate un esperimento: lanciatevi in una corsa forsennata in una grande libreria, un po’ come i tre ragazzi di Bande à part tra le sale del Louvre. Con la coda dell’occhio, sarete in grado di capire infallibilmente dov’è che vale la pena fare una sosta.

I libri devono essere vissuti
Lo diceva sempre una mia amica che comprava di proposito libri usati e abusati, con dentro segnacci a penna rossa, macchie color castagna di imprecisati beveraggi, conti della spesa sul frontespizio, casette disegnate a pennarello dal bimbo di casa e frasi come “Ha telefonato l’ing. Cominetti Massena, richiamarlo”. Potrei osservare che leggere e vivere non sono la stessa cosa, che anzi spesso sono i due corni di un dilemma sul modello di “o la borsa o la vita”. Potrei aggiungere che sono i due antipodi di un continuum che va da Mallarmé, per cui tutto ciò che esiste è destinato a finire in un libro, a Rimbaud, che molla carte e calamai per andare a trafficare armi in Abissinia. Potrei dire infine che i libri devono essere letti, e la vita dev’essere vissuta: a ciascuno il suo. Ma la verità è che non ho una vera confutazione di questo luogo comune: è, semplicemente, il mio pregiudizio contro il loro. Va bene che siamo in un’epoca allegra di liberazione dei costumi, ma su questo porto fieramente i baffi neri e la coppola: i libri li voglio illibatissimi.

Certe cose non puoi capirle in un libro, devi conoscerle in prima persona
Applicato al Kamasutra, l’argomento è ineccepibile. Il guaio è che me lo sono sentito obiettare, per lo più, nel corso di animate discussioni sui diritti umani in paesi remoti. “Ma sei mai stato a Cuba? E allora come fai a dire queste cose?”. Il delirante sottinteso del ragionamento era: “La mia settimana a Varadero e le mie impressioni occasionali della vita sul Malecón valgono più dei rapporti di Amnesty International e di Human Rights Watch“. Il corollario, ben più inquietante, è quest’altro: “Come fai a parlar male del Terzo Reich, se non eri a Berlino negli anni Trenta?”. I libri, miei cari, esistono proprio per questo.

Regala un libro, che va sempre bene
Non mi è facile discutere questo luogo comune, perché da anni nessuno osa più regalarmi libri, nel terrore di farmi un doppione. E il guaio è che hanno ragione: avendo perso io stesso qualunque padronanza sulla mia libreria e quel che contiene, i doppioni me li compro da solo (e se è per questo ho anche un triplone). La verità è che i libri hanno, all’ennesima potenza, tutto il valore simbolico che normalmente associamo ai doni. Una mia amica, anni fa, ebbe in regalo dal fidanzato un trapano: a segno che lui non aveva capito granché dei suoi interessi, o quanto meno non se ne curava. Chi sbaglia a regalarci un libro, probabilmente, si è fatto un’idea sbagliata di noi. Ora, immaginate che vi regalino Il cuore e la spada di Bruno Vespa, o uno di quei tomi giganteschi che hanno titoli come Ladri! Farabutti! Infamoni! e contengono liste di proscrizione di tutti i cattivi d’Italia, o il romanzo autobiografico di una tredicenne ninfomane scritto in realtà da un editor cinquantenne che ancora non si è ripreso dalla chiusura di Non è la Rai: ebbene, non sarebbero ottime ragioni per rompere un’amicizia?

I libri non si buttano mai
Ditemi se questo non è un privilegio insensato, che non accetteremmo di accordare a nessun’altra specie merceologica. Tutto si butta: vestiti logori, avanzi di cibi, pile di vecchie riviste, lampadine fulminate, oggetti che ingombrano senza dare nessun beneficio. Ora, in base a quale criterio dovremmo buttare la tarantola vibrante a pile da massaggio che ci hanno venduto al tavolo del ristorante e conservare, invece, uno dei centododici libri di Giampaolo Pansa che hanno la parola “vinti” nel titolo, e che ingombrano molto di più? Per quale ipotetico inverno, formichine, stipiamo cose che non ci serviranno mai? E che se proprio dovessero servirci – ma non ci serviranno, fidatevi – le biblioteche stan lì apposta? “Fanne uno scatolone e mettili in soffitta”, dirà qualcuno. Ma siamo sinceri: chi è mai andato davvero in soffitta a recuperare un libro? La soffitta è come il “periodo di riflessione” quando un amore finisce: una vigliaccheria. “Caro Atlante De Agostini 1992, ti sto scaricando, ma non ho il coraggio di dirtelo in faccia”.

