Guido Vitiello

Posts Tagged ‘Barbara Spinelli

Citare a vanvera

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citvanvUn po’ di scienza allontana da Dio, molta riconduce a lui. Pare che l’abbia detto Louis Pasteur, ma non ci metto la mano sul fuoco perché non sono riuscito a rintracciare la fonte. E proprio questa prudenza, questa circospezione, questa pavidità filologica mi colloca infallibilmente nel vasto gregge dei Citazionisti Mediocri. Lo siamo un po’ tutti, noi che di tanto in tanto agghindiamo i nostri discorsi con qualche bella formula presa a prestito qua e là. Ma sopra le nostre teste, nell’aria purissima, volteggiano i superuomini della citazione, i Citazionisti Sublimi, quelli che hanno compreso che un po’ di citazioni allontanano dall’Arte, ma raffiche di citazioni sparate più o meno a caso riconducono trionfalmente ad essa. Anzi, costituiscono una forma estetica a sé, quella che il poeta Giovanni Raboni battezzò «la nobile arte di citare a vanvera», per la quale si dovrebbe istituire uno speciale premio annuale: le Virgolette d’Oro. Sul podio, come vedremo, finirebbero per lo più giornalisti. Ma facciamo un po’ d’ordine. Leggi il seguito di questo post »

Lo Stato e l’Antistato. Nascita di una mitologia

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cartolina colore duelloL’opera dei pupi è cancellata, con grande disappunto dei pupari e di chi era già pronto ad applaudirli. Rinaldo non duellerà con Rodomonte, Napolitano non dovrà incrociare le spade con Riina. Era tutto sceneggiato con minuzia, per il debutto nel teatrino del Quirinale: cuntami ‘u cuntu della trattativa, non già tra i paladini di Carlomagno e i saraceni, ma tra lo Stato e la mafia. O meglio, come suggerivano i professionisti dell’allegoria, tra il capo dello Stato e il capo dell’Antistato. Ma che cos’è l’Antistato? Confesso di non raccapezzarmici. La parola ronza spesso nel dibattito pubblico, e vedo che ha una storia secolare: a frugare negli annali la si trova riferita ai partiti rivoluzionari, ai gruppi anarchici, al crimine organizzato, alle associazioni segrete; la si potrebbe inseguire fino ai primi anni Venti, quando la usarono, con intendimenti opposti, Benito Mussolini e Lelio Basso. Leggi il seguito di questo post »

Lo stupro della Costituzione. Barbara Spinelli e Sade

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FemminicidioIl 12 ottobre scorso, quando Libertà e Giustizia e altre associazioni convocarono a Roma il Pride dei feticisti della Costituzione – iniziativa encomiabile, perché ogni forma dell’erotismo umano deve poter esprimersi alla luce del sole – il cartello di un manifestante mi colpì al punto che nove mesi dopo son qui ancora a pensarci. Diceva così: “Lo stupro della Costituzione è femminicidio”. Lì per lì mi spinse a meditare sulla misteriosa Legge di Agglutinazione delle Scemenze, sulla facilità cioè con cui esse si combinano a formar grappoli e altre insolite figure, quando invece si fatica tanto a mettere insieme due o più idee intelligenti. Le cronache recenti offrono buone illustrazioni di questa legge maligna: c’è il deputato grillino Sibilia che paragona Gaza al Senato sotto le bombe renziane; e c’è Barbara Spinelli che associa in modo non meno allucinatorio la sentenza del processo Ruby all’eccidio di via D’Amelio. Ma è anche per altre vie, più dirette, che l’articolo della Spinelli sul Fatto quotidiano del 23 luglio mi ha riportato alla mente quel cartello feticista, e precisamente per la chiusa in cui stabilisce un’analogia tra Sade e Berlusconi, tra libertinismo e sprezzo delle regole, sotto il titolo: “Chi oltraggia la natura ora riscrive la Costituzione”. La Carta come novissima Justine nelle mani dei libertini, sul punto di essere stuprata. Leggi il seguito di questo post »

