Guido Vitiello

Posts Tagged ‘Gianfranco Fini

La fabbrica dei divi politici

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Star is born 2Scacciare in malo modo tutti i demoni, da bravo monaco del deserto, ma lasciare aperto uno spiraglio per quello che Mallarmé chiamava il demone dell’analogia, l’unico da cui si possa ottenere qualche buon favore. Come precetto religioso non vale granché, ma usato con giudizio dà i suoi frutti. Rivedendo giorni fa A Star is Born, la versione del 1937 di un film rifatto più volte nei decenni successivi, c’era una scena che continuava a ricordarmi insistentemente qualcos’altro, ma che cosa? La scena è quella in cui Janet Gaynor, nel ruolo di una ragazza di campagna che tenta la fortuna a Hollywood, è circondata da esperti degli studios in camice bianco che le disegnano sopracciglia di ogni foggia, le allargano la bocca per studiare le potenzialità del suo sorriso, la cospargono di ciprie e di rossetti. Ha l’aria di un piccolo martirio, di un pigmalionismo da laboratorio, ma d’altronde nella Hollywood degli anni d’oro la trasformazione della donna in diva era un processo ascetico e crudele, degno di un racconto di Wedekind, o – come ha suggerito Jeanine Basinger in un bel libro che ne descrive le tappe, The Star Machine – di un mercato delle schiave arabo del decimo secolo. Leggi il seguito di questo post »

Il dolce stil fico. Breve trattato sul cool

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Cavalcare la tigre del mondo moderno è impresa che può richiedere, all’occorrenza, qualche compromesso. Ancora alla fine degli anni Ottanta, chi avesse cercato in libreria una copia de Il Mistero del Graal di Julius Evola, il cavaliere nero dell’estrema destra esoterica, si sarebbe trovato tra le mani un alieno sbarcato chissà come nell’orbe editoriale, non privo di un suo charme extraterrestre: un libro lustro e bianchissimo, in copertina una spada scabra conficcata nella roccia, il titolo in rosso fuoco e nero scritto con certi caratteracci tetragoni, a un tempo primitivi e militareschi, che riuscivano nel prodigio di evocare in un colpo solo le piramidi azteche e i prodotti dell’emporio dei carabinieri. Chi però avesse cercato lo stesso libro nel 1995, dopo il restyling delle Edizioni Mediterranee, lo avrebbe trovato irriconoscibile, certo meglio acclimatato sul banco del libraio ma anche sperso nella folla anonima degli altri volumi: copertina di cartoncino grezzo color crema, tutta dissimmetrie disposte ad arte in un vezzoso e calcolato disordine da Feng shui, tinte quasi tenui, un calice d’oro al posto dello spadone celtico, prefatori affabili e conversevoli, e soprattutto caratteri sottili, sempre più sottili, in una rincorsa un po’ affannata al minimalismo imperante. Evola, di punto in bianco, era diventato “cool”. Leggi il seguito di questo post »

Written by Guido

luglio 10, 2011 at 11:52 am