Posts Tagged ‘Carlo Emilio Gadda’
Cordero for dummies
La prosa di Franco Cordero si può veramente definire una guerra illustre contro il Tempo, e per questo lo leggo e lo rileggo con la stessa malsana avidità con cui mi soffermo davanti alle vetrine di finti mobili antichi. Il suo comò di più recente fattura, “Il berlusconismo visto dalla Luna”, esposto nei saloni di Repubblica giovedì 3 settembre, è una squisitezza per noi amanti del kitsch antiquario. A far da ossatura c’è il solito periodare da storiografo latino, diciamo pure un Sallustio rifatto da un telegrafista (“cortigiani di lungo corso cambiano cautamente divisa – stop – oligarchi della pseudosinistra baciavano la pantofola berlusconiana – stop – ex comunisti garantiscono intangibili i fondamenti del conflitto d’interesse – stop – manovre camerali lo riqualificano aprendogli la via d’una doppia rivincita – stop”). Su questo solido legno romano antico si stende il piallaccio di un bel secentismo da anonimo manzoniano, un centone così persuaso di sé che forse non sa neppure di essere un centone – l’Italicum che è “monumento d’insigne furberia”, la corruzione berlusconiana che “sapeva d’epidemia cinquecentesca (morbo gallico o ispanico)”; a far da vezzoso ornamento, infine, qualche tocco del Gadda satirico, quello di Eros e Priapo, ma come essiccato di ogni umor nero e ridotto alla moltiplicazione degli epiteti (Re Lanterna, Berlusco Magnus, l’Olonese). Cosa volete di meglio, per la divertita pacchianeria del vostro salotto? Cosa aspettate a presentarvi all’asta? Leggi il seguito di questo post »
L’invasione degli ultracorpi letterari
Il modello occulto della società letteraria italiana è L’invasione degli ultracorpi. Non so chi abbia depositato nottetempo i baccelloni, ma di tutta evidenza è Roma l’epicentro del fenomeno e non escludo che i nuovi marziani abbiano scelto, per abitudine, il galoppatoio di Villa Borghese. Tutto si svolge nel segno della parodia. Ogni personaggio, stile, maniera o istituzione letteraria a cui un tempo si poteva riconoscere un prestigio, una dignità, una ragion d’essere storica, è stato sostituito proditoriamente da un replicante più o meno ben congegnato. Chiunque abbia occhi per vedere (e tempo per prestarli alle cronache) lo constata facilmente, e pazienza se, come il protagonista del film di Don Siegel, il suo destino sarà di non essere creduto.
Parodie di scrittori che ronzano intorno a parodie di premi letterari o si accalorano senz’ombra di ironia per parodie di polemiche (cos’altro era, l’affaire Cordelli?). Riviste che sono fin dal nome replicanti di riviste estinte (l’operazione marziana sarà compiuta quando nasceranno anche Lacerba 2, La Ronda 2 e Il Politecnico 2). Critici-baccelloni che compilano serissime parodie di canoni. Poeti neoavanguardisti che non passerebbero il test di Turing. Parodie di scrittori maledetti e parodie di narratori popolari, parodie di engagés e parodie di dégagés, parodie di neoterici e parodie di dialettali. Scampati ai marziani, ai trifidi e ai diafanoidi ci troviamo a lottare contro nuove creature aliene, i pasolinidi e i balestrinidi e i nanobianciardi e i gaddamutanti e gli ultrafofi. Mentre scrivo, un manipolo di replicanti sta per radunarsi al mare per un festival parodistico fin dall’annuncio (“Scrittrici e scrittori confinati per sei giorni sull’isola di Ventotene, a scontare il loro privilegio: essere scrittrici, essere scrittori. Condannati a esercitare il dono supremo dello sguardo”). Il vecchio mondo delle lettere è svanito per consunzione, ma svanendo ha lasciato nell’aria, fluttuanti, delle sagome vuote, delle pose cristallizzate, dei calchi entro cui sono potuti crescere i baccelloni spaziali. Leggi il seguito di questo post »
La soldatessa va a Bayreuth
Dobbiamo a Ennio Flaiano, in una pagina su Riusciranno i nostri eroi… (1968), il film conradiano di Ettore Scola, la rivelazione del ruolo assegnato all’italiano nel grande disegno dell’universo:
«L’italiano, nella sua qualità di personaggio comico, è un tentativo della natura di smitizzare se stessa. Prendete il Polo Nord: è abbastanza serio preso in sé. Un italiano al Polo Nord vi aggiunge subito qualcosa di comico, che prima non ci aveva colpito. Il Polo Nord non è più serio. (…) La savana, la giungla, i grandi spazi dell’Africa: due italiani bastano a corromperli. “Dottore!”, “Ragioniere!”. Non rinunciano ai loro titoli, guardano i grandi spazi, vi si perdono, li percorrono senza convinzione, dubbiosamente, “Con lei in Africa non ci vengo più” eccetera. Quando due italiani si incontrano per caso all’estero, la loro prima reazione è un gran ridere. “Che fai qui?…” “E tu?”». Leggi il seguito di questo post »
“Tangheri! Macachi! Froci! Froci! Impotenti!”
Dopo le ultime spacconate viriloidi del nostro, sono certo che qualche amico letterato avrà pensato al Mussolini erotomane ritratto da Carlo Emilio Gadda in Eros e Priapo e alle sue adoratrici, l’uomo che “giunse a far credere a codeste osannanti di essere lui il solo genitale-eretto disponibile sulla piazza”, cosicché “elle videro in lui il padrone, il verro che si sarebbe vautré sul loro inguine fremente di attesa”, mentre gli altri maschi erano “poltroni impotenti” regrediti a “eunucoidismo femminilizzante”.
Sarebbe, però, un pensiero troppo alto. Il vero padre culturale di questa nostra destra è, di tutta evidenza, Lando Buzzanca. Leggi il seguito di questo post »
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