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luglio 26, 2014 at 8:42 PM

Attenti a quei P2. Contro gli azionisti di provincia

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AttentiP2Quando sento la parola P2 metto mano alla P38, e capirete bene che in giorni come questi i miei pruriti di giustiziere sfiorano la pericolosa soglia Taxi Driver. Ma è prudente tenersi i colpi in canna e spostare l’appuntamento con il barbiere per il taglio alla moicana, perché a quanto pare attorno al Piano di rinascita democratica di Matteo Renzi si prepara la battaglia finale, l’Armageddon tra lo Stato e l’Antistato, o più esattamente, come ha scritto Sandra Bonsanti in una pagina allucinata sul sito di Libertà e Giustizia, tra Berlingueriani e Piduisti. Ora, l’argomento dell’ispirazione piduista delle riforme – all’incirca di tutte le riforme – è usato così spesso che ci siamo abituati a considerarlo una cosa normale, accettabile in società, una cosa di cui persone sane di mente possano seriamente discutere. Ma sappiamo bene che non è così, è un’illusione ottica indotta dal fatto che a spararle grosse non è solo la nursery dei grillini o dei travaglini, ma anche gente alfabetizzata come Franco Cordero, Barbara Spinelli, giù fino a Roberta De Monticelli. Nei termini teologico-esoterici che gli sono più congeniali, Zagrebelsky parla di un “piduismo perenne”, e Lerner (che a questo giro si è sganciato dalla compagnia) di una “eterna P2 abbarbicata al potere italiano”: entrambi omaggiavano nell’occasione un libro della Bonsanti, Il gioco grande del potere, che a detta di Carlo De Benedetti dovrebbe essere adottato nelle scuole, così anche i piccini saprebbero che la P2 regna tuttora. Ma una puttanata ripetuta cento volte, foss’anche da personaggi emeriti, diventa tutt’al più un’emerita puttanata, e volerla ammannire addirittura agli scolaretti non fa onore a gente che vive con l’assillo della pedagogia nazionale e della riscossa civile degli italiani. Leggi il seguito di questo post »

L’estasi di Santa Barbara e l’antimafia devozionale

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Badessa

Due sono le categorie di persone per le quali si ricorre, quasi di prammatica, all’ossimoro “dire l’indicibile”: i mistici e i sopravvissuti di Auschwitz. Da oggi dobbiamo aggiungerne una terza, i magistrati del processo sulla trattativa, che – lo ha detto domenica Barbara Spinelli a un incontro del Fatto quotidiano in loro sostegno – “cercano di dire l’indicibile”. Che cosa accomuni l’inchiesta palermitana alla Shoah è difficile a dirsi, ma è pur vero che Travaglio chiama il processo “la Norimberga italiana” e usa l’epiteto “negazionisti” per quanti mettono in dubbio l’impianto dell’accusa. Più misteriosa ancora è l’analogia tra la rivelazione giudiziaria degli arcani di Stato e le estasi di una Maria Maddalena de’ Pazzi, ma anche qui c’è materia per qualche congettura. L’ipotesi più semplice conduce al tardo stile profetico di Barbara Spinelli, che scrive ormai come una Simone Weil all’acqua di rose (o all’acqua di Bose) componendo arditi intrecci teologico-politici tra cui spicca, nell’ultimo libro Il soffio del mite, l’accostamento tra Berlusconi e la seconda bestia dell’Apocalisse giovannea. Anche sul palco del teatro Golden di Palermo, dove sedeva, in tenuta da badessa, tra Padellaro e Travaglio a mo’ di bue e asinello, ha voluto esordire con le parole di Isaia e chiudere con quelle di Pilato al sinedrio. Leggi il seguito di questo post »

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gennaio 19, 2014 at 1:09 PM

Gli arrabbiati d’Italia. Sul nuovo libro di Mauro Mellini

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RiccioLa sagoma di un riccio dal dorso irto di aculei, e sotto il frammento di Archiloco così caro a Isaiah Berlin: “La volpe sa molte cose, ma il riccio ne sa una grande”. Ecco come immagino lo stemma araldico del grande club dei monomaniaci, degli ossessionati, dei rimuginatori di un’idea fissa. Derideteli quanto volete, ma quando la “cosa grande” che sanno è una cosa che le volpi ignorano o tralasciano, c’è solo da esser grati alla loro ispida pertinacia. Il ramo del club a cui sono stato ammesso da novizio, quello degli ossessionati dalla giustizia, vanta tra i suoi decani Mauro Mellini, ed è precisamente la chiave giudiziaria a rendere prezioso il suo ultimo libro, Gli arrabbiati d’Italia. Storia di una democrazia dei malumori (Bonfirraro). Mellini usa il richiamo agli enragés del padre Jacques Roux, rivoluzionari più fanatici perfino dei giacobini, per comporre una genealogia di quell’intreccio di ragioni, risentimenti e vaneggiamenti che abbiamo preso l’abitudine di chiamare, in mancanza di meglio, antipolitica. Leggi il seguito di questo post »

