Posts Tagged ‘Werner Herzog’
Happy Birthday, Mr. Herzog
Al diavolo l’auriga e l’istrione, il gladiatore e il pantomimo. Ai cristiani che rischiavano di dannarsi l’anima frequentando gli anfiteatri, i circhi e gli stadi dei giochi imperiali, Tertulliano nel De Spectaculis rammentava il privilegio inestimabile largito dalla nuova fede: c’erano in palio biglietti per lo spettacolo supremo, quando Michele Arcangelo radunerà le schiere angeliche per la battaglia finale. “E poi che grandioso spettacolo quello imminente della venuta del Signore, ormai innegabile, ormai magnifico e trionfale! Che grandioso spettacolo l’esultare degli angeli, la gloria dei santi che risorgono! Quale spettacolo il regno dei giusti che viene subito dopo! Quale ancora la nuova città di Gerusalemme! Ma certo rimangono anche altri spettacoli, in quell’ultimo giorno del giudizio che è senza fine, quel giorno non atteso e deriso dai pagani, quando questo mondo così vecchio e tutte le sue rinascite saranno bruciati in un unico incendio. Che grandioso spettacolo, allora!”. Si trattava per i primi cristiani di pazientare ancora un poco, e di allenarsi a immaginare con gli occhi della fede la dissoluzione del secolo in faville. Tutt’al più, ecco, poteva esser saggio assicurarsi un posto in prima fila, un palchetto, insomma una buona veduta sul più sublime dei disaster movie, che molti credevano imminente. È quello che devono aver pensato gli anacoreti che intorno all’ottavo secolo decisero di stabilirsi sulla maggiore delle isole Skellig, un picco scabro e inaccessibile assediato dagli uccelli marini al largo della costa sudoccidentale dell’Irlanda, in quel che immaginavano fosse l’orlo estremo del mondo. Fu intorno all’anno mille, quando le attese della seconda venuta rinfocolarono il culto di Michele, che a quell’isola rocciosa fu dato il nome dell’Arcangelo. Ma l’unico finimondo cui i monaci di Skellig Michael poterono assistere furono le razzie e le depredazioni dei Vichinghi, venuti fin lassù a caccia di tesori. Mille anni dopo, quei posti numerati in cima al dirupo furono occupati per qualche giorno da una troupe di nuovi cercatori dell’Apocalisse, in fuga dagli spettacoli imperiali dei nuovi pagani di Hollywood. Leggi il seguito di questo post »
Soddisfatti o riesumati. Storie di tragicomiche dissepolture
Soddisfatti o riesumati. Sarebbe un ottimo slogan per un’impresa di pompe funebri, e sfido chiunque a dire che sia fuor di tono: a cospetto della morte nulla val meglio dell’umor nero dei surrealisti, che è poi stretto parente dell’atra bile dei malinconici, e quella materia densa e scura ciascuno la estrae e la raffina come può. Soddisfatti o riesumati, ed è meglio per tutti, perché è dalle mezze sepolture che saltano fuori i guai peggiori – i non spirati, i vampiri, gli zombie, i revenant. Ecco, perché i revenant la smettano di rivenire occorre che siano morti per bene, che abbiano le coperte rimboccate, e che tutti siano concordi nel sigillare il feretro. Ed è qui che cominciano i problemi.
