Guido Vitiello

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Turpitudini: Roberta De Monticelli e il pool “anime pulite”

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La custodia della propria anima – hanno ragione i Vangeli – è impresa più snervante delle pulizie di casa: tu fai una fatica ingrata per cacciar via a colpi di ramazza uno spirito immondo, ti distrai un attimo e quello si ripresenta mezz’ora dopo con sette altri demoni a imbrattarti i muri e gettare cicche per terra. Ma quanto si deve alloggiare bene, nell’anima linda di una filosofa morale studiosa di Agostino e di Platone! Parquet rilucenti dove si cammina con le pattine, niente televisori o altre diavolerie moderne, terrazzino con vista sul Mondo delle Idee, mensole dove stanno poggiate come anfore antiche le più sublimi maiuscole – la Virtù, la Giustizia, il Bene, il Bello – da spolverare di tanto in tanto con un piumino. Certo, c’è il problema degli inquilini del piano di sotto, che fanno un baccano infernale. Ma alla filosofa non è consentito tapparsi le orecchie: suo dovere è scendere in soccorso di quella gente grossa e triviale, perché – per dirla in parole semplici – “la fenomenologia ci chiede la massima fedeltà non solo al dato, ma alla sua essenza intuitiva, al suo eidos: e per coglierne la peculiare qualità assiologica negativa, il peculiare disvalore – non c’è verso – bisogna soffrire fino in fondo”. Ha sofferto tanto, Roberta De Monticelli, per scrivere, dopo La questione morale, La questione civile (Raffaello Cortina), per compilare la sua Antologia della Turpitudine (sic) e avviarci agli “esercizi spirituali del disgusto”.

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dicembre 10, 2011 at 2:08 am

Faccia a faccia tra un grande e un piccolo uomo

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C’è un documento straordinario, seminascosto nell’archivio di RadioRadicale, che merita di essere portato un po’ più alla luce. Si tratta del faccia a faccia del novembre 1984 tra Toni Negri ed Enzo Tortora, candidati entrambi dal Partito Radicale (il primo alle politiche del 1983, il secondo alle europee del 1984) nel quadro della battaglia per la “giustizia giusta” e contro i tempi interminabili della carcerazione preventiva.

I fatti sono noti: Toni Negri, mancando a tutte le promesse fatte, scappò in Francia, dove ricorse alla Dottrina Mitterrand per fare il latitante d’oro (e di Stato). Di chi restava nelle patrie galere – cioè di quelli per cui aveva promesso di battersi – si disinteressò, ma in compenso scrisse molti libri. Enzo Tortora rinunciò all’immunità parlamentare e si consegnò pubblicamente alle forze dell’ordine, per tornare agli arresti (domiciliari, stavolta) e da lì condurre la sua battaglia, culminata nel grande referendum del 1987 per la responsabilità civile dei magistrati.

Vittorio Pezzuto, autore del libro definitivo su Tortora, Applausi e sputi, ricostruisce il retroscena del faccia a faccia, che fu possibile grazie all’intraprendenza del giornalista Gigi Speroni, il quale – per la mediazione dell’allora capogruppo radicale alla Camera Francesco Rutelli – riuscì a mettersi in contatto con il latitante. Leggi il seguito di questo post »

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ottobre 12, 2010 at 4:21 PM