Guido Vitiello

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La cabala dei devoti. Molière, Garboli e Tartufo

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Schermata 2014-11-16 a 15.43.37Lasciatemi, vi prego: spenderò i prossimi mesi chiuso nella mia stanza in compagnia di Molière, rileggendo il poco che ho letto e leggendo tutto il resto. I contatti con i miei simili si ridurranno a qualche mancia allungata dall’ombra ai consegnatori di pizze a domicilio. Non che voglia scimmiottare il misantropo Alceste (Laissez-moi, je vous prie è la sua prima battuta), ma non vedo altra scelta dopo aver letto questa frase di Cesare Garboli: “Spesso mi chiedo che cosa ne sarebbe di tanta mitologia culturale contemporanea, se esistesse oggi un provocatore della stessa forza comica di Molière”. Dunque l’ho sempre avuta sotto gli occhi, la chiave, e mi ostinavo a cercarla per angoli bui. Era qui, in questo breve articolo del 1986 intitolato “Come ridere di Lacan?”, uno dei testi di Garboli che Carlo Cecchi ha raccolto per Adelphi in Tartufo. Con il suo personaggio più nero, diceva Garboli, Molière ha creato un archetipo; non già dell’ipocrisia, come per lo più si ritiene, ma del potere intellettuale e spirituale quando nasce dal risentimento e dalla frustrazione. Tartufo è prete, politico e psicoanalista in un sol uomo; è il curatore d’anime, il guaritore di nevrosi e il diplomatico sopraffino; ma è anche l’attore che porta a un grado eroico la malafede congiunta all’intelligenza, l’arci-impostore che illumina suo malgrado l’impostura generale, l’incantatore di famiglie perbene che semina scandalo “nel quieto e mortale teatro di tutti i giorni”, lo spirito intimamente servile che per spadroneggiare deve richiamarsi agli interessi del Cielo. Il cielo della religione, nel Seicento di Molière; oggi il cielo della cultura e del prestigio intimidatorio che conferisce ai suoi sacerdoti. Intorno al 1968, mentre traduceva Tartuffe, Garboli conobbe Lacan in casa di amici e subito fiutò, dietro l’uomo, l’archetipo. Si ritrovò sotto il naso una strana varietà di Tartufo e capì che, proprio come Molière, non aveva l’obbligo di prenderlo sul serio: “Quale mutilazione può essere più orribile di quella che ci vieta di ridere di ciò che è comico?”. Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

novembre 16, 2014 at 3:50 PM