Archive for the ‘Stampa’ Category
La fisica dei soliti stronzi. Un omaggio a Berselli
Bella promessa, solito stronzo, venerato maestro. Il cursus honorum dell’intellettuale italiano così come descritto da Berselli (sulla scorta di Arbasino) si arresta in genere alla seconda tappa. Ma la trasformazione da bella promessa in solito stronzo ha un elemento arcano e imponderabile. Per descriverla Berselli dovette ricorrere alla letteratura fantastica ottocentesca: Jekyll mutato in Hyde, il ritratto di Dorian Gray che vira verso una “insopportabile quanto prevedibilissima stronzaggine”. L’intuizione è preziosa, e per questo occorrerebbe farla uscire dalla fase prescientifica, condurla dal mondo del pressappoco all’universo della precisione: dall’alchimia trarre una chimica, o meglio una fisica dei passaggi di stato – solido, liquido, gassoso. Come si diventa soliti stronzi (SS), da belle promesse (BP) che si era? Leggi il seguito di questo post »
Slow Food, ideologia e cuisine vérité
Contro una civiltà che «eleva la macchina a modello ideale e comportamentale di vita», è necessario inocularsi «il vaccino di un’adeguata porzione di piaceri sensuali assicurati, da procurarsi in lento e prolungato godimento», e tutto ciò «per un progressivo quanto progressista recupero dell’uomo, come individuo e specie». Lo storico delle idee che dovesse compiere una perizia su queste parole tolte dal «manifesto programmatico» di Slow Food vi rileverebbe senz’altro qualche traccia del Marx dei Manoscritti, nonché di un buon numero di utopisti alla Fourier; in dose ancora maggiore, le nostalgie preindustriali di un Ruskin e il droit à la paresse di Lafargue, il tutto condito dal gergo contestatario della «riappropriazione» (che sottintende l’assai dubbia premessa che una serie di buone cose ci appartenessero, prima che il capitalismo piombasse come un rapace a portarle via). Ne concluderebbe che l’ideologia dell’organizzazione di Carlo Petrini è uno strano ibrido, in bilico tra antimodernismi di sinistra e di destra. In entrambi i casi, contro il corso della storia. Leggi il seguito di questo post »
Cose buone dal “Mondo”, II – Eutanasia e suicidio
Oggi, a margine del monologo di Saviano sul caso Welby, delle polemiche che ne sono seguite (più insulse del solito) sull’eutanasia e il diritto di scegliere la propria morte, il mio Qohelet Daily – il giornale composto unicamente di vecchi articoli – pubblicherebbe questo intervento di Guido Calogero, uno dei grandi filosofi italiani del secolo scorso. Uscì sul Mondo il 20 marzo del 1962 nella rubrica “Quaderno” che occupava il taglio basso della sedicesima e ultima pagina. A quanto apprendo, fu poi ripubblicato in Quaderno laico (Laterza, 1967), che raccoglieva il meglio della rubrica. Prosegue così lo scellerato progetto di ripubblicazione integrale, un articolo a settimana per i prossimi 830 anni, del Mondo di Pannunzio. Leggi il seguito di questo post »
Riceviamo (dall’oltretomba) e volentieri pubblichiamo
Ogni nuovo novembre che manda il cielo, puntuali come le migrazioni degli uccelli, arrivano gli articoli, le commemorazioni e le polemiche su Pier Paolo Pasolini. Sono sempre uguali, e (controindicazione farmacologica) possono indurre sonnolenza.
Ne pescherò qualche ipotetico brandello, come dall’intermittenza di un dormiveglia: «Intellettuale lucido e profetico, fu l’unico a intuire che… Oggi come non mai si sente la mancanza di una voce in grado di… Lo scandalo di Pasolini, la sua “bestemmia” consisteva nel… La disperata vitalità di… L’intuizione profetica del processo al Palazzo… La scomparsa delle lucciole, che… E nell’articolo dei capelloni, poi… Il discorso dell'”Io so”, dove accusava… Il senso del sacro di Pasolini, il suo arcaico cattolicesimo che… Comunista eretico, scomodo, osteggiato da… Denunciò l’omologazione del nuovo fascismo dei consumi… La sua omosessualità, il suo corpo, che i ragazzi di vita sottoproletari… E infatti a Valle Giulia… E invece sull’aborto…». Leggi il seguito di questo post »
Questo spiega tante cose
La frase di Plinio il Vecchio che ci hanno inculcato sui banchi di scuola – Non c’è libro tanto cattivo che in qualche sua parte non possa giovare – mi è sempre sembrata nel migliore dei casi un po’ ingenua, se non sfrenatamente ottimistica. D’altro canto, nel primo secolo dopo Cristo i libri erano ancora pochi, Moccia non era nato, e insomma era tutto più facile.
Oggi, però, mi sono dovuto ricredere: Plinio aveva ragione. Ho ripreso in mano un libro perfettamente inutile, comprato vent’anni fa ai Remainders di Piazza San Silvestro ai tempi dei grandi sconti di settembre (chi vive a Roma sa di cosa parlo) e, soprattutto, ai tempi in cui l’ingresso di un libro nuovo in casa non creava una catastrofe umanitaria restringendo ulteriormente lo spazio vitale. Leggi il seguito di questo post »
Chi ci ricorda?
“Richiuse cautamente la porta, nel cui spiraglio erano affluiti frenetici e avidi gli sguardi dei cronisti, aggrumati nel corridoio. Tra loro, rampante e schiumante come un purosangue capitato in una stalla di brocchi, era il Grande Giornalista. Dai suoi articoli, cui settimanalmente i moralisti di nessuna morale si abbeveravano, gli era venuta fama di duro, di implacabile; fama che molto serviva ad alzarne il prezzo, per chi si trovava nella necessità di comprare disattenzioni e silenzi”.
(Leonardo Sciascia, Il cavaliere e la morte)
L’ispiratore occulto di Pierluigi Battista
Pierluigi Battista a volte scrive cose giuste, a volte scrive cose sbagliate: come noi tutti, grosso modo. Qualcuno, però, sostiene che le scrive male.
Un professore di letteratura medievale, Claudio Giunta, si è preso la briga di analizzare l’ultimo libro di Battista, I conformisti (una raccolta di articoli sulle viltà degli intellettuali), anche dal punto di vista dello stile.
Lo ha trovato “giornalistico nel peggiore dei significati che l’aggettivo può avere”: iperbolico, ridondante, pieno di incisi e ammiccamenti, imprecisioni, metafore che fanno a pugni tra di loro, giochi di parole puerili, domande retoriche.
Soprattutto, c’è una figura che ricorre ossessivamente nello stile di Battista:
Buona parte dei suoi articoli è costruita sulle anafore, come i temi alle scuole medie o i discorsi degli assessori: «Come se davvero esistessero… Come se davvero esistessero…» (p. 10). «L’utopia è bella perché… È bella perché… È bella perché…» (p. 58). «Astenersi… Astenersi… Astenersi…» (p. 118). «Facciamo finta di… Facciamo finta di… Facciamo finta di…» (p. 145). Leggi il seguito di questo post »
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