Guido Vitiello

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Filologia Alleniana/2. Traduzioni fedeli per coppie infedeli

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La maledizione di Babele, la confusione delle lingue, si è abbattuta su tutti gli usi della parola, ma si è accanita con più ferocia su alcuni: tra questi, forse nessuno ne è uscito malconcio come il motto di spirito. Per un umorista, constatare che le proprie battute sono intraducibili equivale a scoprire su di sé i segni certi della cacciata dall’Eden; ma quando un Witz si lascia traghettare con agio da una lingua all’altra, ecco che spira per qualche istante miracoloso l’euforia pentecostale di chi crede di aver riacciuffato la lingua parlata da Adamo prima della Caduta.

Nelle mie vesti di fondatore di una disciplina orgogliosamente inutile, la Filologia Alleniana, mi preme illustrarvi un caso di lingua adamitica parzialmente recuperata che compare in una delle opere maggiori del Maestro, Io e Annie (Annie Hall, 1977). Si tratta di un dialogo domestico tra Alvy (Woody Allen) e Annie (Diane Keaton) dopo che questa è rincasata dalla sua prima seduta di psicoanalisi:

Annie: Well, she said that I should probably come five times a week. And you know something? I don’t think I mind analysis at all. The only question is, ‘Will it change my wife?’
Alvy: Will it change your wife?
Annie: Will it change my life?
Alvy: Yeah, but you said, ‘Will it change my wife?’
Annie: No I didn’t. I said, ‘Will it change my life, Alvy?’
Alvy: (to audience) She said, ‘Will it change my wife?’ You heard that, because you were there. So I’m not crazy. Leggi il seguito di questo post »

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marzo 5, 2010 at 7:59 PM

Appunti per un’Orestiade Alleniana

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Appena ho saputo che Oreste Lionello se n’era andato, confesso, la mia mente è corsa alla fatale domanda, che mi era già balenata decine di volte quand’era ancora in vita: chi doppierà, d’ora in poi, Woody Allen? Chi non ha pensato lo stesso, scagli la prima pietra.

A tal punto mi sono affezionato al doppiaggio di Lionello che nelle mie maratone alleniane mi piace tuttora alternare le versioni originali a quelle italiane. E compararle; perché sono vistosamente diverse, come dimostra un semplice esercizio di collazione. Non si tratta, badate, di discrepanze banali dovute all’esigenza di volgere nella nostra lingua battute intraducibili o frasi idiomatiche: c’è molto di più, e di più interessante.

Invoco pertanto da questa tribuna la fondazione di una cattedra di Filologia Alleniana, che sappia sviscerare la questione come merita; e nel frattempo, nel mio piccolo, faccio quel che posso – cioè, nientemeno, porre le basi della erigenda disciplina. Le divergenze, mi pare, si possono raggruppare in tre grandi famiglie. Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

febbraio 24, 2009 at 4:31 PM