Guido Vitiello

Posts Tagged ‘Andrea Orlando

La giustizia delle vittime. Cronaca di una notte insonne

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snoopy-my-mind-gets-to-wanderingQuando la notte penso alla giustizia, non mi addormento più. Ogni volta ce n’è una nuova, e l’ultima mi toglie il sonno da ormai una settimana. L’11 settembre, a margine di un incontro alla Festa dell’Unità di Firenze, un cronista ha chiesto al ministro Orlando un commento sull’ennesimo strascico del caso Marta Russo. Lui se n’è astenuto, salvo enunciare il principio generale che la vicenda gli pare suggerire: “Bisogna ragionare su come costruire un rapporto tra chi ha commesso il reato e la vittima”. Possibile? Io ero certo che il caso sollevasse il problema opposto, ossia come spezzare quel rapporto e impedire che il ruolo delle vittime e dei loro parenti produca effetti perversi sullo Stato di diritto. Che avrà voluto intendere, il ministro? O era sovrappensiero e ha detto la prima frase che gli passava per la testa? Il sonno, intanto, era perso. D’altronde la questione dei parenti delle vittime è antica quanto il più antico dei processi, quello effigiato sullo scudo di Achille, lì sta il confine tra vendetta e giustizia, come pretendere di venirne a capo in una notte? Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

settembre 20, 2015 at 10:10 am

La sfinge della responsabilità civile (1987-2015)

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sphinx001 amazing stories v1 # 4In un racconto di Poe, “La Sfinge”, un uomo vede dalla finestra un mostro terrificante, più imponente di una nave da guerra, che discende sul pendio di una collina. Scopre poi che si trattava di una sfinge testa di morto, una farfalla piuttosto inquietante ma pur sempre una farfalla, che si arrampicava su un filo di ragno. Solo per via di un’illusione ottica gli era apparsa così grande da oscurare la collina. Più mi appassionavo al dibattito sulla responsabilità civile dei magistrati, più mi tornava in mente questo racconto. Vezzi letterari, dirà qualcuno: non era più semplice evocare la montagna che partorisce un topolino? E no, qui bisogna aver cura di scegliere bene i simboli, tanto più che la battaglia sulla responsabilità civile, si può dire, non vive che di quelli. È così oggi, e in fondo era così anche nel 1987, l’anno del referendum tradito. Tutto sta a capire che uso si fa delle armi simboliche.

Ho ripreso in mano l’utilissimo Storia di un referendum di Raffaele Genah e Valter Vecellio. Uscito un mese dopo la vittoria del sì, il libro ricostruiva la campagna referendaria e includeva un’antologia del dibattito dell’epoca. Molte pagine danno un brivido di déjà-vu degno di un racconto di Poe. Il fronte del no agitava già allora le stesse sfingi testa di morto gabellate per mostri: il richiamo ricattatorio ai giudici che rischiano la vita, il sospetto di una vendetta orchestrata dai ladri (i politici) contro le guardie, lo spettro del giudice intimidito dall’imputato ricco, le profezie sul collasso dei tribunali, la denuncia lacrimevole di un clima punitivo. I difensori del sì erano più cauti sugli effetti di un’eventuale legge, ma altrettanto persuasi del suo valore di simbolo: era l’occasione per aprire una discussione nazionale sul ruolo del magistrato e sui confini dell’azione giudiziaria. Uno scontro simbolico quanto si vuole, ma con gli stendardi ce le si dava di santa ragione. Andò a finire come sappiamo, ma fu se non altro un grande momento di verità. Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

marzo 8, 2015 at 4:11 PM