Posts Tagged ‘Salvatore Settis’
Non sono un rottamatore, sono un rottame
Ogni volta che m’imbatto nella coppia Settis-Montanari ripenso a una frase di Amore e guerra di Woody Allen: “E c’erano il vecchio Grigorij e suo figlio, il giovane Grigorij. Stranamente il giovane Grigorij era più vecchio del vecchio Grigorij. Nessuno riusciva a capire come fosse andata”. Il duo, con la sua miscela combustibile di estremismo senile e senilismo estremo, sta lanciando gloriosi fuochi d’artificio nei cieli della campagna referendaria – il vecchio Grigorij che scrive una lettera esagitata a Napolitano, rimestando nella broda cospiratoria su JP Morgan come un teenager grillino, e viene da questi pubblicamente sbeffeggiato con signorile, diabolica eleganza; il giovane Grigorij che risponde all’affronto e suona il trombone militare in difesa del vecchio Grigorij, vantandone il prestigioso curriculum e le due lauree ad honorem in giurisprudenza (abbondandis in abbondandum!). Ma non è in nome della giovinezza che darò il mio voto, è in nome di considerazioni perfino più senili di quelle che ispirano il novantunenne Napolitano. Considerazioni semplici al limite della banalità, prudenti al limite del conservatorismo e sconsolate al limite della rassegnazione. Leggi il seguito di questo post »
Salvatore Settis e la sua orchestra
Non è impresa da poco metter su un’orchestra, specie se si ha l’ambizione di fare grande musica. E la Costituzione è come un bellissimo spartito, lo disse Giuseppe Tesauro quando fu eletto presidente della Consulta. Rimpiango quindi di non aver fatto studi musicali, perché in queste cose non ci s’improvvisa, non è materia da strimpellatori. Pensate solo alla perizia che ci vuole per raggiungere il delicato equilibrio della sezione degli ottoni, così da coprire tutta l’estensione delle voci, dalle più squillanti alle più gravi e pompose: il corno, la tromba, il trombone, il basso tuba, il Salvatore Settis. Non è impresa da poco, ma esiste un’altra via? “La Costituzione spartito di libertà” era il titolo di un incontro musicale organizzato l’anno scorso dal gruppo di Don Ciotti, con il cantautore Gianmaria Testa e con Caselli (Gian Carlo, non Caterina). Ma la Carta non è musica leggera. I temerari che hanno tentato di metterla in canzonetta – da Claudio Baglioni, che gorgheggiò sui principi fondamentali e donò il brano a Repubblica, con tanto di lettera dedicatoria a Ezio Mauro, a Shel Shapiro, che riuscì a far suonare i primi undici articoli più o meno come Stasera mi butto di Rocky Roberts – non hanno avuto fortuna; né è riuscito a far di meglio Gherardo Colombo, animatore dell’ala giovanile del conservatorio costituzionale, tra la musica balcanica dei concertoni del primo maggio e gli spettacoli con il rapper Piotta. Leggi il seguito di questo post »
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