Uffici stampa, vi amo
Io sono innamorato di tutti gli uffici stampa che promuovono i libri per le case editrici, e questa è la mia dichiarazione d’amore. Non è un lavoro facile, il loro, e qualche maligno potrebbe perfino insinuare che non si discosta troppo da quello del vecchio venditore di enciclopedie, che ti si piantava in casa a metà mattinata e affabilmente ti persuadeva a comprare i primi sette volumi da A-Au a Im-Lul, con l’augurio che vivessi abbastanza a lungo da poter un giorno consultare (tu, o i figli dei tuoi figli, indebitandosi) la voce “Zweig, Stefan”. Ma è un paragone ingeneroso: a me gli uffici stampa ricordano piuttosto quei corteggiatori pieni d’inventiva che, pur di attaccare bottone, devono in tutta fretta escogitare un pretesto che non sembri smaccatamente un pretesto, qualcosa di meno scoperto di “Scusa, sai l’ora?” o di “Hai per caso da accendere?”. E proprio per questo ne sono innamorato: perché mi danno l’occasione, risarcitoria e lusinghiera, di stare una volta tanto sull’altro versante della grande muraglia adolescenziale, nel ruolo della gattamorta un po’ restia che sa benissimo dove i compagni di scuola vogliono arrivare con tutte quelle moine, ma si gode lo spettacolo. Gli espedienti sono inesauribili, innumerevoli i trucchi e le lusinghe. Si tratta di compilarne un primo inventario sentimentale, ed è per questo che a ciascuno dei corteggiatori e delle corteggiatrici editoriali dedico il titolo di un film più o meno classico. Continua a leggere su Internazionale.
Geniale, come sempre d’altronde! Una curiosità: la corte marziale e il plotone sono stati ufficialmente destituiti? Sappia che il sottoscritto, sarà perché è un po’ sadico, ne sente molto la mancanza.
J.A. Happolati
dicembre 5, 2013 at 3:29 PM