Archive for the ‘Carcere’ Category
Abolire le prigioni (e trasformarle in monasteri)
Diceva Altiero Spinelli che il carcere è una “piccola società cenobitica”, un monastero che impone al detenuto un insieme di regole ascetiche. L’ultimo capitolo di Abolire il carcere, il libro di Luigi Manconi, Stefano Anastasia, Valentina Calderone e Federica Resta pubblicato da Chiarelettere, ripercorre le tappe di questo perverso noviziato. Si comincia con la matricola, la perquisizione in ogni possibile orifizio, la visita medica, l’abbandono dei segni dell’identità precedente (documenti e oggetti personali), una fase che trova il suo corrispondente monastico nella spoliazione e nella tonsura. Poi si è accompagnati alla cella, non dal priore e dalla comunità dei confratelli, ma da uno stuolo di poliziotti. Comincia allora una vita di preghiera, che in carcere prende la sinistra forma burocratica della “domandina”, la richiesta da compilare e da inoltrare ai numi dell’autorità penitenziaria per ottenere l’accesso ai benefici più elementari. I tre voti religiosi – castità, povertà, obbedienza – sono anch’essi sfigurati in caricatura; specie l’obbedienza, che si traduce nella mimica servile della buona condotta, in un’umiltà affettata dietro la quale (cito ancora Spinelli) “può fiorire una orrida vegetazione di risentimenti, di cattiverie e di pervertimenti”. Leggi il seguito di questo post »
Come divenni anarchico giocando a Monopoly
Perdere una partita a Monopoly contro dei bimbi agguerritissimi e spietati che non sanno nulla di mercato immobiliare ma che dimostrano comunque di saperci fare più di te può essere istruttivo; specie quando un lancio di dadi sfortunato ti porta dritto dritto in prigione. Passi un turno, due turni a fissare le mosche sul soffitto della cella, finalmente ne esci, ma ecco che dal mazzo degli Imprevisti peschi la carta sbagliata e torni difilato dietro le sbarre. Non lo avresti mai detto, ma sei tecnicamente un recidivo. E mentre appassisci nella tua casella di cinque centimetri per cinque cominci a covare un pericoloso risentimento verso quei marmocchi con il senso degli affari che nel frattempo riscuotono le rendite dei loro lussuosi alberghi a Parco della Vittoria. Ti guardano con virtuosa sarcastica indignazione, sghignazzano tra di loro i pusillanimi, e tu che ti credevi una persona tranquilla ti scopri a pensare: sapete che vi dico? Ora mando all’aria il tabellone, e vediamo chi ride ultimo. Leggi il seguito di questo post »
Ultimo treno per la giustizia
Va a finire – non sarebbe la prima volta – che il più savio di tutti è un vecchio matto con gli occhi spiritati da sciamano e la coda di cavallo. Marco Pannella sta offrendo, con i referendum, il biglietto per l’ultimo treno. Non certo l’ultimo treno per Berlusconi, che non ha più neppure il passaporto, e il cui potente salvacondotto si è rivelato fantomatico più dell’arma segreta di Hitler. No, il fischio del capostazione annuncia l’ultimo treno per la riforma della giustizia, il solo salvacondotto che conti per l’Italia, il “grande veicolo” su cui salire tutti. L’ultimo, si badi: non ci saranno a breve altre partenze, e a quel punto toccherà farsela a piedi, e ci vorranno anni o decenni. Non si annuncia come un viaggio comodo: la destinazione è incerta, le rotaie dissestate, il percorso disseminato di strettoie, ponti scricchiolanti e carcasse lasciate a marcire sui binari. Ma è la sola via possibile, o almeno la più realistica. Perché se è vero, come ha scritto Angelo Panebianco, che un potere forte e unito (la magistratura) non si lascerà mai riformare da un potere debole e diviso (la politica), ne consegue che l’unica flebo per iniettare in tempi brevi vigore e legittimità al potere cagionevole è un mandato popolare inequivocabile. Leggi il seguito di questo post »
Piccolo contributo alla campagna radicale per l’amnistia
Gli albi di Arkas sono pubblicati in Italia da Lavieri.
Uomini in gabbia? Qualche argomento per l’abolizione delle carceri
Quando si tratta di trovare soluzione ai problemi della vita associata, la specie umana oscilla inspiegabilmente tra genialità e dabbenaggine. Abbiamo inventato i viaggi in aeroplano, ma solo di recente siamo arrivati a concepire il trolley, i cui presupposti tecnici (recipiente di qualche tipo più ruota) c’erano già nel tardo Neolitico. Sono ormai le immagini satellitari ad avvisarci delle piogge imminenti, ma per ripararci non siamo riusciti a immaginare di meglio dell’ombrello, un utensile tutto spunzoni, impiccioso e potenzialmente omicida. Allo stesso modo, abbiamo edificato sistemi giuridici sontuosi e raffinati, ammirevoli per saggezza e capacità di accomodarsi alla varietà delle faccende umane, ma al momento di applicare la pena siamo ancora fermi al più grossolano dei rimedi: sbattere i nostri simili in gabbia. I posteri – sempre che il mondo non sia destinato a diventare una vasta prigione a cielo aperto – si meraviglieranno, c’è da giurarci, di questa lampante contraddizione. La scienza giuridica è giunta a distinguere con sottigliezza i diversi gradi della responsabilità, a codificare le sfumature dell’imputabilità, a delimitare i confini esatti del reato. Ma al momento di punire si va all’ingrosso: che ci sia colpa o dolo, che sia un delitto di sangue o un reato fiscale – sempre in gabbia si va a finire, e per il resto è solamente affare di computo d’anni o di mesi. Leggi il seguito di questo post »
Piccola biblioteca garantista
Nelle prossime settimane si parlerà molto di giustizia, processi e magistrati. Si parlerà molto meno, temiamo, di carceri e detenuti (l’unica emergenza davvero non prorogabile). Ho pensato così di fare cosa gradita condividendo qui buona parte del mio scaffale garantista. Ce n’è per tutti i gusti: autori di destra e di sinistra (per quanto mortificante sia la distinzione per bande), liberali e radicali, socialisti e comunisti, qualche berlusconiano riluttante. Ci sono giornalisti di testate vicine al governo e altri che scrivono per giornali accanitamente antigovernativi, come l’Espresso o Repubblica. Libri vecchi e nuovi, in commercio o da scovare in qualche mercatino. Grandi scrittori e uomini di legge, giuristi di chiara fama e storici, polemisti e saggisti. Protagonisti (loro malgrado) di noti casi giudiziari e anche qualche grande classico, perché non si dica che siamo il paese di Verri e Beccaria ma che poi non ci scomodiamo a leggerli. Non tutti gli autori sono garantisti, non tutti lo sono sempre e non tutti lo sono egualmente per tutti gli imputati. Non tutti i libri mi piacciono, ma in ciascuno ho trovato qualcosa di buono o di utile. Una sola cosa li accomuna, ed è il mio scaffale. Leggi il seguito di questo post »
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