Posts Tagged ‘Marta Russo’
I, the Jury. De Cataldo a Venezia (Mani bucate, 16)
Con un bel titolo spaccone da romanzo di Mickey Spillane – “Io, giurato” – Repubblica ha presentato lunedì il diario del magistrato-scrittore Giancarlo De Cataldo sui suoi giorni al festival di Venezia. Niente noiose incombenze tribunalizie, niente motivazioni da depositare, lo smoking al posto della toga, film non tutti esaltanti ma comunque più spassosi di una sfilata di testimoni, periti e imputati, Sam Mendes a presiedere l’assise, bellezze come Nina Hoss e Gemma Arterton che ti aspettano in camera di consiglio. Eppure, ci vuole ben altro per mandare in vacanza la deformazione professionale. Alla fine, come si sa, hanno premiato un film filippino su una donna che si è fatta trent’anni di carcere per un omicidio di cui era innocente, una storia ambientata nel 1997. “Aspettiamoci critiche. Un mio vecchio capo diceva: quando una sentenza scontenta tutti, allora è giusta”. Leggi il seguito di questo post »
La giustizia delle vittime. Cronaca di una notte insonne
Quando la notte penso alla giustizia, non mi addormento più. Ogni volta ce n’è una nuova, e l’ultima mi toglie il sonno da ormai una settimana. L’11 settembre, a margine di un incontro alla Festa dell’Unità di Firenze, un cronista ha chiesto al ministro Orlando un commento sull’ennesimo strascico del caso Marta Russo. Lui se n’è astenuto, salvo enunciare il principio generale che la vicenda gli pare suggerire: “Bisogna ragionare su come costruire un rapporto tra chi ha commesso il reato e la vittima”. Possibile? Io ero certo che il caso sollevasse il problema opposto, ossia come spezzare quel rapporto e impedire che il ruolo delle vittime e dei loro parenti produca effetti perversi sullo Stato di diritto. Che avrà voluto intendere, il ministro? O era sovrappensiero e ha detto la prima frase che gli passava per la testa? Il sonno, intanto, era perso. D’altronde la questione dei parenti delle vittime è antica quanto il più antico dei processi, quello effigiato sullo scudo di Achille, lì sta il confine tra vendetta e giustizia, come pretendere di venirne a capo in una notte? Leggi il seguito di questo post »
Non ci fanno, ci sono. De Cataldo e l’ideologia dei magistrati
Non chiamiamola faccia di bronzo, per quanto forte sia la tentazione, e quella falsa saggezza tutta inquisitoria secondo cui a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca lasciamola alle anime grigie e incattivite. Resta però il problema di spiegare in qualche altro modo fenomeni curiosi come l’indignazione civile di Ilda Boccassini per le intercettazioni pubblicate sui giornali, il richiamo alla serietà rivolto ai media qualche mese fa da Antonio Ingroia per la “kermesse” scatenata intorno al caso Ciancimino, le doglianze dei pm del processo Meredith per l’intollerabile “pressione mediatica” e la “Caporetto dell’informazione”. Sembra di capire che per certi magistrati il vento dei media sia buono o cattivo a seconda che soffi in poppa o schiaffeggi la prua. Qualcosa non torna, ed è lo stesso qualcosa che non tornava già nel caso Tortora, grande prova generale dei tempi nuovi. Dopo l’assoluzione in appello, quand’era in corso la campagna referendaria per la responsabilità civile dei magistrati e l’immagine della Procura di Napoli certo non rifulgeva, un giudice si lagnò con i giornali perché “quel maledetto processo” aveva turbato il “buon modo silenzioso di amministrare la giustizia”. Leggi il seguito di questo post »
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