Posts Tagged ‘Stanley Kubrick’
Da questa parte per la Mitteleuropa. Wilder contro Kubrick (Mani bucate, 35)
C’è una Mitteleuropa di sogno, più vicina alla Perla di Kubin che alla Kakania di Musil, che si può raggiungere solo alla cieca, come in quel gioco di fine Ottocento – che ancora sopravvive nelle feste dei bambini – dove si tenta, bendati, di appuntare una coda a un mulo di cartone. Non speri di piantarci mai la sua bandiera chi si affatica a studiarne la mappa con occhi sgranati. Per Eyes Wide Shut, Kubrick scelse la via più turistica: prese la Vienna della Traumnovelle di Schnitzler, la imballò e la traslocò nella New York degli anni Novanta, con gesto meno vistoso, ma forse non meno pacchiano, dell’impresario che ricrea i canali di Venezia in un hotel di Las Vegas. Arbasino gli dedicò, all’epoca, qualche pagina di smagliante ferocia. Le scappatelle simmetriche degli sposini Cruise e Kidman – “un profilo di tucano e una faccetta meno espressiva del suo culo” – lui catturato in un bunga bunga wagneriano, lei in un incubo orgiastico piagnone, erano destinate a rientrare nell’angolo-cottura; e la ruvida battuta finale (“C’è una cosa molto importante che noi dobbiamo fare prima possibile: scopare”) era assimilata da Arbasino alla saggezza della nonna – “un purgantino o un clisterino risolvono tutto, purché sia salvo il sacramento del Matrimonio”. Leggi il seguito di questo post »
Le lolite del Dr. Mengele. “The German Doctor”
Adolf Eichmann fu il più laconico stroncatore di Lolita. “Decisamente un libro sgradevole”, disse all’agente di polizia che gli aveva dato da leggere il romanzo di Nabokov per passatempo, quand’era sotto processo a Gerusalemme. La recensione del tenente colonnello al film di Kubrick non la leggeremo mai (Lolita debuttò a New York pochi giorni dopo la sua impiccagione), ma non c’è motivo di immaginarla più generosa. Cos’hanno da spartire, in fin dei conti, un alto burocrate dello sterminio e un cacciatore incantato di ninfette? Nulla, se non la necessità di inventarsi una difesa davanti a una Corte, e c’è pure chi ha suggerito che Humbert Humbert usa gli stessi espedienti retorici dei gerarchi nazisti a Norimberga. Una nuova coppia di romanzo e film rischia di ingarbugliare un po’ le cose. Dell’uno e dell’altro è autrice l’argentina Lucía Puenzo. Il medico tedesco (Guanda) fa di Josef Mengele uno Humbert Humbert nazista, oscuramente attratto da una dodicenne che si chiama, guarda caso, Lilith. Con una premessa come questa, capite bene che la voragine del kitsch più sgomentevole sta lì spalancata, famelica, e Puenzo – che come regista non è Kubrick e soprattutto come scrittrice non è Nabokov – fa quel che può per non finirne inghiottita. All’inizio del film, The German Doctor, l’ex nazista fuggiasco in Patagonia è ammaliato da due gambette avvolte in calze di lana che si dibattono per intrufolarsi in un furgoncino. Il romanzo fa di peggio, e la piccola Lilith appare subito come “un personaggio mitologico, a metà fra ninfa e folletto”, a cui Mengele, grigio e intristito (l’autrice gli imprime anche un tocco dello Aschenbach di Morte a Venezia), vuol mettere le mani addosso – ma per misurarle il cranio.
Leggi il seguito di questo post »
Annus Mirabilis. Il Guvi Book Award 2009
Caspita, che annata d’oro! Per una volta, sono soddisfatto delle mie letture. E con gran pena sono riuscito a distillare due Top 15 (Narrativa e Saggistica), una Top 10 “di settore” (Extravaganzas) nonché una Caienna dove scontano la loro condanna i tre libri più insulsi letti nel 2009. L’esortazione d’inizio anno, che rivolgo per primo a me stesso, è ancora una volta questa: non farti dettare le scelte di lettura dai calendari degli editori e degli uffici stampa, dal ricatto dell’attualità, dal regno dell’adulazione universale (il cui rovescio è il combattimento dei galli) che domina il cosiddetto giornalismo culturale, dalla pressione di compagnie e circoletti, spesso amabili, che fanno leva sul senso di vergogna. “Ma come, non hai letto Tal de’ Tali?”. Ebbene no, non l’ho letto, non lo leggerò mai: la vita è troppo breve. Siate crivellati di lacune, con lo stesso orgoglio che il nobile Gruviera ostenta nel vostro frigorifero. Leggete i classici, e seguite le vostre ossessioni ovunque vi portino. Tutto il resto è enciclopedismo, snobismo, accademia, fighettismo letterario, o soggezione alla “fama”: che è poco meno che vento.
Se non vi fidate di me, fidatevi di Jonathan Swift: “Dei settemila scritti attualmente prodotti in questa rinomata città, prima che il sole abbia compiuto la prossima rivoluzione, non resterà l’eco di alcuno”. O di Joseph De Maistre: “Ma una raccomandazione mi resta da farvi, Signora, ed è che, all’epoca in cui viviamo, è più che mai necessario di stare in guardia contro la riputazione dei libri, visto che il secolo che tramonta rimarrà sempre segnato nella storia come la grande epoca della ciarlataneria in tutti i campi, e soprattutto delle fame usurpate”.
E ora, le classifiche (compilate, per pigrizia, in ordine sparso, in una notte quasi insonne: perciò non è detto che il numero sette sia meno bello del numero tre, eccetera). Leggi il seguito di questo post »
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.