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gennaio 5, 2014 at 1:38 PM

Vedo la gente morta. Una fantasia sartriana

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988873_10152252508832018_577713253_nLa verità, sconsolante quanto si vuole, è che non siamo pronti per Matteo Renzi: né io né voi. Come quei convalescenti che si affezionano al letto d’ospedale e che trovano conforto nel rigirarne e sprimacciarne all’infinito il cuscino, sappiamo in astratto che dovremo alzarci, che prima o poi saremo dimessi, ma abbiamo bisogno di indugiare ancora un poco sulle vecchie diatribe, sulle vecchie scaramucce, sulle vecchie ragioni d’incazzatura. E così, quando un amico mi ha segnalato che giovedì al Teatro San Genesio di Roma c’erano Caselli e Ingroia a presentare il loro libro Vent’anni contro, e che con loro c’era pure Travaglio, e che era previsto perfino Camilleri, ero così ringalluzzito che ho perso il conto dei piccioni e delle fave, sono montato sul primo autobus e ho occupato un posto da habitué con la migliore vista sul palco. Non mi aspettavo di sentire niente di nuovo, solo pezzi di repertorio e standards, le care atrocità di sempre. Suonala ancora Antonio, suonala ancora Marco: per me. Sono stato esaudito, come quelli che vanno ai concerti degli Inti Illimani. Tutte le hanno dette, che Brusca è il padre della bicamerale, che l’attentato a Costanzo era un segnale di Cosa nostra per forzare la discesa in campo di Berlusconi, e poi l’amico Falcone, il mio maestro Borsellino, l’agenda rròssa, la trattativa indicibile, e i pezzi dello Stato che usano Riina come un burattino, e l’ambiguo Napolitano, e siamo tutti con Di Matteo, e teniamo alta la tensione della lotta alla mafia, e non lasciamoli soli (in coda, tra gli applausi, un paio di bis su Borsellino). Leggi il seguito di questo post »

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dicembre 14, 2013 at 1:12 PM

Psicoanalizzare Repubblica. Barbara S. e l’Uomo dei merli

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AvXBDT6CIAQ4gvWNon temo il Berlusconi in sé, temo il Berlusconi in me. E più ancora temo il Berlusconi in certi editorialisti di Repubblica, dove si è annidato in modi che l’antica demonologia avrebbe catalogato senza indugi come possessione, predisponendo i riti e le formule del caso. Ma già che l’esorcismo non è più di moda, occorrerà affidarsi al suo moderno surrogato, la psicoanalisi. Solo nella Vienna del primo Novecento, dobbiamo riconoscerlo, circolavano ingegni in grado di illuminare i documenti clinico-giornalistici che abbiamo potuto leggere in questi giorni, ad opera di pazienti che non sfigurerebbero accanto ad Anna O., all’Uomo dei topi o al piccolo Hans. Ne sottopongo due all’attenzione del lettore.

1. Vedo Silvio. Il primo caso è quello di Francesco M., ma possiamo anche chiamarlo il piccolo Franz o l’Uomo dei merli. Dal suo editoriale del 22 ottobre: “Fabio Fazio sembrava Ghedini e Maradona Berlusconi. E il pubblico televisivo più colto d’Italia applaudiva il reato di evasione, che offende la disperazione del Paese impoverito, proprio come la corte eversiva del Cavaliere celebra la frode fiscale davanti al tempio di Palazzo Grazioli”. Come il lettore avrà intuito, siamo in presenza di un caso di incipiente psicosi allucinatoria. Nell’Interpretazione dei sogni (cap. VII, par. C: “L’appagamento di desiderio”), Freud ne riportava la genesi a uno stato primitivo dell’apparato psichico in cui si è in grado, in assenza dell’oggetto desiderato, di allucinarne la percezione. In altre parole la psiche del piccolo Franz, non potendo elaborare l’assenza di B. e la sua uscita di scena, ne ricrea l’immagine anche dove di tutta evidenza non c’è, per esempio in un ex calciatore argentino di mezza età. Lo stesso fenomeno, c’è da ipotizzare, si sarebbe verificato se gli avessero messo davanti uno spaventapasseri, uno scimpanzé bonobo in doppiopetto o una sedia vuota. Il caso è del tutto analogo all’episodio di Vedo nudo di Dino Risi in cui Nino Manfredi allucinava donne nude a partire da qualunque stimolo, anche da una coppia di bottiglie (“Sono due donne nude con un tappo in testa”). Si raccomanda un lungo riposo. Leggi il seguito di questo post »

La più bella del mondo. Sui feticisti della Costituzione

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PsychoFloresIl rapporto di Libertà e Giustizia, MicroMega e affini con la Costituzione ricorda da vicino quello di Norman Bates con l’anziana madre in Psyco: un feticcio incartapecorito che li scruta dai piani alti dell’antica dimora, e a cui si volgono con un misto di devozione filiale e sottomissione masochistica. Davanti alla vecchia impagliata con le orbite vuote non sanno che dire, ammirati: “Sei la più bella del mondo, mamma”. La più bella e la più giovane, e guai a insinuare che forse la signora Bates mostra qualche segno di decomposizione: “La Costituzione in questi anni è stata ben viva”, si legge nell’appello della manifestazione “La via maestra”, convocata per oggi a Roma. E questa mamma incombe come un Super-Io ammonitore “di fronte alle miserie, alle ambizioni personali e alle rivalità di gruppi spacciate per affari di Stato”. Freudianamente, il quadro è chiaro. Leggi il seguito di questo post »