Guido Vitiello

Hotel Gramsci

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Schermata 2015-04-26 a 17.13.12Suonano alla porta, accosto l’occhio allo spioncino. Non aspetto nessuno, quindi si tratta di individuare la tipologia di seccatore. Le varianti principali sono due: 1) Studente trasandato, ma non per vezzo come quelli del DAMS, piuttosto uno che pare sbucato dall’Università di Pietroburgo del 1870, con una barba che all’inesperto può far pensare a un hipster ma in realtà è quella di un narodnik russo che prepara un attentato allo zar: facile, è un venditore porta a porta del giornale “Lotta Comunista”; 2) Bellimbusto in camicia bianca e denti bianchi, generalmente abbronzato, il nodo della cravatta un po’ allentato e una cartellina sotto il braccio: facile anche questa, vuole rifilarmi un contratto di telefonia o al limite è un promotore finanziario. In entrambi i casi, sprangare la porta e simulare uno stretto accento di Manila per annunciare che il signore, poverino, è morto. Immaginate però di guardare un giorno dallo spioncino e trovarvi davanti un giovanotto in camicia bianca con un sorriso tutto denti e… una mazzetta di “Lotta Comunista” sotto il braccio. Straniante, vero? Se ci riuscite, avete l’essenziale per capire Diego Fusaro. Questo giovane filosofo ha stravolto le regole del mio “Indovina chi”. La prima volta che l’ho visto, in un talk show, mi sono sentito come Hegel a Jena quando vide Napoleone a cavallo: ecco, mi sono detto, oggi mi è apparso lo spirito del tempo berlusconiano-renziano! Poi però diceva cose come “lotta delle classi subalterne contro il capitale”, e di colpo mi ritrovavo nel 1917. Che pensare? Il conflitto tra l’apparenza e la sostanza di Fusaro, o diciamo pure tra la sua struttura e la sua sovrastruttura, è filosoficamente inebriante. Può un promotore finanziario vendere Marx porta a porta? Nel dubbio ho guardato dallo spioncino il suo nuovo libro, Antonio Gramsci (Feltrinelli), solo le prime righe: «Nel 2014 si è diffusa la notizia che, in piazza Carlo Emanuele, a Torino, sulle ceneri della casa in cui Antonio Gramsci abitò dal 1919 al 1921, fondando “L’Ordine nuovo” e gettando le basi del futuro Partito comunista, sarebbe dovuto sorgere un albergo di lusso. Dotato di ogni comfort, ostentatamente sfarzoso, dislocato su cinque piani, il nuovo albergo si sarebbe chiamato “Hotel Gramsci”». Lui ci vede un segno dei tempi, l’asservimento della sinistra al capitale, roba forte. Io però mi fido più della sovrastruttura, e se mai dovessi entrare all’Hotel Gramsci immagino che al banco della reception, con un sorriso smagliante, troverò Diego Fusaro.

Articolo uscito su IL di marzo 2015

Written by Guido

aprile 24, 2015 a 5:13 PM

Pubblicato su Uncategorized

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Una Risposta

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  1. è solo un venditore tecnocasa . avrà fortuna.

    bianca

    aprile 26, 2015 at 5:26 PM


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