“Non potremmo fare almeno una riunione che non finisca con la riesumazione di un cadavere?”, si domanda esasperato il sindaco Quimby di Springfield, la città dei Simpson. E se questo è vero per un’immaginaria cittadina degli Stati Uniti, paese dove in fondo si riesce a convenire su una versione comune della storia, a mettere qualche punto fermo, figuriamoci in Italia, dove non c’è episodio che non sia oggetto di eterna contesa avvocatesca, non c’è contoversia storica che abbia un approdo certo, non c’è morto che muoia davvero. Qui riesumare è una triste necessità, e oltretutto il luogo del cadavere – quell’hic jacet che, diceva Michel Serres, ricorda tanto il Dasein heideggeriano, il dato elementare dell’“esserci” – è l’ultimo appiglio del senso di realtà, o se più piace il grado zero degli accadimenti, prima che vi si formi attorno la ragnatela delle interpretazioni. Leggi il seguito di questo post »
Vatman, il cavaliere oscuro. Intellettuali in copertina
Nella primavera di qualche anno fa gli abitanti della capitale trovarono nella cassetta della posta un sublime volantino dipietrista: il 21 maggio 2009, ore 17:30, Gianni Vattimo, candidato indipendente al Parlamento europeo con l’Italia dei Valori, incontra la società civile all’Hotel Palatino di via Cavour. Partecipa il Sen. Stefano Pedica, intervengono in diretta l’On. A. Di Pietro e Sonia Alfano. “È gradita la partecipazione di associazioni e comitati per un dibattito teso ad affrontare temi e spunti per un mondo migliore”. A seguire, proiezione di un film di fantascienza, forse di fantascienza debole, già che il protagonista attraversa “un mondo che potrebbe essere o non essere la realtà”. La citazione di Vattimo scelta per l’occasione confermava l’appartenenza del filosofo alla stirpe dei supereroi, sottospecie oltreuomini nietzschiani: “Sconfitto in tutti i luoghi del mondo, non mi sono mai sentito così libero. Su tutto io ho cercato la libertà. Per me. Per gli altri”. E da grandi poteri, lo sappiamo da Spiderman, derivano grandi responsabilità. Sul volantino, con deferente scappellata contadina, Vattimo era presentato come uno “tra i maggiori filosofi del mondo”. L’incontro, coerentemente, s’intitolava: “Verso che mondo?”. Leggi il seguito di questo post »
Annus Mirabilis. Il Guvi Book Award 2009
Caspita, che annata d’oro! Per una volta, sono soddisfatto delle mie letture. E con gran pena sono riuscito a distillare due Top 15 (Narrativa e Saggistica), una Top 10 “di settore” (Extravaganzas) nonché una Caienna dove scontano la loro condanna i tre libri più insulsi letti nel 2009. L’esortazione d’inizio anno, che rivolgo per primo a me stesso, è ancora una volta questa: non farti dettare le scelte di lettura dai calendari degli editori e degli uffici stampa, dal ricatto dell’attualità, dal regno dell’adulazione universale (il cui rovescio è il combattimento dei galli) che domina il cosiddetto giornalismo culturale, dalla pressione di compagnie e circoletti, spesso amabili, che fanno leva sul senso di vergogna. “Ma come, non hai letto Tal de’ Tali?”. Ebbene no, non l’ho letto, non lo leggerò mai: la vita è troppo breve. Siate crivellati di lacune, con lo stesso orgoglio che il nobile Gruviera ostenta nel vostro frigorifero. Leggete i classici, e seguite le vostre ossessioni ovunque vi portino. Tutto il resto è enciclopedismo, snobismo, accademia, fighettismo letterario, o soggezione alla “fama”: che è poco meno che vento.
Se non vi fidate di me, fidatevi di Jonathan Swift: “Dei settemila scritti attualmente prodotti in questa rinomata città, prima che il sole abbia compiuto la prossima rivoluzione, non resterà l’eco di alcuno”. O di Joseph De Maistre: “Ma una raccomandazione mi resta da farvi, Signora, ed è che, all’epoca in cui viviamo, è più che mai necessario di stare in guardia contro la riputazione dei libri, visto che il secolo che tramonta rimarrà sempre segnato nella storia come la grande epoca della ciarlataneria in tutti i campi, e soprattutto delle fame usurpate”.
E ora, le classifiche (compilate, per pigrizia, in ordine sparso, in una notte quasi insonne: perciò non è detto che il numero sette sia meno bello del numero tre, eccetera). Leggi il seguito di questo post »
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