Guido Vitiello

Posts Tagged ‘José Saramago

In terra caecorum. Racconti dal regno dell’oscurità

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L’epica è invenzione di un cieco, sarà per questo che è così difficile vederci chiaro. I suoi confini sono alquanto nebbiosi: che cosa deve avere, un racconto, perché si possa definirlo epico? Concilii di dèi e discese al regno dei morti, cataloghi di navi e descrizioni di scudi? Si potrebbe almanaccare all’infinito. Ma se accettiamo di andare a orecchio, un buon criterio c’è: un racconto epico lo si riconosce, infallibilmente, al suono del suo incipit. Apriamo due libri gemelli che quasi di certo non sanno della loro parentela. Il primo è Cecità di José Saramago: “Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell’omino verde”. A orecchio, non è epica: il lettore si trova scaraventato senza troppi riguardi in mezzo a una strada, al semaforo, in un mondo con cui fatica a prender confidenza. E quando vedrà gli abitanti di questo mondo sprofondare nell’universale cecità, ci metterà un po’ a capire che la cosa riguarda anche lui. Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

agosto 9, 2011 at 10:33 am

Il gattopardo di Schrödinger. Alfonso Berardinelli e il romanzo

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Dovete avere almeno ottant’anni, una veneranda canizie e magari un Nobel nel curriculum per potervi permettere, come José Saramago nel 2004, di intitolare un romanzo Saggio sulla lucidità senza che l’editore vi sguinzagli contro una muta di Dobermann inferociti. Le cose, infatti, girano per lo più nel verso opposto: voi vi presentate, che so, con sotto braccio il dattiloscritto di un diligente trattato di geologia, e l’editore fa i salti mortali pur di scrivere sulla quarta di copertina che è “un saggio che si legge come un romanzo”; se poi nel vostro trattato si fa menzione della morfologia dei fiordi, la fascetta editoriale aggiungerà “che si divora come un noir scandinavo”. Tutto deve prender forma e figura di romanzo: in hoc signo vinces. Si può dedurne che il romanzo scoppia di salute, che è anzi una minaccia per le altre specie viventi dell’ecosistema letterario. Ma questo smentirebbe il tristo annuncio che sentiamo risuonare, ciclicamente, da tre generazioni: il romanzo è morto (come d’altro canto Dio, l’autore, la modernità e le mezze stagioni). A chi prestare fede? Per parte mia, mi piace pensare che il romanzo sia vivo e morto allo stesso tempo, come il gatto di Schrödinger, protagonista di un celebre paradosso della meccanica quantistica che ogni umanista travisa alla sua maniera, a seconda di quanto siano pallidi e lontani i suoi incontri con la scienza. Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

aprile 28, 2011 at 10:41 am