Guido Vitiello

Posts Tagged ‘James Joyce

Ho venduto la mia anima per tre euro, più due di spedizione (Mani bucate, 20)

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Chi ha le mani bucate dovrebbe guardarsi dai lucignoli; figuriamoci dai luciferi. Il folklore e la letteratura fantastica traboccano di storie dove un imprudente che si crede furbo, fatta una piccola concessione a Satana, si ritrova in sua balìa per l’eternità. Avrei dovuto saperlo, ma ci sono caduto lo stesso. Il mio buon diavolo si chiama Fabio Pedone. Una sera, incuriosito dal nome di questa rubrica, mi ha chiesto: conosci il decalogo “Sull’acquisto dei libri” di Giuseppe Pontiggia? Lo trovi nel volumetto Le sabbie immobili. Due minuti dopo lo avevo comprato su eBay – tre euro, più due di spedizione – ed è stata quella, la mia fatale imprudenza. Avrei dovuto saperlo, perché Pedone – insieme a quell’altro buon diavolo di Enrico Terrinoni – sta traducendo il più infernale paese dei balocchi letterario, il Finnegans Wake di James Joyce, dal punto in cui si era fermato Luigi Schenoni (a gennaio Mondadori pubblicherà una parte della loro nuova traduzione); per giunta, i due si erano già presi l’anima di Edoardo Camurri, li avevo visti banchettare in qualche pub infernale come Berlicche e Malacoda. Avrei dovuto saperlo. Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

ottobre 24, 2016 at 11:14 am

“Mistica senza Dio” di Fritz Mauthner

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Jorge Luis Borges lo riteneva uno dei grandi prosatori di lingua tedesca e uno dei cinque autori che più lo avevano influenzato, tanto che scrisse interi racconti ispirati alla sua filosofia. Hofmannsthal lo leggeva avidamente, e ne trasse ispirazione per la Lettera di Lord Chandos. James Joyce incaricò Samuel Beckett di setacciare i suoi scritti a caccia di idee, all’epoca in cui lavorava al Finnegans Wake. Ludwig Wittgenstein gli fu debitore per alcune profonde intuizioni. Eppure, quasi nessuno si ricorda oggi di Fritz Mauthner, scrittore, giornalista e filosofo del linguaggio di origine boema che dedicò tutta la vita a una titanica impresa di demolizione. Due gli edifici da abbattere, o forse le due facce di un solo edificio: il Linguaggio e Dio. Gli dèi non sono che nomi, diceva, e le parole sono le nostre tiranniche divinità. Solo liberandosi degli uni e delle altre si può accedere alla mistica pura, la mistica senza Dio, senza favole e senza teologie, senza templi e senza chierici.

Fritz Mauthner (1849-1923) è autore di romanzi, saggi, scritti satirici, parodie, e soprattutto di due opere monumentali: i Contributi a una critica del linguaggio (1901-1902) e la Storia dell’ateismo in Occidente (1920-1923).

Traduzione e cura di Guido Vitiello

Irradiazioni, 213 pagine, 12 euro

Written by Guido

luglio 7, 2011 at 10:54 PM

Il teorico del sessantanove. Il Kamasutra di Marshall McLuhan

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Ci sono quelli che hanno fatto il Sessantotto e quelli che hanno fatto il Sessantanove, diceva Alberto Arbasino, ed è una distinzione che mette in chiaro molte cose. Serge Gainsbourg apparteneva alla seconda categoria. Le barricate del maggio parigino preferì seguirle in televisione da una stanza dell’Hotel Ritz perché, confessò, lì almeno c’era l’aria condizionata. Ma non disertò l’avvento dell’anno successivo, il 1969 appunto, e anzi volle salutarlo cantando a duetto con la sua nuova fiamma Jane Birkin la benaugurante 69 année érotique. Il 45 giri uscì a febbraio. A marzo dell’“anno erotico”, appena un mese più tardi, sul paginone centrale di Playboy si poteva ammirare una ventiduenne del New Jersey di nome Kathy MacDonald, una bionda tutta lentiggini e frangetta morbidamente adagiata su un lenzuolo giallino disseminato di fumetti di Dick Tracy e di Charlie Brown. A Gainsbourg sarebbe piaciuta, non c’è dubbio, e con lui a tutta l’allegra brigata del Sessantanove. Ma per gli adepti del Sessantotto quella dea dell’abbondanza sorridente e rotondetta con la sua cornucopia di comics e rotocalchi era l’incarnazione di tutto quel che dicevano di combattere, una Circe insidiosa e maliarda sulle rotte dell’Ulisse rivoluzionario. Leggi il seguito di questo post »