Archive for the ‘Trattati bonsai’ Category
Dal diario di un pazzo (bollettino dal fronte occidentale)
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il pazzo in questione non è clinicamente pazzo, ma il consensus gentium sulla sua pazzia è così generalizzato – al di qua e al di là dell’Atlantico – che andrebbe incluso, per acclamazione, tra i quattrocento e più casi censiti dal Dsm (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), a proposito del quale vi rimando al numero di Internazionale in edicola questa settimana. Da qualche mese Massimo D. Sapienza lavora alla Banca Mondiale, a Washington DC. Quella che vi presento è una sua singolarissima corrispondenza “dal fronte”, da uno dei bersagli più esposti alla minaccia terroristica. Risale ai primi di agosto, ma mi sembra perfetta per il terzo anniversario dell’11 settembre.
Mi sembrano tuttavia necessarie due precisazioni: la prima è che il pazzo, come molti pazzi, è anche un genio. Ve ne accorgerete frugando nelle sue pagine web. La seconda è che, per quanto la corrispondenza in questione possa prestare il fianco a qualche lettura vagamente noglobal e antiamericana, Massimo D. Sapienza è il liberale più liberale che io abbia mai conosciuto. Più liberale di me. Tanto per dirne una, fino a qualche tempo fa sul suo sito c’era una foto-santino di Milton Friedman. “Date un matto ai liberali”, scriveva Mario Ferrara sul Mondo di Pannunzio, nel maggio del 1951. Finalmente siamo stati esauditi! Detto questo, buona lettura (con promessa di tornare presto a scrivere). Leggi il seguito di questo post »
Io son nomato Pippo e son poeta
Vi siete mai imbattuti ne L’inferno di Topolino (1949), “sinfonia allegra” di Walt Disney sulla falsariga della prima cantica dantesca, verseggiata da un ispiratissimo Guido Martina? Spero per voi di sì. E comunque, qualora non vi si fosse confitta nella mente fin dalla tenera infanzia, eccovi la memorabile terzina d’esordio:
Io son nomato Pippo e son poeta
Or per l’inferno ce ne andremo a spasso
Verso un’oscura e dolorosa meta…
Nel fumetto la terzina era stampata con un carattere che rendeva pressoché indiscernibili le maiuscole dalle minuscole; così è capitato che qualche bimbo (e bimba, di mia conoscenza) concludesse che Nomato era il nome proprio e Pippo il cognome… Leggi il seguito di questo post »
Il delitto perfetto (quello vero) e i platonici dell’Aula Bunker
“La discussione critica (o dibattito razionale), com’è intesa da Popper, appare per certi aspetti simile a un dibattimento all’interno di un processo”, scrive un giovane studioso di filosofia del diritto, tale Giovanni Scattone, nel suo prezioso volumetto Due filosofie della libertà.
Il “libercolo” – così lui stesso lo ha definito una volta, con un understatement mandarinesco che credevo scomparso dal pianeta – raccoglie due monografie: la prima dedicata per l’appunto a Karl Popper, il tipetto canuto che per avventura si trova ad essere la mascotte del mio sito, nonché propugnatore della società aperta; la seconda a un altro grande pensatore liberale e libertario scomparso di recente, Robert Nozick, il teorico dello Stato minimo.
Ehi, un momento… Scattone che scrive su Popper e Nozick? Ma non ce lo avevano dipinto come un impenitente discepolo di Friedrich Nietzsche, un guappo superomista, uno spiritato adoratore della “magnifica divagante bionda bestia, avida di preda e di vittoria”? E invece no. Fanfaluche. Si dà il caso che il nostro sia un mite filosofo d’impronta lato sensu analitica, intento a coltivare orticelli assai poco scompigliati come l’epistemologia e la teoria della razionalità. Misteri del circo mediatico-giudiziario. Leggi il seguito di questo post »
All’Avana i treni arrivano puntuali
Avvertenza: l’autore di questo post da bambino è stato stuprato da un cosacco. Che dico: da alcuni cosacchi. Da un branco ululante di cosacchi stivaluti e infoiati, che prima di portare i loro cavalli ad abbeverarsi alle fontane di San Pietro hanno pensato bene di abusare di un nemico del popolo, un liberaluccio spaurito e implume all’apparenza innocente che nondimeno intralciava oggettivamente il corso dialettico della storia. Ora conoscete la psicogenesi del mio anticomunismo “viscerale” (essendo noto a tutti che l’anticomunismo è una ben strana patologia, un’idée fixe da neurotico ossessivo sotto cui, gratta gratta, spunta immancabilmente un trauma della prima infanzia). Detto questo, let the show begin. Leggi il seguito di questo post »
Sul copyright del Sommo Necrologio: Dio è morto
Qualche tempo fa Il Foglio ha ospitato una dottissima querelle – che è durata lo spazio d’un mattino – sul “copyright della dipartita dell’Essere Supremo”. Dio è morto, su questo siamo tutti d’accordo. Ma chi ne ha stilato per primo il necrologio? Friedrich Nietzsche? Francesco Guccini? Woody Allen? (Nella scena finale della commedia Dio – nel volume Citarsi addosso – il deus ex machina cala sulla scena e rimane strangolato dal filo del suo meccanismo… segue un memorabile scambio di battute. Diàbete: “Dio è morto”. Dottore: “Aveva la mutua?”). Leggi il seguito di questo post »
Persuasori occulti o poeti incompresi?
