Guido Vitiello

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Soli e civili: l’iniziazione letteraria secondo Matteo Marchesini

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L’iniziazione di un giovane di talento ai misteri della confraternita letteraria ha spesso qualcosa di avventuroso. Rodolfo Wilcock, in uno dei testi d’occasione scovati da Edoardo Camurri e raccolti nel Reato di scrivere, l’ha paragonata alla partita di caccia che gli aristocratici di Parigi organizzarono in onore del giovane Bonaparte. Nel parco di Auteuil non c’era nulla da cacciare, così dovettero popolarlo di conigli da allevamento e prelevare dal porcile accanto alla cucina un grosso maiale nero perché facesse la parte del cinghiale. L’ignaro Napoleone fece strage di quei figuranti addomesticati, tra gli sghignazzi rattenuti dei partecipanti. “L’analogia è fin troppo evidente. Napoleone è il giovane intellettuale, forte della sua giovinezza che suscita la solita ammirazione mescolata al disprezzo. Viene invitato a caccia dai suoi colleghi anziani, che hanno già pronta la finta preda”. Dopo che l’iniziando ha ucciso una dozzina di mitissimi conigli (sono le sue prime prove letterarie, al tempo di Wilcock una raccolta di liriche, oggi più probabilmente un volumetto di racconti), gli anziani lo invitano a cacciare il cinghiale, ossia il romanzo. “Nel bosco c’è soltanto un maiale nero terrorizzato dai cani; tutti sanno che si tratta di un povero maiale, eppure aizzano l’inesperto gridando: Al cinghiale! Al cinghiale!”. Il grande passo è fatto, l’ammissione al clan è avvenuta: “Ormai l’iniziato può cacciare da solo: se è abbastanza furbo da capire come stanno le cose, comprerà come gli altri la selvaggina al mercato; se non è furbo, seguiterà a girare per i boschi vuoti”. Leggi il seguito di questo post »

Annus Mirabilis. Il Guvi Book Award 2009

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Caspita, che annata d’oro! Per una volta, sono soddisfatto delle mie letture. E con gran pena sono riuscito a distillare due Top 15 (Narrativa e Saggistica), una Top 10 “di settore” (Extravaganzas) nonché una Caienna dove scontano la loro condanna i tre libri più insulsi letti nel 2009. L’esortazione d’inizio anno, che rivolgo per primo a me stesso, è ancora una volta questa: non farti dettare le scelte di lettura dai calendari degli editori e degli uffici stampa, dal ricatto dell’attualità, dal regno dell’adulazione universale (il cui rovescio è il combattimento dei galli) che domina il cosiddetto giornalismo culturale, dalla pressione di compagnie e circoletti, spesso amabili, che fanno leva sul senso di vergogna. “Ma come, non hai letto Tal de’ Tali?”. Ebbene no, non l’ho letto, non lo leggerò mai: la vita è troppo breve. Siate crivellati di lacune, con lo stesso orgoglio che il nobile Gruviera ostenta nel vostro frigorifero. Leggete i classici, e seguite le vostre ossessioni ovunque vi portino. Tutto il resto è enciclopedismo, snobismo, accademia, fighettismo letterario, o soggezione alla “fama”: che è poco meno che vento.

Se non vi fidate di me, fidatevi di Jonathan Swift: “Dei settemila scritti attualmente prodotti in questa rinomata città, prima che il sole abbia compiuto la prossima rivoluzione, non resterà l’eco di alcuno”. O di Joseph De Maistre: “Ma una raccomandazione mi resta da farvi, Signora, ed è che, all’epoca in cui viviamo, è più che mai necessario di stare in guardia contro la riputazione dei libri, visto che il secolo che tramonta rimarrà sempre segnato nella storia come la grande epoca della ciarlataneria in tutti i campi, e soprattutto delle fame usurpate”.

E ora, le classifiche (compilate, per pigrizia, in ordine sparso, in una notte quasi insonne: perciò non è detto che il numero sette sia meno bello del numero tre, eccetera). Leggi il seguito di questo post »