Più libri, più liberi
Un corno. Fate un’escursione a casa mia, o nella casa di qualunque lettore accanito, per constatarlo di persona. Della nostra libertà, i libri se ne fregano. I libri sono l’esercito invasore, il loro Lebensraum – lo “spazio vitale” dei nazisti – è l’aria stessa che respiriamo, e noi siamo i Sudeti o la Polonia. “I libri avanzano nella mia casa, silenziosi, innocenti. Non riesco a fermarli”, scriveva Carlos María Domínguez in La casa de papel. Sono tanti, troppi, premono alle nostre frontiere, si acquattano in tutti gli angoli, torreggiano sul nostro comodino, ci impediscono di camminare senza calpestarli o, peggio, inciamparci. E su noi tutti bibliofili e bibliomani aleggia l’incubo più nero: quello di fare la stessa fine del compositore Charles-Valentin Alkan, che il 30 marzo 1888 fu ritrovato morto nella sua casa, schiacciato dal crollo della sua libreria. Ma anche se non saranno i nostri libri a ucciderci, possiamo star certi che ci sopravviveranno.

Written by Guido

dicembre 2, 2010 a 8:17 am

33 Risposte

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  1. Tu sei un genio. Daniele

    Daniele Scalise

    dicembre 2, 2010 at 8:40 am

  2. WONDERFUL
    forse prima o poi ne potremmo riparlare da Fortunato al Pantheon
    offre il sottoscritto in omaggio alla tua genialità !
    ciro iuorno

    driuorno

    dicembre 2, 2010 at 10:15 am

  3. ciao! ti abbiamo scoperto sull’internazionale, siamo rimasti folgorati e così eccoci a curiosare da te..terrorizzati…e se ci scappa un refuso mentre corriamo sui tasti del pc? nooo si sentirebbe urlare “cameriere! c’è unrefuso nel mio blog”!
    da amanti dei libri e provetti food blogger non possiamo negare che ci sono brillati gli occhi leggendo “libro-crostaceo” e “libro-passato di verdure”

    labandadeibroccoli

    dicembre 2, 2010 at 6:42 PM

  4. A proposito del paragrafo sui regali e sulle amicizie finite o incrinate, suggerisco la soluzione chiamata wishlist di anobii.com:
    L’amico può scegliere a suo gusto qualcosa che è già di mio gusto o di mio autolesionismo, rendendo l’amicizia più radiosa o al contrario causando solamente un mio conflitto interiore che è sempre motivo di crescita o di capolavori artistici.

    Anyway complimenti

    aresho

    dicembre 2, 2010 at 10:52 PM

  5. Io i libri non li butto per una forma di avidità…è come la roba di Mazzarò, nient’altro.

    Cmq vorrei, su questo tema, fare un utile rimando ad un episodio della prima serie de “Ai confini della realtà” (Twilight Zone). Magari lo conoscete già, ma fa niente.

    Un tale è vilipeso e preso in giro da tutti (moglie compresa) perché è un lettore accanitissimo, praticamente patologico nel suo distacco dalla realtà in favore della letteratura. Nessuno legge quanto lui, nessuno apprezza quanto lui i classici, tutti i classici.

    Cade la bomba atomica, ma lui si salva, ed è l’unico, perché si era chiuso nel caveau della sua banca per poter leggere in pace.

    Ben presto scopre che mezzi per sopravvivere da solo non gliene mancano…e si rende conto che tutte le biblioteche del mondo sono a sua disposizione.

    La fine non la dico.

    uqbal

    dicembre 4, 2010 at 1:47 PM

    • Time enough at last (Tempo di leggere). Per alcuni è l’episodio più bello di tutti!

      unpopperuno

      dicembre 4, 2010 at 1:51 PM

    • Poi gli si rompono gli occhiali.
      Mi traumatizzò, ma lo amo.

      Angelo Rattlestar

      ottobre 14, 2016 at 10:13 am

  6. ARTICOLO GENIALE! Non ho altro da dire!

    Jaja

    dicembre 4, 2010 at 2:42 PM

  7. nonono, i libri non si buttano. me ne frego se è una castroneria, son cresciuto con questo dogma.
    non si buttano.

    dtm

    dicembre 4, 2010 at 3:20 PM

  8. Bellissimo.

    Un solo appunto: Charles-Valentin Alkan è morto il 29 e non il 30 marzo. Per di più, non è affatto stato schiacciato dal crollo della sua libreria: quella è una leggenda messa in circolo all’epoca e confutata nel 1978 sul Musical Times da uno studioso, Hugh Macdonald.

    http://en.wikipedia.org/wiki/Charles-Valentin_Alkan

    Antonio

    dicembre 4, 2010 at 4:20 PM

    • Grazie mille per la precisazione! La mia fonte, in questo caso, era “I fantasmi delle biblioteche” di Jacques Bonnet (Sellerio). Ma credo che non correggerò l’imprecisione: quel che ci interessa qui, in fin dei conti, è il personaggio leggendario. E, ancor più, il fatto che una leggenda metropolitana di questo genere sia nata!

      unpopperuno

      dicembre 4, 2010 at 4:27 PM

  9. Sono sempre piú affascinata dalle tue parole: ti trovo pungente, ma mai esagerato!
    La mia esperienza? io i libri li giudico proprio dalle copertine: ci sono stati moltissimi “amori a prima vista” che si sono rivelati certi!!!