Quando un poeta s’innamora, s’innamora di un nome, e solo in subordine della donna corrispondente. A suo modo, è una forma di feticismo… vien da pensare al caustico aforisma di Karl Kraus: “Sotto il sole non c’è persona più infelice del feticista, che brama una scarpa da donna e deve accontentarsi di una donna intera”. Ecco: al poeta basta il nome, la donna in carne e ossa è un optional fastidioso e per lo più deludente. Il nome, invece, ama ripeterlo ad nauseam sfidando la pazienza del malcapitato lettore. Qualche critico letterario d’estrazione psicoanalitica, se ricordo bene, ha ribattezzato questa “perversione” libido vocativa. Leggi il seguito di questo post »
Perché non possiamo non dirci raeliani
Oggi vi parlerò di una questione che tiene il mondo con il fiato sospeso: la questione raeliano-palestinese… proprio così, non è un refuso, avete letto bene.
Forse non sapevate che per disposizione degli Elohim – gli extraterrestri creatori dell’universo – spetta allo Stato di Israele il compito di garantire ai raeliani il terreno su cui edificare l’Ambasciata, in vista del Grande Atterraggio. Tutto sta a convincere il governo di Tel Aviv. A questo scopo, a partire dal 1991 i capi del culto ufologico hanno inondato di lettere le autorità israeliane, chiedendo un lotto di terreno a Gerusalemme. Hanno anche fatto presente che, in caso di rifiuto, “gli Elohim ritireranno la loro protezione al popolo di Israele”.
La richiesta, ahimé, non ha avuto seguito, con grande pregiudizio per i destini del Medio Oriente e dell’umanità intera. Certo è che i raeliani non brillano per accortezza e tatto diplomatico, se si pensa che il loro simbolo (poi cambiato, fortunatamente) era… una svastica dentro la stella di Davide! Una scelta quanto meno infelice, nell’era del logo.
Dove ho letto tutte queste cose? Nel piccolo (ottanta pagine circa) e prezioso volumetto di Susan J. Palmer, I raeliani, pubblicato da Elledici nella collana Religioni e Movimenti, diretta da Massimo Introvigne. Leggi il seguito di questo post »
In Vespa con Reinaldo Arenas per le vie dell’Avana
Il titolo più appropriato per questo post sarebbe Un pomeriggio con la zia… ma volete mettere? Qualcuno potrebbe immaginarsi un quadretto crepuscolare fatto di tè con pasticcini, pappagalli impagliati, fiori in cornice e altre “buone cose di pessimo gusto” da salotto gozzaniano. Qualche altro, più smaliziato, penserebbe piuttosto a classici della commedia boccaccesca come l’immortale Grazie, zia, o ancora Grazie… nonna (in cui, accanto a Edwige Fenech, compariva un giovanissimo Giusva Fioravanti), o infine Le dolci zie e Con la zia non è peccato, copie tardive e degeneri dell’archetipo samperiano del 1968. Ma sareste fuori strada: niente di tutto questo. Il mio “pomeriggio con la zia” è stato all’insegna di vecchi compagni di battaglia di Ernesto “Che” Guevara, scrittori cubani in esilio, ex guerriglieri passati alla militanza democratica e molta altra varia umanità. Leggi il seguito di questo post »
I misteriosi meriti dell’asino
Volete disintossicarvi da una malsana passione per la lettura? Non servono gruppi di self help o terapie dei “dodici passi” per bibliomani anonimi. Basta leggere questo brano dell’insigne anglista Mario Praz. La dipendenza dai libri vi passerà di colpo e irreparabilmente, sostituita da un non meno malsano disgusto. Non ricordo l’occasione in cui fu scritto, né l’opera da cui è tratto, ma il tono è talmente terroristico che possiamo ribattezzarlo, per comodità, il Comunicato n.1:
“Una sola cosa è veramente necessaria. Bisogna conoscere moltissimi libri. Tutta la letteratura inglese, francese, russa, italiana, spagnola e tedesca, in primo luogo: anche quei minori, senza i quali non si apprezza il profumo di un’epoca. Ma come si possono ignorare i greci e i latini? Senza Omero e Pindaro, Virgilio e Ovidio, Apuleio e Agostino, non si capisce assolutamente nulla della letteratura occidentale. E la Bibbia? E il ‘Corano’ e le ‘Mille e una notte’ e gli storici arabi? E la letteratura persiana, che insegna a ciascuno di noi l’arte della mistica e quella della metafora? E il Tao, i romanzi taoisti e la Murasaki, che ci apprendono il dono supremo, quello del Vuoto?”. Leggi il seguito di questo post »