Posts Tagged ‘Concita De Gregorio’
Il corpo delle nonne. Tina Anselmi e la malafemmena (Mani bucate, 22)
Ci sono cimeli inaccessibili perfino alle mie mani bucate. Da anni inseguo lo spot che Paolo Pietrangeli girò per Rifondazione Comunista in occasione delle elezioni regionali del 2000. Tutto quel che ricordo è che c’erano dei bambini incolpevoli in uno studio, bombardati da scene di Roma città aperta e di Ladri di biciclette, indotti a riscoprire i valori della Resistenza e della Costituzione per mezzo di una “cura Ludovico” di Rossellini e De Sica, così da disintossicarsi dal berlusconismo e, suppongo, dalle merendine. Posso sbagliarmi, posso esagerare, posso sovrapporre ricordi diversi, ma in quei pochi secondi c’era una delle chiavi per capire le guerre sulla bellezza dell’ultimo ventennio (già che l’Italia si giustifica solo come fenomeno estetico, le battaglie ideologiche sono spesso battaglie estetiche sotto falso nome). Uso bellico del vintage politico-cinematografico. Neorealismo contro cinepanettone. Bianco e nero contro colore. Pasolini contro tutti. Autenticità (retorica della) contro artificio. Le rughe di Anna Magnani contro il botox delle soubrette, in quella strana cosa intitolata Il corpo delle donne. Su Concita De Gregorio la cura neorealista produsse effetti così lisergici da farle scambiare il loden di Monti per il cappotto rivoltato di Umberto D. – ah, come descriveva il povero presidente, con il suo “ufficietto sobrio” e la moglie che accorre con “la valigia di camicie pulite”! Leggi il seguito di questo post »
VolksWagner, o la caduta degli zebedei
Fuori l’Olimpo, dentro il Walhalla. Teseo, Antigone e il Minotauro rientrino pure negli spogliatoi, e si scaldino a bordo campo Wotan, Sigfrido e tutto il sindacato dei metalmeccanici nibelunghi che nelle viscere della terra assemblano Volkswagen. Dopo l’ubriacatura neoclassica dei giorni di piazza Syntagma è l’ora della cavalcata dei wagneriani: “L’oro falso del Reno”, commenta il Quotidiano Nazionale, annunciando la “caduta degli dei di Wolfsburg”; “Nel mondo dell’auto globale di massa, è quasi un Götterdämmerung, un wagneriano crepuscolo degli dei” (Repubblica); “La caduta del mito” (Zucconi, sempre su Rep.); “È la caduta degli dei. Non dall’Olimpo ma dalla Borsa di Francoforte” (Il Secolo d’Italia); “Volkswagen sembra uno scandalo più ‘tedesco’ perché ne ha scalfito il mito più grande, quello che ha ucciso anche Sigfrido: l’invulnerabilità” (La Stampa, che titola “La caduta degli dei dell’auto”). Marco D’Eramo, che è arrivato a Bayreuth senza prima aver smaltito tutto l’ouzo, prepara su MicroMega una specie di cocktail sincretista elleno-germanico: “Dalla Schadenfreude, passando per la Nemesi, non si può che finire nella Götterdämmerung”. E dove, sennò? In altre parti del mondo gli amministratori delegati si limitano a dimettersi, i titoli di borsa a crollare; ma dal cielo sopra Berlino son sempre dei che cadono, più frequenti degli acquazzoni. Un commentatore evocò la Götterdämmerung perfino per lo schianto Germanwings (a quanto pare è la stessa caduta dei gravi ad avere, in Germania, proprietà wagneriane più che galileiane).
