Posts Tagged ‘Giuseppe Civati’
Malattia melodrammatica
Può capitare che la frase giusta sia pronunciata dalla persona sbagliata, nel momento sbagliato e con l’intendimento sbagliato. La risposta che il capo brigatista Mario Moretti diede a Sergio Zavoli, che gli domandava con quale animo avesse affrontato i momenti prima dell’uccisione di Aldo Moro, è probabilmente uno di questi casi: “È difficile in un paese come il nostro, abituato al melodramma, spiegare la tragedia”. Se in Germania il sequestro Schleyer da parte della Raf apparve subito in una luce tragica – tanto che in un film girato a caldo, Germania in autunno, l’archetipo portante era l’Antigone di Sofocle – in Italia anche al caso Moro abbiamo adattato gli schemi più familiari del melodramma: la vittima tenuta ostaggio da barbari aguzzini, che testimonia nella sofferenza la sua virtù, smascherando viltà e macchinazioni dei vecchi compagni di partito. A questa consuetudine antica – Gramsci parlava di “malattia melodrammatica” – la storica Carlotta Sorba ha appena dedicato un libro prezioso, Il melodramma della nazione. Politica e sentimenti nell’età del Risorgimento (Laterza). Prezioso, perché mette in ordine e in prospettiva tratti più o meno latenti della vita pubblica italiana, dal culto della vittima all’onnipresenza delle lacrime all’ostentazione virtuosa dell’indignazione. Leggi il seguito di questo post »
Gli Happy Days di Berlinguer. Sul vintage politico (e su Renzi)
La nostalgia di Berlinguer non è cosa nuova a sinistra, ma aveva raggiunto livelli di guardia all’ombra incombente delle primarie e chissà che non si rinfocoli per il trentennale della morte, l’11 giugno 2014, ora che per alcuni si è aggiunto un altro lutto da elaborare. Lo spettro benevolo e ammonitore del Segretario si aggira un po’ ovunque di questi tempi, non solo nelle invocazioni di Gianni Cuperlo, sfortunato custode della nicchia dei Lari di partito, o nelle memorie d’infanzia di Giuseppe Civati, che alla morte di Berlinguer lega il proprio battesimo politico. Aleggia sul romanzo di Francesco Piccolo Il desiderio di essere come tutti, ispira il monologo teatrale di Eugenio Allegri Berlinguer. I pensieri lunghi come pure il graphic novel Arrivederci, Berlinguer di Elettra Stamboulis e Gianluca Costantini. Paolo Rossi, nel suo ultimo spettacolo, dialoga con il portabandiera della “questione morale” per informarlo della miseria amorale in cui siamo precipitati, e a fine agosto, a Venezia, Mario Sesti e il musicista Teho Teardo lo avevano omaggiato con il breve film La voce di Berlinguer. Leggi il seguito di questo post »
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