Guido Vitiello

Lo Scorpione irraggiato di lacrime (Mani bucate, 27)

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Il 1883 fu l’anno di un crudele esperimento metafisico sotto vesti scientifiche, riportato sulle pagine di Nature. L’etologo britannico Conwy Lloyd Morgan si era proposto di rimuovere un’insidiosa pietra d’inciampo dal cammino della teoria dell’evoluzione: l’ipotetico suicidio degli scorpioni. Un’antica leggenda vuole infatti che lo scorpione, se catturato in un cerchio di fuoco, si conficchi da sé nella cervice il pungiglione velenoso. Lloyd Morgan, persuaso che il progresso intellettuale e morale della razza umana fosse legato indissolubilmente alle fortune del darwinismo, vedeva in questo comportamento, se provato, “uno degli argomenti più forti che il regno animale ci presenta contro la teoria dell’evoluzione per mezzo della selezione naturale”. Fu così che sottopose due specie sudafricane di scorpioni a un campionario di torture raffinate: non solo li circondò di fiamme o di tizzoni ardenti, ma gli puntò addosso raggi solari, li arroventò in bottiglie di vetro per meglio osservarli, li mise nell’alcol bollente o nell’acido solforico concentrato, li affogò in vari liquidi, gli somministrò scosse elettriche, bruciò pasticche di fosforo sui loro corpi. L’esperimento era così atroce, pensò Lloyd Morgan, che uno scorpione che covasse anche la più lieve inclinazione suicida si sarebbe senz’altro trafitto con la coda avvelenata. La teoria dell’evoluzione ne uscì trionfante; ma l’etologo dovette scontrarsi con il raccapriccio di alcuni lettori di “Nature”, e fu costretto a discolparsi con una lettera. Le sorti del darwinismo sono così importanti da giustificare il sacrificio di una sessantina di scorpioni? “Io sono tra quanti la pensano così”, diceva Lloyd Morgan, e chiosava con teatrale malafede sentimentale: Hinc illae lachrymae!

Ma un esperimento metafisico richede una diversa crudeltà, la crudeltà stupefatta delle favole o dei giochi d’infanzia nei pomeriggi d’estate. Sergio Solmi, bambino, riceveva dalla nonna in villeggiatura l’incarico di sterminare gli scorpioni dalla cappella rustica, schiacciandoli con una pietra. Lo racconta nelle magnifiche Meditazioni sullo Scorpione, scritte negli ultimi anni della guerra, che Adelphi ha ripubblicato di recente. “Cedendo alla violenza del colpo, la sua debole struttura d’aracnide s’appiattiva, perdeva una dimensione, e lo scorpione non era più che un’orma, una stampa leggermente abrasa sul rosa del mattone o sul bianco della muraglia, appena umettata, attorno, da una gocciola spanta di umore vitale” (esiste racconto più impeccabile dell’origine delle allegorie?). “Lo scorpione era diventato un immobile emblema impresso sulla pietra, un attorto geroglifico”; che rivelava subito, al bambino, un’agghiacciante dissimmetria, in quella coda velenosa riversa su un lato, “quasi una sciabola portata a destra dall’animale guerriero”. Questa maligna curvatura era una cosa sola con l’attitudine suicida dello scorpione, della cui consistenza reale o leggendaria l’esperimento di Solmi, nella sua libertà, poteva non curarsi: “Quella anomalia della disposizione caudale si trasforma addirittura nell’indizio di una più misteriosa e direi paurosa violazione dell’ordine naturale, com’è, per la vita, il sopprimere deliberatamente sé medesima”. Lo scorpione allude a una divisione originaria, allo spuntare di quell’aculeo torturatore che è la coscienza di esistere, che “si placherà finalmente nel perfetto, eguale, simmetrico cristallo della morte”.

Non sappiamo cosa sia rimasto dei sessanta scorpioni dopo l’esperimento sadiano d’istigazione al suicidio di Lloyd Morgan, se non le lacrime santimoniose del darwinista. Ma le annotazioni dell’esperimento di Solmi, più accurate, riportano il dettaglio decisivo di quella “gocciola spanta di umore vitale” che aureola la sagoma dell’animale ormai fatto emblema. E se fosse un emblema rinascimentale, nessun motto potrebbe accompagnarlo meglio della formula degli Astronomica di Manilio che Luigi Aurigemma scelse come epigrafe a un suo vecchio libro (Il segno zodiacale dello Scorpione nelle tradizioni occidentali): lacrimis radiatus Scorpios, lo Scorpione irraggiato di lacrime.

Il Foglio, 7 gennaio 2017

 

Written by Guido

gennaio 10, 2017 a 12:38 PM

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