Posts Tagged ‘David Lynch’
Sylvia North Unveiled. Su un enigma di “Mulholland Dr.”
Il 20 gennaio del 2002 The Observer, il domenicale del Guardian, ospitò uno strano gioco a premi. Da pochi giorni era uscito nelle sale Mulholland Dr., e molti si scervellavano nel tentativo di mettere in ordine i pezzi del rompicapo. Così il regista, David Lynch, aveva fornito al quotidiano una lista di dieci indizi in forma di domanda, ciascuno legato a un dettaglio del film a cui prestare speciale attenzione. In palio per la migliore interpretazione c’era un viaggio per due persone a Los Angeles, a visitare la vera Mulholland Drive. Questo era il terzo indizio, e la terza domanda:
Riuscite a sentire il titolo del film per cui Adam Kesher sta cercando l’attrice principale? È menzionato di nuovo?
La risposta, a un primo livello, era semplice. Il titolo è The Sylvia North Story, ed è menzionato due volte nel film. La prima, nella parte che secondo l’interpretazione dominante corrisponde al sogno di Betty/Diane, quando un macchinista annuncia “The Sylvia North Story, Camilla Rhodes, take one”; la seconda, nella parte finale, per bocca della stessa Diane: siamo al ricevimento in casa del regista Adam Kesher, e veniamo a sapere che è proprio sul set di The Sylvia North Story che Diane ha conosciuto Camilla; Diane sognava di fare la protagonista, ma il ruolo è andato all’amante/rivale. Leggi il seguito di questo post »
Annus Mirabilis. Il Guvi Book Award 2009
Caspita, che annata d’oro! Per una volta, sono soddisfatto delle mie letture. E con gran pena sono riuscito a distillare due Top 15 (Narrativa e Saggistica), una Top 10 “di settore” (Extravaganzas) nonché una Caienna dove scontano la loro condanna i tre libri più insulsi letti nel 2009. L’esortazione d’inizio anno, che rivolgo per primo a me stesso, è ancora una volta questa: non farti dettare le scelte di lettura dai calendari degli editori e degli uffici stampa, dal ricatto dell’attualità, dal regno dell’adulazione universale (il cui rovescio è il combattimento dei galli) che domina il cosiddetto giornalismo culturale, dalla pressione di compagnie e circoletti, spesso amabili, che fanno leva sul senso di vergogna. “Ma come, non hai letto Tal de’ Tali?”. Ebbene no, non l’ho letto, non lo leggerò mai: la vita è troppo breve. Siate crivellati di lacune, con lo stesso orgoglio che il nobile Gruviera ostenta nel vostro frigorifero. Leggete i classici, e seguite le vostre ossessioni ovunque vi portino. Tutto il resto è enciclopedismo, snobismo, accademia, fighettismo letterario, o soggezione alla “fama”: che è poco meno che vento.
Se non vi fidate di me, fidatevi di Jonathan Swift: “Dei settemila scritti attualmente prodotti in questa rinomata città, prima che il sole abbia compiuto la prossima rivoluzione, non resterà l’eco di alcuno”. O di Joseph De Maistre: “Ma una raccomandazione mi resta da farvi, Signora, ed è che, all’epoca in cui viviamo, è più che mai necessario di stare in guardia contro la riputazione dei libri, visto che il secolo che tramonta rimarrà sempre segnato nella storia come la grande epoca della ciarlataneria in tutti i campi, e soprattutto delle fame usurpate”.
E ora, le classifiche (compilate, per pigrizia, in ordine sparso, in una notte quasi insonne: perciò non è detto che il numero sette sia meno bello del numero tre, eccetera). Leggi il seguito di questo post »
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