Posts Tagged ‘Giuseppe Rensi’
Edicole votive. Sulla lettura del giornale
È celebre l’aforisma di Hegel secondo cui la lettura del giornale è la preghiera mattutina dell’uomo moderno. Egli più esattamente parla di una forma di preghiera realistica (eine Art von realistischem Morgensegen), rivolta – non si sa bene a chi – nella speranza di dare forma e ordine, per un giorno almeno, al caos del mondo.
Celebre è l’aforisma, certo, ma il naturale corollario tuttora manca: in breve, abbiamo la preghiera ma non il trattato di orazione, nessuno che ci insegni con quale disposizione di spirito praticare il quotidiano atto di pietà.
Dunque siamo costretti a cercarci da soli i nostri Loyola e i nostri Molinos. Per parte mia, mi affido alle Didascalie per la lettura di un giornale di Valerio Magrelli e alla raccolta di Fatti inquietanti di J. Rodolfo Wilcock. Sono due modi – simmetrici, ma in ultimo convergenti – di leggere i giornali scartando senza indugi e ripensamenti la meschina categoria dell'”attualità”. Mi riprometto di tornar presto a parlarne.
Il consiglio preliminare a ogni esercizio devozionale in materia di gazzette, tuttavia, è in questa pagina di Giuseppe Rensi, che potremmo chiamare filosofo stoico se volessimo proprio chiamarlo in qualche modo (e non vogliamo). Leggi il seguito di questo post »
Annus Mirabilis. Il Guvi Book Award 2009
Caspita, che annata d’oro! Per una volta, sono soddisfatto delle mie letture. E con gran pena sono riuscito a distillare due Top 15 (Narrativa e Saggistica), una Top 10 “di settore” (Extravaganzas) nonché una Caienna dove scontano la loro condanna i tre libri più insulsi letti nel 2009. L’esortazione d’inizio anno, che rivolgo per primo a me stesso, è ancora una volta questa: non farti dettare le scelte di lettura dai calendari degli editori e degli uffici stampa, dal ricatto dell’attualità, dal regno dell’adulazione universale (il cui rovescio è il combattimento dei galli) che domina il cosiddetto giornalismo culturale, dalla pressione di compagnie e circoletti, spesso amabili, che fanno leva sul senso di vergogna. “Ma come, non hai letto Tal de’ Tali?”. Ebbene no, non l’ho letto, non lo leggerò mai: la vita è troppo breve. Siate crivellati di lacune, con lo stesso orgoglio che il nobile Gruviera ostenta nel vostro frigorifero. Leggete i classici, e seguite le vostre ossessioni ovunque vi portino. Tutto il resto è enciclopedismo, snobismo, accademia, fighettismo letterario, o soggezione alla “fama”: che è poco meno che vento.
Se non vi fidate di me, fidatevi di Jonathan Swift: “Dei settemila scritti attualmente prodotti in questa rinomata città, prima che il sole abbia compiuto la prossima rivoluzione, non resterà l’eco di alcuno”. O di Joseph De Maistre: “Ma una raccomandazione mi resta da farvi, Signora, ed è che, all’epoca in cui viviamo, è più che mai necessario di stare in guardia contro la riputazione dei libri, visto che il secolo che tramonta rimarrà sempre segnato nella storia come la grande epoca della ciarlataneria in tutti i campi, e soprattutto delle fame usurpate”.
E ora, le classifiche (compilate, per pigrizia, in ordine sparso, in una notte quasi insonne: perciò non è detto che il numero sette sia meno bello del numero tre, eccetera). Leggi il seguito di questo post »
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