Posts Tagged ‘Alessandro Zaccuri’
Alessandro Zaccuri su “Mistica senza Dio” di Fritz Mauthner
Si cerca di fare il giro più largo, ma poi è sempre lì che tocca fare tappa. In Mitteleuropa, nell’inquieto primo Novecento: nel tempo e il luogo in cui la modernità si trasfigura, rivoluzionando le tradizioni conosciute e istituendone di nuove, prima fra tutte la psicoanalisi. È un’epopea contraddittoria e fastosa, di cui crediamo di conoscere bene ogni antieroe, ma che può ancora riservare incontri sorprendenti.
Come quello con Fritz Mauthner, morto nel 1923, a 74 anni, dopo aver portato a termine una serie di opere ambiziose, tra le quali spicca l’imponente Storia dell’ateismo in Occidente che il lettore italiano può consultare online sul sito dell’Uaar. Esatto, l’Unione atei e agnostici razionalisti, quelli che non perdono occasione per polemizzare con la Chiesa. Ma attenzione, perché Mauthner non fu un ateista «prêt-à-penser» come quelli che vanno per la maggiore oggi. Più incline alla complessità che alla semplificazione, si definiva «miscredente devoto». Leggi il seguito di questo post »
Alessandro Zaccuri su “Nuove metamorfosi di Tristano”
Lo scrittore Luigi Santucci, che ne fu il traduttore italiano, ricordava di essersi imbattuto nell’Amore e l’Occidente in circostanze che, se non proprio romanzesche, appaiono comunque del tutto intonate al capolavoro di Denis de Rougemont (1906-1985). Il libro era stato pubblicato in Francia nel 1939, dopo che l’autore – un intellettuale svizzero all’epoca poco più che trentenne – lo aveva dettato in pochi mesi alla moglie. Santucci lo scoprì nel 1944, durante la sua esperienza di partigiano, «nel castello di una principessa, in Canton Ticino», se ne impossessò, lo studiò, decise di tradurlo. Niente di strano, non fosse che L’Amore e l’Occidente tratta appunto di castelli e cavalieri, di re e regine, e quindi, in un certo modo, anche di principesse. La tesi di De Rougemont è semplice quanto affascinante: quello che viene comunemente considerato l’amore romantico, l’amour passion, non è altro che la declinazione moderna di antichissime credenze gnostiche, tornate alla luce nel Medioevo attraverso l’eresia catara e distillate nella poesia dei trovatori, oltre che nelle leggende del ciclo bretone. Campioni di questo desiderio che non può mai ottenere soddisfazione, e che si esalta anzi in virtù degli impedimenti, sono l’infelice Tristano e la bionda Isotta.
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