Guido Vitiello

Ho venduto la mia anima per tre euro, più due di spedizione (Mani bucate, 20)

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Chi ha le mani bucate dovrebbe guardarsi dai lucignoli; figuriamoci dai luciferi. Il folklore e la letteratura fantastica traboccano di storie dove un imprudente che si crede furbo, fatta una piccola concessione a Satana, si ritrova in sua balìa per l’eternità. Avrei dovuto saperlo, ma ci sono caduto lo stesso. Il mio buon diavolo si chiama Fabio Pedone. Una sera, incuriosito dal nome di questa rubrica, mi ha chiesto: conosci il decalogo “Sull’acquisto dei libri” di Giuseppe Pontiggia? Lo trovi nel volumetto Le sabbie immobili. Due minuti dopo lo avevo comprato su eBay – tre euro, più due di spedizione – ed è stata quella, la mia fatale imprudenza. Avrei dovuto saperlo, perché Pedone – insieme a quell’altro buon diavolo di Enrico Terrinoni – sta traducendo il più infernale paese dei balocchi letterario, il Finnegans Wake di James Joyce, dal punto in cui si era fermato Luigi Schenoni (a gennaio Mondadori pubblicherà una parte della loro nuova traduzione); per giunta, i due si erano già presi l’anima di Edoardo Camurri, li avevo visti banchettare in qualche pub infernale come Berlicche e Malacoda. Avrei dovuto saperlo.

Il primo precetto di Pontiggia – “Non acquistare i libri per leggerli questa sera. Ma acquista solo quei libri che, anche questa sera, avresti voglia di sfogliare” – era ingannevolmente prudente, quasi un invito alla bibliomania di sussistenza. Comandamento dopo comandamento, però, quando era ormai troppo tardi, ho capito che per cinque euro avevo venduto l’anima ai diavoli joyciani. Quarto: “Se un libro ti attira veramente, non badare al prezzo. È il modo più sicuro per fare debiti, ma anche per evitare le recriminazioni di una vita. Il rammarico per un acquisto sbagliato è niente in confronto all’angoscia per un acquisto mancato”. Ecco Satana che si veste della falsa saggezza mondana, di quel proverbio che vuole i rimorsi preferibili ai rimpianti! Il quinto comandamento impartiva una sottile disciplina dell’autoinganno, quasi una contro-ascesi luciferina: “Rinvia i propositi di moderazione alla chiusura di ogni mostra, asta, e occasioni simili, così come i propositi di dieta alla fine di ogni pranzo. E parti da un progetto di spesa più elevato del ragionevole, così avrai la sensazione di aver risparmiato”. Con il sesto, a possessione già avanzata, compariva al tuo fianco l’ombra avida di un altro dannato: “Non indugiare nell’acquistare i libri che ti interessano. Ogni bibliomane sa che proprio quei libri ti vengono sottratti, mentre guardi altrove, da mani occulte e rapaci, che l’edizione nel frattempo si è esaurita e sarà difficile trovarne una copia anche in antiquariato”. Se avverti quelle dita ossute che stanno per sfilarti sotto il naso il libro agognato, sei già nelle tenebre esteriori, dove è pianto e stridore di denti.

Fin qui avevo resistito con l’eroica pazienza di un Sant’Antonio; poi ho letto il nono comandamento di Pontiggia, degno di una scena del Faust: “Quando il prezzo ti turba, pensa alla parola magica, alibi di tutti gli affari irreali: investimento”. Ero come l’imperatore quando Mefistofele lo convince a stampare cartamoneta: sollevato, e dannato. Tutto il mio sistema segreto di corrispondenze fantastiche – “Se cito il libro tal dei tali è la prova che mi è servito, dunque è come se mi fossi rifatto del prezzo”, oppure: “Lo infilo a caso in una bibliografia, così saprò che i talenti hanno fruttato”, o ancora (che pena): “Sono letture preparatorie per opere future” – tutta questa aritmetica da campo dei miracoli, questa cabala di zecchini seppelliti in libreria da cui spunteranno altri zecchini, trovava la benedizione di Pontiggia.

Ho venduto la mia anima per tre euro, più due di spedizione.

Il Foglio, 22 ottobre 2016

 

Written by Guido

ottobre 24, 2016 a 11:14 am

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