Revival 1992. Guida per il feticista di Tangentopoli
Con regolarità di marea, le ondate nostalgiche si presentano dopo un ventennio. Lo ha accertato il sociologo americano Fred Davis, uno dei primi osservatori di quel fenomeno che passa sotto i nomi piuttosto irritanti di vintage, rétro o revival. Negli anni Settanta si guardava agli happy days dei Cinquanta, gli Ottanta rimpiansero i fabulous Sixties. È dunque perfettamente puntuale il revival degli anni Novanta che Sky sta alimentando intorno alla serie tv 1992, dedicata all’anno di Mani pulite. Seguirà, perché così vuole l’inesorabile legge storica, il recupero feticistico di tutti gli orrori di quel decennio, all’insegna di monosillabi non meno irritanti come camp, cult e trash. Ma poiché, ammonivano gli stoici, il destino guida chi lo asseconda e trascina i riluttanti, ho deciso di non opporre resistenza e di portare il mio contributo al vintage di Tangentopoli. Ecco i reperti che posso offrire all’asta. Leggi il seguito di questo post »
Recalcati è un agente segreto. Io so (ma non ho le prove)
Edmondo Berselli si divertiva a immaginare che nelle riunioni a via Solferino, quando i casi del giorno richiedevano un commento dotto e pensoso, la redazione del Corriere brancolasse nel buio finché una vocina esitante non tirava fuori, per il sollievo generale, il nome decisivo: “Magris?”. A Repubblica non hanno più in panchina l’asso absburgico, ma chissà che anche lì non si svolgano di quei conclavi. C’è un affare tenebroso, una madre infanticida, uno zio cannibale, una suocera licantropa, qualcosa insomma che imponga di scandagliare l’animo umano a profondità dostoevskiane inaccessibili a Michela Marzano. Si discute, ci si arrovella, si pondera, ci si dispera. Poi, tana libera tutti: “Recalcati?”. Ma non è necessario che le cronache offrano crudeltà favolistiche. Può accadere per esempio che un venerato maestro di Repubblica scriva un romanzo a base di isteriche viennesi, e che questo sia accolto nella (fu) nobile collana dei Supercoralli Einaudi. Da Largo Fochetti, dopo la fumata bianca, parte una telefonata: “Professore, ci psicoanalizzi Augias”. Leggi il seguito di questo post »
Dimenticare Corona
Bentornata, realtà. Non ci eravamo accorti che te ne fossi andata, ma bentornata lo stesso: ti uccideremo il vitello grasso. Fortuna che le grandi correnti spirituali del nostro tempo si diano convegno sulle colonne di Repubblica, e che lo Zeitgeist, pur soffiando dove vuole, abbia sempre la cortesia di inviare un suo refolo diplomatico dalle parti di via Cristoforo Colombo. E così, nella stessa congiuntura storico-destinale in cui Maurizio Ferraris riscopriva (o ribolliva) il realismo filosofico sotto il coperchio del “New Realism”, Concita De Gregorio dava nuovo lustro letterario al neorealismo, caduto in desuetudine dagli anni del boom economico e riconsacrato con il suo ultimo libro Io vi maledico. Il revival non riguarda lei sola, e anzi si può dire che – dal Corpo delle donne in poi – l’estetica neorealista è tornata in auge come strumento ideologico ed esorcistico.
New Realism e neo-neorealismo: si tratta, in entrambi i casi, di disporsi al salutare cozzo con la pietra d’inciampo della realtà, aggirata dai populismi mediatici. Che s’incanali per vie giornalistico-filosofiche o giornalistico-letterarie, la corrente profonda è una sola. Soltanto così si spiega come De Gregorio abbia potuto inaugurare un articolo sul rogo dei due senzatetto nel sottopasso di Roma, alla fine di gennaio, col monito sibillino: “Dimenticate per un momento Corona”. Il lettore candido si sarà chiesto: “Cosa diamine c’entra Corona? E soprattutto, chi ci stava pensando?”. Ma il lettore candido è candido proprio per questo: perché non capisce. Dimenticate Corona sta per pensate all’elefante, e una volta che ci avete pensato comparate quel mondo di apparenze mediatiche e mollezze sibaritiche con la sofferenza silenziosa che si consuma nei sottopassi della Realtà. Leggi il seguito di questo post »
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