Guido Vitiello

La Shoah e l’immagine del sublime

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kuns+kalter_krieg_87Rappresentabile o irrappresentabile: attorno al grande dilemma e ai suoi corollari ruota instancabilmente, da qualche decennio, una gran parte dei discorsi sulla Shoah e la cultura visuale. La riflessione accademica, la retorica commemorativa ufficiale, il dibattito pubblico e la divulgazione giornalistica sembrano non poter fare a meno di questa nozione elusiva, una chimera teorica che accorpa interdetti religiosi, princìpi di estetica filosofica, rivendicazioni artistiche, fantasmi psicoanalitici, tenebre mistiche, precetti morali, speculazioni epistemologiche e più modeste preoccupazioni di buon gusto, coprendo un’area che va «dal divieto mosaico della rappresentazione alla Shoah, passando per il sublime kantiano, la scena primaria freudiana, il Grand Verre di Duchamp o il Quadrato bianco su fondo bianco di Malevic». Di questa nebulosa semantica, o se più piace di questa catena di somiglianze di famiglia, non agganceremo che un anello, quello del sublime. In che modo il sublime è connesso alla Shoah e alla sua rappresentazione? La pagina più nota e commentata, al riguardo, è il paragrafo di Le Différend dove Jean-François Lyotard paragonava la Shoah a un terremoto così potente da distruggere con sé gli strumenti di misurazione, e introduceva, rimeditando l’estetica di Immanuel Kant, l’idea di un ‘sublime negativo’ connesso a questo sisma di magnitudine incommensurabile. Continua a leggere sulla rivista Arabeschi

Written by Guido

aprile 11, 2013 a 8:03 PM

2 Risposte

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  1. Molto bello, e molto denso. Le riflessioni su ‘Shoah’ di Lanzmann mi hanno fatto ripensare al mio amato Ando Gilardi, che lo definiva polemicamente «un tentativo fallito di rimozione»: http://flaneurotic.wordpress.com/2012/01/27/fotografare-lorrore/

    Federico Gnech

    aprile 11, 2013 at 8:39 PM

  2. molto bello molto interessante. ho ritrovato il mio Littell e quella scena dello Schindler’s list che tanto mi colpì. questo steso pomeriggio ho letto un paio di articoli sulle fosse di Katyn, con una descrizione minuziosa delle modalità della strage. Mi pare un inferno i cui gironi non finiscono mai.

    jonuzza

    aprile 14, 2013 at 5:37 PM


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