    Cinzia

    dicembre 4, 2010 at 4:35 PM

  10. la morte di alkan come quella del celebre musicista lully: si ferì gravemente col bastone che usava per dirigere. ne parla, se la memoria non m’inganna, rousseau nelle confessioni.
    in ogni caso una fine emblematica e con un che di ridicolo.
    splendido post, che dire!

    marianne

    dicembre 4, 2010 at 7:22 PM

  11. ila

    dicembre 5, 2010 at 9:20 am

  12. I libri SI GIUDICANO dalla copertina… vero…!^__^ Ma quando la copertina è indecifrabile? Per me funziona l’apertura casuale. Apri a caso e leggi, posi gli occhi su una riga, se ti spinge ad andare oltre, è fatta. Le aperture casuali di un libro non mi hanno mai tradita

    Emanuela

    dicembre 10, 2010 at 9:15 am

  13. L’unico grande problema legato ai libri sono le persone snob che sciorinano parole e parole sui libri.

    simone

    dicembre 10, 2010 at 1:49 PM

  14. salve
    scopro con gioia l’esistenza di questo luogo, dove vive popper, perché soffro lo shakeraggio delle parole, che infesta l’ambiente
    complimenti e coraggio

    gorgialeontino

    dicembre 17, 2010 at 6:32 am

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  16. condivido tutto parola per parola, ma i libri per me non si buttano: si liberano! http://www.bookcrossing.com :)

    Lucia

    febbraio 16, 2011 at 7:52 am

  17. […] lascio il gusto di leggere per intero l’articolo di Guido Vitiello e passo alla seconda puntata: già, Guido è andato oltre, segno che il luogocomunismo cela in sé qualcosa di […]

  18. Complimenti per il blog!

    Spero avrai modo di ricambiare la visita sul nostro blog Vongole & Merluzzi, dove tra l’altro nell’ultimo post si parla di un libro appena uscito…

    http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/03/02/time-of-life-and-others-marvellous-times-recensione/

    Ad ogni modo consiglio Come un romanzo, di Daniel Pennac sui diritti imprenscindibili del lettore!

    lordbad

    marzo 2, 2011 at 7:43 PM

  19. […] lascio il gusto di leggere per intero l’articolo di Guido Vitiello e passo alla seconda puntata: già, Guido è andato oltre, segno che il luogocomunismo cela in sé qualcosa di […]

  20. Il telefilm è veramente bello ed io l’ho visto decine di volte… leggere, leggere, quando tutti dicono che è una perita di tempo.

    aldo di pietra

    dicembre 12, 2011 at 3:00 PM

  21. I libri devono essere vissuti: francamente fra gli snob da sciocchezzaio ho sempre trovato gente che “no, i libri non si toccano, sono sacri, feticismo, io vengo solo coi libri che odorano di nuovo”. Pure a me piacciono i libri tenuti bene. Però BAH. Per favore. Godi da solo e non rompermi le balle se sottolineo il mio, visto che è il mio.

    Calico Letz

    giugno 28, 2013 at 11:29 PM

  22. io ho recuperato qualche libro dalla soffitta quando traslocai :)
    (gli altri finirono in una biblioteca)

    puntomaupunto

    novembre 21, 2013 at 7:20 PM

  23. Crei dipendenza, lo sai?

    Leli

    dicembre 5, 2013 at 11:25 PM

  24. […] so chi è) e io cerco sempre di non dimenticarlo, tanto mi pare fondamentale. Si intitola Nuovo sciocchezzaio libresco e lo trovate qui; e se volete potete anche proseguire e leggerne pure il suo fratello maggiore, che […]

    passati di verdure | ATBV

    novembre 23, 2015 at 5:24 PM

  25. […] da Guido Vitiello, che ne effettua analisi ed esegesi sul suo blog. Qui la prima parte, qui la seconda: un articolo un po’ datato ma adatto a chi, in questi giorni, si è vergognato in qualche […]

  26. L’ha ribloggato su mafaldyna1's Blog.

    mafaldyna1

    settembre 18, 2016 at 1:37 PM