Guido Vitiello

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Teologia delle copertine

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Io-AmoL’idea che non si possa giudicare un libro dalla copertina è una pericolosa eresia, da contrastare con tutte le armi dell’apologetica. Inclina per un verso al docetismo – l’esteriorità di un volume è degradata a mera apparenza, fantasma, come le spoglie mortali di Cristo – e per altro al nestorianesimo, postulando due nature distinte, la copertina e i fascicoli delle pagine, tenute accidentalmente assieme da una costola. E invece l’esterno e l’interno di un libro sono, per l’ortodossia, un’unica ipostasi. Forte delle conclusioni del mio privato concilio di Calcedonia, rivendico il diritto di giudicare il nuovo libro del teologo laico Vito Mancuso dalla copertina, dove su campo bianco un cuore stilizzato fa da apostrofo rosso tra le parole Io e amo. Sottotitolo: Piccola filosofia dell’amore. È un libro che si annuncia piccolo, obietterà qualcuno, non facevi prima a leggerlo? Lo so, ma volevo mettere alla prova un altro caposaldo della mia erigenda teologia della cultura, il dogma che postula l’infallibilità di Gad Lerner ex cathedra televisiva nel reclutare e magnificare le eminenze di quello che chiamerei il pensiero grigio, o stinto. Leggi il seguito di questo post »

Il teorico del sessantanove. Il Kamasutra di Marshall McLuhan

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Ci sono quelli che hanno fatto il Sessantotto e quelli che hanno fatto il Sessantanove, diceva Alberto Arbasino, ed è una distinzione che mette in chiaro molte cose. Serge Gainsbourg apparteneva alla seconda categoria. Le barricate del maggio parigino preferì seguirle in televisione da una stanza dell’Hotel Ritz perché, confessò, lì almeno c’era l’aria condizionata. Ma non disertò l’avvento dell’anno successivo, il 1969 appunto, e anzi volle salutarlo cantando a duetto con la sua nuova fiamma Jane Birkin la benaugurante 69 année érotique. Il 45 giri uscì a febbraio. A marzo dell’“anno erotico”, appena un mese più tardi, sul paginone centrale di Playboy si poteva ammirare una ventiduenne del New Jersey di nome Kathy MacDonald, una bionda tutta lentiggini e frangetta morbidamente adagiata su un lenzuolo giallino disseminato di fumetti di Dick Tracy e di Charlie Brown. A Gainsbourg sarebbe piaciuta, non c’è dubbio, e con lui a tutta l’allegra brigata del Sessantanove. Ma per gli adepti del Sessantotto quella dea dell’abbondanza sorridente e rotondetta con la sua cornucopia di comics e rotocalchi era l’incarnazione di tutto quel che dicevano di combattere, una Circe insidiosa e maliarda sulle rotte dell’Ulisse rivoluzionario. Leggi il seguito di questo post »