Guido Vitiello

Charlie Brown amante cortese (Mani bucate, 13)

with one comment

charlie brown

Apollinaire sposò la sua jolie rousse, Jacqueline Kolb, due settimane dopo aver pubblicato i Calligrammes; Charlie Brown non riuscì neppure a rivolgere un saluto alla “ragazzina coi capelli rossi”, la compagna di scuola di cui era innamorato. Il provenzale che vive in me non ha dubbi su chi dei due meriti la palma della cortesia.

È morta i primi di agosto Donna Johnson, divenuta Donna Wold dopo aver sposato il suo signore feudale, un vigile del fuoco – e ditemi voi se c’è al mondo un nome proprio più trobadorico. Charles M. Schulz, che la corteggiò a lungo, ne mascherò l’identità sotto il senhal di Little Red-Haired Girl – “acciò che il vostro nome dir non oso”, come nel sonetto di Guittone. E le strisce che raccontano il corteggiamento del timido Charlie Brown si possono leggere, oggi, come un’incantevole miniatura novecentesca dell’amore di Jaufré Rudel per la contessa di Tripoli, la Dama amata e mai veduta, conosciuta solo nel momento della morte.

Due libri a fumetti che conservo dall’infanzia e che raccomando alle vostre mani bucate – Una valentina per Charlie Brown e Sempre tu – raccolgono l’essenziale di questo tenero amor de lonh. Lo si può ripercorrere per quadri. Charlie Brown sulla sua panchina nell’ora di colazione, con in mano il sacchetto del pranzo, a sognare che lei venga a sederglisi accanto; il fidato Linus mandato come messaggero d’amore (un poeta cortese avrebbe usato un usignolo); il biglietto di San Valentino per la Little Red-Haired Girl imbucato anonimo dopo mille rovelli; l’altro biglietto, che Charlie Brown si ritrova nella tasca della giacca nuova, persuaso che sia un messaggio della ragazzina coi capelli rossi, e invece porta scritto “Questo indumento è stato controllato dall’ispettore n. 23”; il desiderio che Snoopy non sia un brachetto ma un pony, anzi due pony, uno dei quali pomellato, per poter invitare l’amata a un’escursione cavalleresca; le tante lettere non spedite. E poi, le scene strazianti: Charlie Brown ammutolito mentre il furgone dei traslocatori si porta via la piccola Dama, accanto a Linus che lo esorta a parlarle, una buona volta (“Devi dirle addio, Charlie Brown”. “Non le ho neanche mai detto salve”); i giorni e le notti spesi davanti alla casa disabitata; il nuovo avvistamento, in seggiovia – lui sale, lei scende, chimerica e inafferrabile come sempre; il torpedone che la porta di nuovo lontano.

Il servitium amoris ispira al piccolo trovatore le formule di cortezia più argute e concettose, specie nei dialoghi con lo scudiero Linus: “Se io fossi qualcuno e lei non fosse niente, potrei parlarle, o se lei fosse qualcuno e io fossi qualcuno, allora potrei parlarle, o anche se lei non fosse niente e io non fossi niente, potrei parlarle… ma lei è qualcuno e io non sono niente, così non posso parlarle”. Pare di sentire i balbettii di un sonetto di Shakespeare. Ma è quando è solo a rigirarsi nel letto che Charlie Brown dà la forma perfetta al suo amore di lontano: “Non voglio dimenticare mai la sua faccia, ma se la dimentico impazzirò… come posso ricordare il volto che non so dimenticare? Eccomi trasformato di colpo in un cantautore”. Cantautore: la migliore approssimazione di “trovatore” che possiamo aspettarci da un bambino di otto anni.

Neppure io voglio ricordare il volto che non so dimenticare, e per questo non vedrò mai il film dei Peanuts in cui la ragazzina coi capelli rossi è infine mostrata, lei che per centinaia di strisce restò sempre invisibile, o appena intravista in una silhouette ombrosa. Little Red-Haired Girl, sarai la mia contessa di Tripoli.

Il Foglio, 27 agosto 2016

Written by Guido

agosto 28, 2016 a 3:03 PM

Una Risposta

Subscribe to comments with RSS.

  1. […] arrivo qui, a questo racconto dell’amore (cortesissimo) in cui i protagonisti sono soltanto due disegni, uno nemmeno mai realizzato, […]

    l’invisibile | ATBV

    agosto 30, 2016 at 2:50 PM


Lascia un commento